«Persone e idee: così rinasce Pallacanestro Biella»

La sua squadra suda alla ricerca della forma psicofisica ideale nel ritiro di Bormio e la consueta visita al Forum all’orario dell’allenamento pomeridiano può essere sostituita da un approfondito colloquio sullo stato dell’arte di Pallacanestro Biella.
Negli uffici del Lanificio di famiglia a Ronco, Massimo Angelico parla a ruota libera della sua esperienza da main sponsor e presidente (dal maggio 2012, ndr), la prima giunta al decimo anno, un record nel panorama sportivo italiano, non solo cestistico. Nell’ufficio dove si ricevono i clienti, accanto ad una giacca scura in tessuto Angelico fa bella mostra di sè una canotta dei Chicago Bulls numero 2, autografata da Thabo Sefolosha con un «grazie a tutti»: lo svizzero volante è stato il primo a varcare l’oceano verso l’Nba dopo aver indossato una maglia Angelico. Poi sarebbe venuto lo svedese Jonas Jerebko, piantando un’altra bandierina di Biella sulla cartina geografica del basket mondiale.
Il prossimo? Chissà...
«Lavoriamo per impostare un nuovo, solido futuro - esordisce Massimo Angelico -, non solo nel basket». Vista la location gli viene naturale parlare anche dell’azienda di famiglia: «Da qualche tempo abbiamo ridefinito la nostra strategia che attualmente si rivolge al mercato estero per circa l’80% della produzione e quel che resta, in Italia, è concentrato sui grandi marchi. Anche la rete di vendita è in fase di riassetto: funzionano molto bene gli outlet, mentre solo in un paio città del nord est italiano i negozi risentono di una contrazione di vendite. Pensiamo che il mercato russo e quello dell’Est in generale siano oggi la maggiore opportunità per allargare la rete di vendita. E poi, sapeste com’è più semplice aprire all’estero anche un punto vendita...».
Perchè?
«La burocrazia da affrontare è pari allo zero: si paga una tassa ed è finita: apri e vendi. In Italia invece si entra in una giungla di norme e di tasse: per venirne a capo si perdono un sacco di tempo ed energia; la burocrazia sta affossando la voglia di fare impresa».
E della crisi in generale che ne pensa? Non è solo nel basket...
«Inutile negare che ci sia stata, che c’è per i molti che non hanno lavoro, ma che si può superare e che anche a Biella le fabbriche stanno tornando a lavorare con più continuità. Il problema maggiore è forse nella testa della gente che non si fida nel futuro. Parlando con un dipendente che prima delle ferie ha incassato anche un premio di produzione, che ha la moglie impiegata, quindi gli stipendi sono due, mi ha detto di aver fatto solo quattro giorni di ferie perchè «ci sono pochi soldi». Il fatto è che non si riferiva al fatto di non averne per fare una settimana o due di vacanze, ma di non fidarsi su quel che può accadere in futuro, anche in contesto, il suo, di lavoro stabile. Se la fiducia non ce l’ha una famiglia che lavora, figurarsi in quelle dove lavora un solo o peggio, quelle meno fortunate dove il lavoro manca o è precario. Riconquistare la fiducia nel domani è il primo passo per uscire da questa situazione complicata. E’, anche, una questione di testa».
In Pallacanestro Biella Massimo Angelico ha preso le redini del comando in una situazione manageriale molto complicata, ora come ne siete state uscendo?
«Ormai è passato, ma anche all’esterno si è intuito che siamo stati vicini al punto di non ritorno. Seduti ad un tavolo abbiamo valutato seriamente di chiudere, poichè la situazione debitoria era molto pesante in un contesto in cui il movimento non riesce a creare vero business. Certo ci sarebbero state delle conseguenze, ma avremmo fatto fronte agli impegni presi».
E cosa vi ha fatto propendere per decidere di continuare invece di chiudere?
