Giro, Denis Lunghi: "Pogacar? Attaccherà. Ultima salita può fare la differenza"
Denis Lunghi, vincitore di tappa nel 2002, “legge” l’arrivo, e aggiunge: "Oropa? Si può partite già prima"
Domenica 5 maggio, con il fratello Christian - entrambi sono imprenditori con la Semperlux - Denis Lunghi, ex professionista biellese che nel 2002 vinse la dodicesima tappa del Giro d'Italia, la Campobasso-Chieti, farà gli onori di casa al PalaLunghi Accademia dello Sport, eletto quartier generale di tappa per quanto riguarda la seconda del Giro d'Italia 2024, che avrà come arrivo il Santuario di Oropa.
L'intervista a Denis Lunghi
Denis, tutti aspettano Pogacar. Visto alla Liegi, che lei peraltro ha corso, in forma pare in forma... che ne dice?
"Che sia il più forte tra i partenti al Giro non c’è dubbio, quindi lo vedo favorito a Oropa, per più di un motivo. Quest’anno il Giro non prevede nella parte conclusiva salite impossibili, quindi chi vuole vincere il Giro deve costruirsi il vantaggio fin da subito e la tappa di Oropa si presta bene per riuscirci, senza indugi".
Che dice, scatta ai piedi della salita o può attaccare prima?
"La tappa è mossa e consente di provare a fare la differenza già prima, penso a Bielmonte o Nelva. Certo non sarà da solo, ma ci saranno anche gli avversari, per di più dovrebbero essere belli pronti, non è così scontato riuscire a fare il vuoto già al secondo giorno di gara".
Come vede il ciclismo d’oggi con questi due, tre dominatori assoluti, è diverso rispetto alla sua epoca, come la vede?
"Direi che vedere atleti come Pogacar, Vingegaard, Van Der Poel o Evenepoel vincere le corse è entusiasmante e fa bene al ciclismo. Rispetto alla mia epoca, purtroppo caratterizzata anche dal doping, oggi il ciclismo mi pare uno sport pulito e controllato. Sono cambiati e migliorati molto i materiali, i metodi di allenamento, l’alimentazione, oggi i ciclisti in gruppo sono macchine quasi perfette capaci di rendere al 100%. Direi che aspettiamo solo di vedere qualche giovane italiano farsi avanti tra i più forti".
Si va fortissimo e gli incidenti in gruppo sono frequenti, che ne pensa?
"La professionalità elevata di cui parlavo prima alza il livello della competizione e quindi si va veloci. Mi dicono che i freni a disco, se usati bruscamente come quando cerchi di evitare una caduta, rendano la bici quasi ingovernabile rispetto a quella che usavamo ai miei tempi. In gruppo poi c’è molta tensione, tutti cercano di stare davanti, vincono in pochi, ma tanti ambiscono a trovare un ingaggio in una squadra importante, correre oggi non è affatto semplice".
Domenica dove guarderà la corsa?
"Se dovessi scegliere il posto ideale... sarebbe forse sul divano di casa per non perdere nemmeno un secondo della tappa... scherzi a parte, sarò prima all’Accademia dello Sport per vivere l’atmosfera del quartier generale di tappa e poi penso che andrò su a Oropa per godermi lo spettacolo dal vivo".
Ventidue anni fa vinceva una tappa al Giro, che ricordo ne conserva?
"Tante emozioni, già solo correre un Giro d’Italia per un ciclista è un sogno che si avvera. Vincere una tappa per me è stato indescrivibile, ancora oggi".
Va ancora in bicicletta?
"Pochissimo, il lavoro occupa troppo tempo, ma va bene così".
Ga.P.
In copertina Tadej Pogacar (foto di