Il sogno dell'Angelico continua in serie A

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(17 mag) Da batticuore, intensa, viva, come dovrebbe essere una “madre di tutte le partite”, dal momento in cui il palasport del popolo del basket biellese si tinge di rossoblu e inizia a difendere il proprio sogno di aggrapparsi alla serie A con orgoglio e determinazione, sino al momento in cui, incurante delle inerzie della partita, degli alti e bassi, degli errori, ma anche delle magie e delle emozioni, esplode in un boato liberatorio perchè la massima serie è salva. E il sogno può continuare.
Da batticuore, intensa, viva, come dovrebbe essere una “madre di tutte le partite”, dal momento in cui il palasport del popolo del basket biellese si tinge di rossoblu e inizia a difendere il proprio sogno di aggrapparsi alla serie A con orgoglio e determinazione, sino al momento in cui, incurante delle inerzie della partita, degli alti e bassi, degli errori, ma anche delle magie e delle emozioni, esplode in un boato liberatorio perchè la massima serie è salva. E il sogno può continuare.
Nella partita spareggio contro Ferrara c’è la sintesi agrodolce di un’intera stagione. Un primo tempo dominato al di là di ogni previsione, con 55 punti segnati, medie da tre punti altissime (10/13), una difesa disorientante che schiaccia e confonde l’avversario tanto da farlo apparire un agnello sacrificale: un tripudio di basket. Un secondo tempo sofferto, con Ferrara che si avvicina, lenta e inesorabile, e ricuce le distanze, mette paura, tanta, per poi cedere nel momento finale, negli ultimi secondi, mancando per un soffio l’impresa. Due volti per Biella, la gioia e la paura, la precisione scientifica e il disordine, l’esaltazione e lo scoramento. Finisce 82-79 sulla sirena
Biella, in questa stagione, è stata una squadra così: capace di prodezze e scivoloni nell’arco della stessa giornata. E ha rispettato il copione sino alla fine. Da batticuore, appunto. Come quando vede con una maglia diversa lo stesso Schultze che, da compagno, in rossoblu, ha collezionato uscite per falli anticipate e tiri dall’arco sbagliati mettere a segno 25 punti e 20 di valutazione. Oppure un Luke Jackson altalenante insaccare due triple nel giro di 5 secondi, a tre minuti dalla fine, riducono a -6 lo svataggio e riaprono i giochi. Però c’è stata l’Angelico del primo tempo, quella dei Pasco-Garri-Achara capaci di annullare Ford, di contenerlo e di innervosirlo facendogli commettere falli che saranno fatali nel finale, quando Ferrara si troverà senza lunghi. C’è stata l’Angelico di Aradori, che nel momento del bisogno ha preso tutti sotto braccio, lui giovanissimo ma dal talento cristallino, capace in una gara decisiva di segnare 22 punti, raccogliere 4 rimblazi e subire 5 falli commettendone 1 solo. Pià venti (55-35) recita il tabellone durante il riposo lungo. Più uno (80-79), invece, a tredici secondi e 25 centesimi dalla fine, quando Farabello ruba palla a Smith e appoggia indisturbato.
Poi interviene l’orgoglio, gigantesco, della squadra che in altre occasioni, con un vissuto diverso da quello delle ultime settimane, sarebbe naufragata senza rimedio. Invece l’Angelic, ieri, ha saputo completare l’opera nel momento più importante. Fallo su Aradori, pallone pesantissimo, ma i due punti entrano. Ferrara chiede time out, Biella ha due falli da spendere e si arriva agli ultimi secondi in cui Spinelli riesce ad alzarsi da tre punti, ma pressato e stanco, non raggiunge nemmeno il ferro.
Biella si abbraccia, lacrime di emozione e gioia. E’ la vittoria più bella.

17 maggio 2010

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