Arte contro la guerra

Cittadellarte contro la guerra: si tenta di dare rifugio agli artisti ucraini

Naldini: «Forse oggi non resta che unirsi a chi si occupa concretamente di aiutare chi soffre con ogni mezzo possibile».

Cittadellarte contro la guerra: si tenta di dare rifugio agli artisti ucraini
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Anche l'arte è "chiamata alle armi" da ciò che sta succedendo in questi giorni in Ucraina. L'invasione da parte dei russi, infatti, ha convinto anche Paolo Naldini, direttore di Cittadellarte - Fondazione Pistoletto, a spendere qualche parola sulla situazione attraverso un comunicato. Cittadellarte si dice pronta a cercare di dare rifugio agli artisti contemporanei residenti in Ucraina e ad appoggiare le iniziative umanitarie già in atto. Di seguito il testo completo.

Un aiuto concreto

«Un nuovo Napoleone sconvolge le terre e le genti d’Europa. Possiamo ben immaginare le ragioni di natura politica ed economica che spingono un ennesimo leader ad agire senza scrupoli e determinare tragedia per migliaia e migliaia di persone. Difficile stupirsi di fronte all’aprirsi di una nuova guerra che si va ad aggiungere agli oltre 40 conflitti in atto nel mondo.

Cosa possiamo fare? Innanzitutto il possibile per aiutare a mitigare le sofferenze delle tragedie della guerra: gli esodi, la perdita di tutto e la morte delle persone amate; in quest’ottica a Cittadellarte stiamo aprendo canali di comunicazione per esplorare un’operazione di accoglienza rivolta ai professionisti dell’arte contemporanea residenti in Ucraina, oltre ad appoggiare le iniziative umanitarie delle grandi organizzazioni governative e non governative. Sentiamo infatti coerente con la nostra mission costruire un ponte dedicato a quelle comunità di pratica con le quali condividiamo più direttamente la quotidianità sconvolta da questa tragedia.

Che cosa sarebbe successo se Volodymyr Zelens’kyj avesse seguito l’esempio di Gandhi? Perché ha ritenuto meglio trascinare verso la morte il suo popolo e invocare la guerra chiamando i suoi alleati a scatenare una Terza Guerra Mondiale? Ma la vera domanda che mi turba in queste settimane, e che spesso ritrovo in me da quando ho lasciato l’infanzia, è che cosa posso fare per arrivare alla radice di questo male: non dico per curarne gli effetti tragici».

Il ruolo dell'arte

«Come può l’arte fabbricare antidoti capaci di neutralizzare gli effetti di questi virus che conquistano lo spirito di una persona e poi si diffondono come un contagio epidemico a un’intera società? L’arte può contribuire direttamente a formare una società pacifica, democratica e vitale, perché attraverso l’esperienza artistica vediamo e sentiamo il mondo attraverso gli occhi e lo spirito degli altri, e dunque riconosciamo in loro noi stessi e noi in loro; in questo senso, sulla bellezza che salverà il mondo: non l’estetica del bello fine a se stesso, ma l’estetica che coniuga un’etica salvifica, un’etica di accoglienza e pace, di intesa e crescita, di conflitto come possibilità di apprendimento e superamento.

Forse oggi non resta che unirsi a chi si occupa concretamente di aiutare chi soffre con ogni mezzo possibile. Ognuno di noi, sono certo, ha domande pressanti a cui però non può rispondere ora, perché non c’è tempo. Ma verrà il giorno in cui potremo parlarne? Verrà il tempo in cui potremo coltivare gli antidoti? Saremo capaci di dirigere gli investimenti delle nostre energie migliori e delle nostre finanze verso l’industria della pace, la cultura e l’arte? È una scuola, questa che Pistoletto definì come ‘pace preventiva’, che ci siamo lasciati sfuggire, portare via anno dopo anno, giorno dopo giorno.
Sento con piena certezza che la libertà e la responsabilità dell’arte ci possono aiutare contro questa affezione. Il creare e prendersi cura del creato costruisce spazi di pace, di possibilità e generatività. Non di guerra».

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