Scommesse, Gila non fa sconti: chi ha sbagliato paghi

Scommesse, Gila non fa sconti: <br> chi ha sbagliato paghi
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Il violino che eravamo abituati a veder suonare dopo ogni suo gol non ha cantato con la consueta regolarità durante la scorsa stagione. Colpa degli infortuni, soprattutto, che hanno minato un’annata comunque non facile, cominciata a Firenze e finita a Genova: due piazze non troppo in salute.
 Ma Alberto Gilardino non è preoccupato: «Chiedo solo di star bene fisicamente, poi posso giocarmela con chiunque», afferma. E intanto incassa la fiducia del nuovo ad genoano Pietro Lo Monaco: «Puntiamo su di lui, ci darà grandi soddisfazioni», ha dichiarato in settimana.

Gilardino, facciamo un bilancio della stagione appena chiusa, tra mille difficoltà.
«Dopo tre anni e mezzo stupendi con la maglia della Fiorentina ho avuto la possibilità di cambiare maglia. Avevo capito che non mi avrebbero rinnovato il contratto a Firenze, mentre il Genoa mi ha fatto un’offerta irrinunciabile. Resterò sempre legato ai Viola, tiferò per loro ogni volta che potrò, ma adesso sono un giocatore del Genoa».

Che ambiente ha trovato in Liguria?
«È una piazza importante e ambiziosa. Purtroppo il mio inserimento è stato complicato da un infortunio (lesione muscolare al polpaccio a inizio febbraio,  il secondo stagionale dopo quello al ginocchio del settembre 2011, ndr). La squadra ha avuto mille difficoltà quest’anno, ha cambiato tre tecnici e questo non ha dato sicurezza ai giocatori».

Poi c’è stata la brutta contestazione a Marassi, ad aprile, con gli ultrà che vi hanno chiesto di togliere la maglietta. Com’è stato viverla dal campo?
 «È stato uno dei fatti più negativi della stagione. Per il bene della società abbiamo ritenuto opportuno accettare la richiesta dei tifosi e toglierci la maglia. C’era il rischio di una squalifica pesante al campo, così abbiamo preferito cercare di limitare i danni. Ma non ho avuto paura, il clima non era così acceso».

Alla fine è arrivato il gol salvezza, forse il più importante dell’anno. Ma non è bastato per riconquistare la Nazionale...
«Gli infortuni hanno condizionato anche la convocazione per gli Europei. Ma non credo che se avessi fatto più gol sarebbe cambiato qualcosa. Giocatori come Osvaldo o Matri, che hanno fatto bene, sono rimasti a casa. Questione di filosofia di gioco, il ct Prandelli ha scelto di giocare senza una vera prima punta».

In questo il Barcellona di Guardiola ha fatto scuola, da quando ha lasciato partire Ibrahimovic per giocare con Messi al centro dell’attacco...
«Sì, ma se sei il Barcellona, se  hai Messi e quel centrocampo allora puoi permettertelo, tutti gli altri non so... Non lo dico perché sono una prima punta, sia chiaro, ma penso che un giocatore di peso davanti sia fondamentale. Fa salire la squadra, dà respiro alla manovra. Il fatto che in finale di Champions League siano arrivate due squadre con punte straordinarie come Drogba e Gomez lo dimostra».

Tra i giovani attaccanti italiani, chi vede meglio?
«Ci sono due o tre giocatori che si sono messi in mostra e possono fare bene nei prossimi anni. Penso a Destro, Borini e Immobile. Hanno le carte in regola, ma più difficile che emergere a grandi livelli è confermarsi».

E tra le squadre di Serie A, chi l’ha sorpresa di più?
«Sicuramente l’Udinese, che è riuscita ad arrivare di nuovo in Champions League, mi ha stupito per la continuità di risultati. Anche il Napoli si è riconfermato una grande squadra. Poi la Juventus per il gioco mostrato».

Scendendo di livello,  domenica scorsa era a vedere la Pro Vercelli di Maurizio Braghin che si giocava i playoff per salire in Serie B. Cosa ne pensa del calcio in quelle categorie?
 «Sì ero allo stadio, è stata una partita dura, giocata a viso aperto. Ci sono giocatori di qualità anche in Lega Pro. Basta pensare che le partite delle formazioni primavera di Serie A sono piene di osservatori di quelle categorie, e molti dei  giocatori di Lega Pro arrivano da vivai importanti».

Scendendo ancora un po’ c’è il Cossato, la squadra di casa sua, che si sta giocando ai playoff la Promozione. La segue?
«Sì, mi piace aggiornarmi sui loro risultati durante l’anno. Spero che riescano a passare il turno anche con La Chivasso. Poi sono impegnato anche nel settore giovanile, perché penso che dare ai bambini le migliori opportunità per giocare a calcio sia importante».

Infine la nota dolente di questi mesi, il calcioscommesse. Che idea si è fatto?
«È uno schifo, quello che si legge sui giornali, se sarà confermato. È il marcio del calcio, che per fortuna non mi tocca. Ha toccato un mio compagno di squadra come Sculli, ma non voglio commentare. Dico solo che i colpevoli dovranno pagare per quello che hanno fatto».
Matteo Lusiani

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