«La passione per la squadra e l’attaccamento che questa aveva generato negli anni nei nostri tifosi. Poi, sinceramente, dopo tutto quello che avevamo fatto fino ad allora fare la fine di quelli che chiudono tutto e se ne vanno ci è parso un finale indegno per noi e per la società. Abbiamo così deciso di fare ulteriori sacrifici economici e oggi siamo qui a parlare di futuro. E una cosa voglio dirla: anche se oggi la compagine di soci e sponsor non è più quella iniziale o di qualche anno fa, occorre portare grande rispetto, oltre che per il nostro grandissimo pubblico, per tutti coloro che si sono avvicinati alla società ed hanno dato il loro contributo dalla sua fondazione, vent’anni fa, fino ad oggi. Tutti, dai presidenti, ai soci, agli sponsor: non escludo proprio nessuno. E ne aspetto di nuovi: è il momento ideale per unirsi a noi. Stiamo ripartendo con un lavoro certosino, curando i dettagli».
Ovvero?
«Innanzitutto al centro del progetto ci sono i nostri giovani, figli delle nostre famiglie che sono vicine al settore giovanile, il cuore pulsante di Pallacanestro Biella. Sarebbe stato molto più semplice tagliare la spesa in quell’ambito, ma così l’intero progetto non avrebbe avuto più senso. Invece ci siamo guardati in faccia e abbiamo deciso di risanare le casse del club prendendo impegni precisi che oggi siamo in grado di mantenere anche grazie all’apertura di fiducia dei creditori. Nel frattempo è anche cambiato il mondo e pure certi contratti capestro con giocatori non esistono più: ad esempio le famose buone uscite su accordi pluriennali sono rimaste privilegio di pochissimi e mi auguro che spariscano ben presto perchè il movimento non le può più sostenere. Teniamo d’occhio gli euro da spendere: a Bormio siamo andati con due pulmini invece che con un bus. O anche organizzando una trasferta, se il team manager Minessi riesce a risparmiare anche solo duecento euro sulle prenotazioni è un mattoncino in più sulla sopravvivenza futura di Pallacanestro Biella. E’ diventata un’attitudine mentale e non potrà che giovare all’organizzazione e al controllo maniacale dei conti. Il giorno che arriveremo di nuovo in Serie A, saremo pronti a restarvi, niente passi più lunghi della gamba. In questo senso, per rilanciarci forse saremmo dovuti retrocedere un anno prima invece di salvarci all’ultima giornata: siamo rimasti dove non potevamo più restare e alla fine ne abbiamo pagato lo scotto, che peraltro continuiamo a pagare economicamente, anche se con meno difficoltà di allora».
Questa Serie A quanto è lontana?
«Il programma prevedeva tre anni: il primo è passato alla grande e ci ha lasciato anche una Coppa Italia, questo è il secondo e credo che sarà l’anno in cui i nostri giovani dovranno fare un passo in avanti e dimostrare di che pasta sono fatti. Dalla stagione successiva proveremo ad alzare il mirino delle ambizioni. Posto, ovviamente, che noi giochiamo sempre per vincere, non è che quest’anno si giocherà per pareggiare... E l’anno scorso lo abbiamo dimostrato a tutti. Mi aspetto lo stesso impegno da squadra, società e pubblico».
L’ormai ex presidente dell’Olimpia Milano Livio Proli nella sua recente lettera di saluto ha scritto: «...grazie a tutti coloro che direttamente o indirettamente mi hanno insegnato a conoscere ed amare questo bellissimo sport che proprio per questo suo speciale magnetismo, può e deve essere un efficace strumento di comunicazione e quindi di business a garanzia della sua stessa crescita e consistenza». E’ una speranza di molti, ma come ci si può - finalmente - arrivare?
«Che sia un efficace strumento di business non mi stancherò mai di testimoniarlo, così come credo possano fare Acqua Lauretana e molti altri marchi che si sono avvicinati a noi e hanno intrecciato nuovi contatti o colto nuove opportunità proprio grazie a conoscenze fatte tramite Pallacanestro Biella. E’ poi vero che chi investe nel basket può farlo per due motivi: uno è quello di promuovere il proprio marchio l’altro è per la passione verso questo sport».
E il nuovo sponsor cinese in che categoria lo inserisce?
