"Il nostro rifugio? Senza direttive, aspettiamo a riaprire"
I gestori del Rifugio Coda chiariscono la posizione delle strutture ricettive ad alta quota, che in molto vorrebbero tornare a frequentare.
La fase 2 e le strutture ricettive in alta quota. In molti chiedono una riapertura di queste realtà, anche nel Biellese. Ecco la posizione dei gestori del Rifugio "D. e A. Coda".
Le regole in montagna
Da lunedì, 4 maggio 2020, è nuovamente consentita l'attività sportiva e motoria all'aperto, anche lontano da casa. Il vincolo rimane quello di evitare gli assembramenti, rimanendo all'interno della propria Regione.
Il Cai ha reso note le regole di massima da seguire: rimanere a distanza di un metro, indossare la mascherina quando si incrociano altre persone, evitare appunto assembramenti e indossare i guanti o utilizzare il gel disinfettante.
Non ci sono ancora direttive
In tutto questo, i rifugi di alta quota restano chiusi. Situazione sulla quale molti si trovano a discutere, anche nel Biellese. E così i gestori del Rifugio D. e A. Coda, la famiglia Chiappo che lo guida dal 1990, fanno chiarezza sulla loro posizione, in una comunicazione ai loro avventori, e sgombrano il campo dal dubbio che la chiusura sia definitiva, ma certo dovrà avvenire secondo un piano ben studiato:
"Vista l’emergenza Coronavirus, non abbiamo ancora ricevuto direttive ufficiali per quanto riguarda l’apertura. Ecco perché per ora il rifugio è chiuso.
Ci teniamo alla salute di tutti e, prima di aprire, abbiamo bisogno di sapere cosa fare per, se ce lo permetteranno, accogliervi nel massimo della sicurezza. Per ora prendiamoci cura di noi e facciamo attenzione!"."Il Cai centrale sta lavorando. Non è semplice, un rifugio non è un albergo, dove è più semplice prendere decisioni. E' sicuramente un danno, ma crediamo sia meglio aspettare e fare un bel piano per lavorare in sicurezza".
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