Ferrari scrive una lettera aperta a Mantovani
Il presidente ANPI di Vercelli rivolge alcune considerazioni al protagonista delle polemiche dell'eccidio di Salussola.
«Gentile Signor Mantovani, ho ascoltato con interesse, ma anche con una certa sorpresa, le sue parole di celebrazione dei martiri di Salussola». Si apre così la lettera di Giacomo Ferrari, Presidente ANPI di Vercelli, che dopo i fatti avvenuti domenica 12 marzo a Salussola ha espresso la volontà di rivolgersi all'ex senatore ora iscritto a Fratelli d'Italia.
La parte sbagliata della storia
«Ho riflettuto a lungo sui contenuti e su tutta la vicenda e per questo ho deciso solo ora di scriverle questa lettera aperta. Devo contestare alcune delle sue parole: per cominciare lei dichiara che l’eccidio è stato perpetrato da “coloro che loro malgrado si sono trovati schierati dalla parte sbagliata della storia”, dove quel “loro malgrado” suona fuori di luogo. Martiri e torturatori abitavano lo stesso territorio, con la differenza che i primi hanno compiuto una scelta nella direzione della storia, ben coscienti dei rischi che la loro decisione comportava, mentre i secondi, che pure avevano la stessa possibilità, hanno preferito la direzione contraria. Dunque, non loro malgrado, ma coscientemente schierati contro coloro che la storia l’hanno fatta».
Il fascismo è morto nel '45..?
«In secondo luogo, mentre concordo con la necessità di pacificazione, mi domando se non sia bastata, come segno di tale pacificazione, l’amnistia Togliatti, un comunista che ha graziato un numero elevato di fascisti che hanno continuato a detenere posizioni spesso di responsabilità. Da parte di chi sostiene i principi della Resistenza basterebbe che scomparissero una volta per sempre i segni esteriori del fascismo, che scomparisse il pensiero fascista. Oggi va di moda dire che il fascismo è morto nel 45. Se per fascismo s’intende l’insieme dei suoi simboli (saluto romano, camicie nere, busti di Mussolini) non mi pare che il processo sia completato, basta recarsi a Predappio in date significative o ascoltare le parole del presidente del Senato. Ma se per fascismo intendiamo nazionalismo (che non è patriottismo), sostegno a tutto ciò che porta a disuguaglianza sociale (per il principio che la ricchezza prima di distribuirla va creata), alla priorità delle cariche politiche sulle leggi e sulla divisione dei poteri (secondo l’altro principio “gli Italiani ci hanno votato e ora comandiamo noi”), mi pare che sia ancora molto vitale».
Pacificazione
«La pacificazione nel pluralismo può intervenire solo quando questi atteggiamenti saranno scomparsi e la destra farà la destra nel rispetto di tale pluralismo. La pacificazione, quindi, non può avvenire indipendentemente dal colore politico, ma nel rispetto dei diversi colori politici. E se durante una celebrazione di martiri della Resistenza un coro canta “Bella ciao” non vedo una mortificazione della democrazia, ma una sua esaltazione, con la quale avrebbe potuto dialogare».
Nazismo e comunismo
«Qualcuno ha gridato due volte che il nazismo e il comunismo non sono sullo stesso piano: le ricordo, ma si può dissentire, che mentre il fascismo nasce come affermazione del totalitarismo basato sulla violenza (ricordiamo che l’origine è l’arditismo e il timore delle classi medie nei confronti delle rivendicazioni socialiste) e solo successivamente divenuto scudo della classe capitalista, il comunismo, che si è macchiato di gravi crimini, successivamente sconfessati dalla destalinizzazione, nasce da un progetto di attribuzione del potere alla classe meno abbiente, ampiamente sfruttata benché maggioritaria».
Una costituzione scritta dalla parte giusta della storia
«Infine, lei asserisce che “siamo tutti figli della stessa Costituzione”. Forse è vero, ma quella Costituzione è stata scritta dai rappresentanti di coloro che erano dalla parte giusta della storia, e vi hanno inserito principi di democrazia, libertà e uguaglianza che la parte politica oggi al governo dovrebbe rispettare, senza ridurre le spese per la sanità pubblica, senza equiparare l’istruzione pubblica a quella privata anche a livello di finanziamenti, predisponendo meccanismi di redistribuzione delle ricchezze “in corso d’opera” e non dopo che sarà finito (quando?) il periodo in cui tali ricchezze saranno state ricostituite».