La breve vita del Battaglione Alpini "Biella"
Biella si prepara all’adunata: nel frattempo dall'archivio storico di "Eco" una storia dimenticata.

Tra poco più di una settimana, Biella si colorerà di verde, bianco e rosso per accogliere l’Adunata nazionale degli Alpini 2025. Un appuntamento attesissimo che porta con sé non solo entusiasmo, ma anche il dovere del ricordo. È l’occasione perfetta per riportare alla luce una pagina poco nota della storia locale: quella del Battaglione Alpini “Biella”, un reparto militare che per qualche anno ebbe proprio la nostra città come casa.
Battaglione Alpini "Biella"
Negli anni successivi alla Prima Guerra Mondiale, il Biellese aveva pagato un caro prezzo in vite e sacrifici. Molti soldati locali avevano combattuto nel 4° Reggimento Alpini, e numerosi mutilati e reduci appartenevano proprio a quei reparti. La vocazione “alpina” del territorio - fatta di montagne, fatica e spirito di corpo - rese naturale e sentita la proposta di stanziare a Biella un distaccamento permanente di truppe da montagna. Fu così che, nel 1923, la città divenne ufficialmente sede del Battaglione Alpini “Levanna”, poi ribattezzato “Biella”.
L'intervento del deputato Gray e l’arrivo degli alpini
Fu il deputato fascista novarese Ezio Maria Gray a farsi promotore dell’iniziativa, portando a compimento l’insediamento di un battaglione alpino a Biella. Gli alpini già conoscevano bene le montagne biellesi per via delle esercitazioni svolte in zona e dei soggiorni a Oropa. Ma stavolta non si trattava di una semplice tappa temporanea: nel settembre del 1923 il Battaglione “Levanna” arrivò con due compagnie fucilieri e il comando, pronto a insediarsi stabilmente tra le caserme “Principe Amedeo” e “La Marmora” al Piazzo.

Una città mobilitata per i suoi alpini
Il Comune di Biella, guidato all’epoca dal sindaco Sormano, dovette affrontare fin da subito il problema logistico: ristrutturare gli edifici per ospitare degnamente il battaglione comportava spese ingenti. Ma la risposta della cittadinanza fu straordinaria. L’Ana, la “Pietro Micca”, il CAI, il Comizio Agrario e molte altre associazioni locali si mobilitarono in una vera e propria corsa alla solidarietà. Si raccolsero fondi, si negoziarono spazi alternativi – come l’antica chiesa di San Paolo o alcuni capannoni della Samgai – e si fece di tutto per trattenere il “Levanna” in città.
Da “Levanna” a “Biella”
Nel 1924, dopo un iniziale periodo di incertezza, la permanenza del battaglione fu confermata. Il Comune di Andorno mise a disposizione un edificio per una compagnia, e il progetto prese sempre più forma. Il 23 maggio 1925 – proprio cento anni fa – arrivò la comunicazione ufficiale: il Battaglione avrebbe preso il nome della città che lo aveva accolto con tanto calore. Nacque così il Battaglione Alpini “Biella”. Gli uomini del reparto si integravano con la vita cittadina, partecipavano alle cerimonie, e lasciavano il segno con piccoli gesti carichi di umanità, come la commemorazione dei caduti al cimitero sulle note della “Canzone del Piave”.
Battaglione Alpini "Biella": una storia breve ma intensa
Purtroppo, la storia del Battaglione “Biella” fu di breve durata. Nel 1926, una riorganizzazione militare ne decretò lo scioglimento. Gli alpini partirono e le caserme del Piazzo si svuotarono. Anche il contratto d’affitto con la Samgai perse validità, perché stipulato esclusivamente per l’uso alpino. Il sogno biellese di un reparto militare stabile svanì, lasciando però un’eredità importante, oggi in gran parte dimenticata ma custodita negli archivi storici e nella memoria di chi sa guardare al passato con riconoscenza.
L’eredità alpina oggi
Oggi non ci sono più battaglioni alpini a presidiare Biella, ma lo spirito è rimasto. La sezione biellese dell’Ana è tra le più attive d’Italia e gestisce con passione un museo dedicato agli alpini. Il legame con la Brigata “Taurinense” è vivo e significativo. E a ricordarci di quei giorni resta anche il busto del tenente Mario Cucco, il “Lupo del Pasubio”, che dal Piazzo continua a vegliare sulla città. Mentre ci prepariamo ad accogliere migliaia di penne nere da tutta Italia, vale la pena fermarsi un attimo e ricordare: anche Biella, un tempo, fu una città di alpini.