Il caso

«Condannato per fatti non commessi». Continua la battaglia di Santimone

Ci potrebbero anche essere gli estremi per richiedere un risarcimento per ingiusta detenzione.

«Condannato per fatti non commessi». Continua la battaglia di Santimone
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«Sono stato condannato per fatti che non ho commesso». Così Nicola Santimone, ex maresciallo dei Carabinieri e investigatore privato, che fra poco più di un mese (il 21 gennaio dell'anno prossimo) dovrà comparire di fronte alla Corte d'Appello di Brescia, dove verrà ricalcolata la pena per i fatti che avrebbe commesso nel 2013, per i quali è stato condannato con sentenza divenuta definitiva nel 2018. Su di lui pesavano le accuse di corruzione di un funzionario di polizia e di accesso abusivo al sistema informatico delle forze dell’ordine , che gli sono valse una condanna a quattro anni e tre mesi di reclusione in primo grado, ridotti a due anni e sei mesi in appello.

«Condannato per fatti non commessi»

La pena detentiva, confermata in Cassazione, è già stata scontata dall'investigatore privato, ma per il reato di corruzione Santimone è stato successivamente assolto perché il fatto non sussiste con la revisione presentata alla Corte d'Appello di Brescia. Anche per quanto riguarda gli accessi abusivi, quanto meno per uno di essi, Santimone è stato assolto: proprio per questo il 21 gennaio 2025 dovrà presentarsi alla Corte d'Appello di Brescia, insieme al suo avvocato difensore Andrea Conz, per la riformulazione della pena.

Ipotesi di nuova revisione e risarcimento

All'esito della quantificazione della pena che verrà fatta il 21 gennaio, è possibile che la difesa presenterà una nuova richiesta per la revisione degli altri capi d'imputazione rimanenti. A questo punto ci potrebbero anche essere gli estremi per richiedere un risarcimento per ingiusta detenzione.

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