Il procedimento giudiziario

Caso Santimone: nuove prove potrebbero scagionarlo, accolta la richiesta di revisione del processo

La Corte di Cassazione ha rimandato gli atti alla Corte d'Appello di Brescia che dovrà fissare l'udienza determinante.

Caso Santimone: nuove prove potrebbero scagionarlo, accolta la richiesta di revisione del processo
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Clamorosa decisione della Corte di Cassazione che ha accolto la richiesta di revisione del processo, passato ormai ingiudicato, a carico di Nicola Santimone, ex sottufficiale dei Carabinieri e apprezzato investigatore privato, condannato con sentenza definitiva per il caso dell’ispettore di Polizia che avrebbe violato centinaia di volte il “sistema informatico” a disposizione delle forze dell’ordine per scavare nella vita privata di ignari cittadini e passare le informazioni ai detective privati in cambio di soldi. Sarebbero state trovate nuove prove, ritenute valide e importanti dalla Suprema Corte, che scagionerebbero in toto l’ex maresciallo.

E' stata una condanna ingiusta?

Santimone si è sempre professato innocente, ha sempre dichiarato di non essersi mai avvalso di nessuna scheda procurata attraverso il “cervellone” per svolgere il suo lavoro. Ciò nonostante - per un semplice e banale caso - è stato condannato in primo grado e anche in appello, con la pena che è stata però dimezzata.
Ora è arrivata la notizia, che ha del clamoroso, dell’accettazione della richiesta di revisione presentata dal legale dell’ex maresciallo, avvocato Andrea Conz di Biella. L’istituto della revisione, nel processo penale italiano, è un mezzo di impugnazione straordinario a cui (il condannato o chi agisce nei suoi interessi come i prossimi congiunti o la Procura generale) si può ricorrere contro i provvedimenti di condanna passati in giudicato e che si ritengono ingiusti.
L’Organo competente per la revisione è la Corte d’Appello. Ed è appunto alla Corte d’appello di Brescia che i giudici della Suprema corte hanno affidato il caso dell’investigatore biellese. Nei prossimi giorni si saprà quando verrà fissata l’udienza che potrà avere solo due esiti: l’annullamento in caso di accoglimento dell’istanza della sentenza in questione (con una riparazione per il mal giudicato), oppure, in caso di rigetto, della conferma della sentenza con la condanna del richiedente alle spese processuali.

Magie delle indagini difensive

Evidentemente, per ottenere l’accoglimento del mezzo di impugnazione straordinario, che mira a correggere decisioni vistosamente errate, le indagini difensive condotte dall’avvocato Conz e dai suoi collaboratori, avrebbero portato alla luce nuove e decisive prove che potrebbero addirittura portare a scagionare, stavolta in modo definitivo, Nicola Santimone dalle accuse. Tali prove, stando alle prime indiscrezioni, avrebbero trovato supporto anche da parte della Procura generale di Milano. La norma in proposito, infatti, spiega che è possibile chiedere la revisione di un processo per una serie di motivi. Solo, ad esempio, se dopo la condanna sono sopravvenute o si scoprono nuove prove che, sole o unite a quelle già valutate, dimostrano che il condannato deve essere prosciolto da tutte le accuse.

Dieci lunghi anni di battaglie

Tra ricorsi, esposti contro addirittura i metodi di indagine utilizzati da parte degli inquirenti che si sono occupati del suo caso, lottando con tutto ciò che la giustizia gli ha consentito di utilizzare, sono dieci anni almeno che l’ex maresciallo del Carabinieri sta cercando di ripulire la propria immagine da qualsiasi ombra gli sia stata calata davanti.

Tutto partì da un semplice controllo

I fatti che coinvolsero Santimone, risalgono a più di dieci anni fa, quando un tossicodipendente venne controllato dalle forze dell'ordine e raccontò che un poliziotto "vendeva" notizie agli investigatori privati. Partì così l'indagine che coinvolse quasi trenta operatori del settore, in Italia, con l'arresto anche dell'ispettore in forza alla Questura di Biella.

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