«E’ un caso a parte. La mentalità cinese non contempla la promozione del marchio, specialmente nello sport, ma Tianyu Wool Industry ha motivato il suo ingresso in squadra col fatto che si sentono in dovere rendere al territorio una parte di ciò che questa terra dà loro attraverso il business. Un bel concetto. Chissà che altri, vicini e lontani, non possano finalmente farlo proprio. Pallacanestro Biella non è nè mia nè dei soci, ma è un bene, un’eccellenza del territorio, è di tutti i biellesi. Il pensiero di un possibile Forum vuoto la domenica, mi dà grande tristezza. Insieme dobbiamo cercare di sostenere il progetto».
Gestione Forum: l’impasse col Comune si risolverà?
«In tema di Forum sappiamo di chiedere uno sforzo al Comune per trovare un accordo sulla gestione, ma allo stesso modo io potrei dire che quando sono diventato sponsor dieci anni fa dall’ente pubblico c’era un sostegno che, tra tutte le varie componenti, si aggirava sul milione di euro. Oggi non c’è più, anzi aspettiamo ancora 124mila euro dalla Regione per migliorie all’impianto fatte da noi che non so come e quando potremo incassare. Ripeto, quel milione non c’è più, ma noi siamo ancora qui, col nostro settore giovanile che è un vanto, impegnandoci in prima persona a pagare ciò che dobbiamo. In questo contesto anche poche migliaia di euro per noi fanno la differenza, ma sono certo che con il sindaco Cavicchioli troveremo presto un’intesa equa».
Torniamo all’auspicio di Proli: come si può ribaltare un movimento che fatica a trovare una direzione verso l’autosufficienza?
«Ho la mia idea: ripartendo dalle persone, dalle competenze, dalle idee. Faccio due esempi. Il primo è il nostro Gabriele Fioretti che ha il compito di costruire la squadra con quanto la società gli mette a disposizione. Compito non facile anche avendo molti soldi da spendere, con molti meno diventa ancora più complesso. Allora, oltre alle idee entrano in gioco anche lo spessore delle persone. La capacità di spiegare a un giocatore che a Biella “non si diventa ricchi” come dice Gabriele, ma che i soldi promessi alla fine arrivano. E poi c’è un pubblico che ti accoglie e ti coccola come uno di famiglia se dai tutto in campo. Quest’anno c’è anche una Coppa europea da giocare, una vetrina e un motivo in più per venire a Biella. Ed ecco che Voskuil è tornato, ovviamente anche grazie al contributo di soci e sponsor come bonprix ed Eurotrend o anche che Berti e Infante sono rimasti con noi senza pensarci su troppo: attestati che fanno piacere».
Il secondo esempio?
«Mi riferisco al dg Claudio Coldebella e alla Lnp che si sta dimostrando una struttura dalla quale anche la Serie A deve prendere esempio. La sola organizzazione della Coppa Italia è una chicca che da tempo non si vedeva. Il format dell’evento di Rimini ha richiamato attenzione di pubblico e dei mass media. E poi l’idea successiva di dare visibilità europea a chi vince la Coppa. Ecco, le persone giuste al posto giusto possono dare impulso a una società o al movimento intero».
Ultima domanda. Il derby con Torino alla prima giornata: si avverte un po’ troppa fibrillazione, non è che possa trasformarsi in una trappola? Non si rischia di eccedere per troppa adrenalina sia in campo sia fuori?
«Credo e spero di no. Ho ancora in mente la bellissima serie playoff e la goliardia degli sfottò sulle tribune che a mio modo di vedere in un derby fanno parte del contesto. L’unica nota stonata è stata il gesto di Amoroso a fine partita. Posso comprendere che sia stato più un gesto dettato dalla grande tensione accumulata, anche se non lo giustifico. Credo si possa archiviare l’episodio anche perchè con la società ci siamo chiariti e ci sono ottimi rapporti col presidente Antonio Forni, uno di quelli che ha fatto in modo che Pallacanestro Biella oggi sia ancora qui. Lo stesso Mancinelli nel post partita aveva censurato l’azione del compagno. Dico solo che la prima partita della nuova stagione sarà anche un derby: dovremo essere bravi tutti a godercela fino in fondo, senza eccedere... vincendo!».
Gabriele Pinna
Twitter @gabrielepinna