Ferrero: «Io, il Conte Max del calcio»
In un calcio sempre più metafora di questo Paese, in grave difficoltà, travolto da veleni e attività fraudolente un giorno sì e l’altro pure, ma sempre a vivere con la speranza di salvarsi con un gol all’ultimo minuto, l’arrivo del romano verace Massimo Ferrero ha portato una ventata di leggerezza e genuinità che ha spiazzato l’ambiente, catapultando il presidente della Sampdoria alla ribalta mediatica in un solo anno. Le imitazioni di Maurizio Crozza poi hanno fatto il resto, consacrando un personaggio pubblico che riesce ad attirare su di sè simpatie trasversali che vanno oltre al tifo di parte doriana.
In un calcio sempre più metafora di questo Paese, in grave difficoltà, travolto da veleni e attività fraudolente un giorno sì e l’altro pure, ma sempre a vivere con la speranza di salvarsi con un gol all’ultimo minuto, l’arrivo del romano verace Massimo Ferrero ha portato una ventata di leggerezza e genuinità che ha spiazzato l’ambiente, catapultando il presidente della Sampdoria alla ribalta mediatica in un solo anno. Le imitazioni di Maurizio Crozza poi hanno fatto il resto, consacrando un personaggio pubblico che riesce ad attirare su di sè simpatie trasversali che vanno oltre al tifo di parte doriana.
Domani, alle 19, Ferrero sarà ospite del Comune di Biella al Museo del Territorio per presentare la sua biografia “Una vita al Massimo (Ed è il minimo che posso dirvi)”, edita da Rizzoli, scritta con il giornalista biellese Alessandro Alciato, inviato speciale di Sky Sport.
Dopo le affollate presentazioni avvenute nelle grandi città, quella di domani è un omaggio al co autore del libro, come spiega lo stesso Ferrero: «Vengo volentieri a trovare voi biellesi, nella città di Alessandro. Siete simpatici? Scrivere il libro con lui è stata una bella esperienza, ci siamo rincorsi per tutta Italia e in diversi momenti abbiamo parlato serenamente facendo anche i papà, con i nostri figli piccoli. E’ stato bello e presto lo rifaremo perchè è già in arrivo una seconda puntata, abbiamo lasciato fuori troppi aneddoti interessanti... da raccontare».
In effetti, in questa prima puntata della Ferrero story, di calcio ce n’è davvero poco. La sua vita sembra un film. Non per caso. Nasce nel 1951 a Roma, dove vive e lavora nell’ambiente dello spettacolo fin da bambino. Diciottenne inizia la carriera in produzione sino a ricoprire prima il ruolo di direttore di produzione, poi quello di organizzatore generale e di produttore esecutivo. Nel 1994 diventa produttore indipendente e nel 1996 produce il primo di una lunga serie di film.
Presidente Ferrero, la sua biografia sembra una bella sceneggiatura, ricca di aneddoti e personaggi famosi. Non c’è l’intenzione di farne davvero un film? Se fosse, chi sarebbe il regista?
«Potrebbe essere un film, perchè no? E a dirigerlo sarebbe sicuramente il mio amico fraterno Ricky Tognazzi (che, incredibile ma vero, si trova al suo fianco durante la telefonata per l’intervista, ndr). Il protagonista però dev’essere prima bambino e poi ventenne... Ricky, come faresti? - chiede al suo interlocutore dall’altra parte e poi riporta la risposta - Ah, bello... primo piano sul bambino... poi... dissolvenza e Ferrero ragazzo... Bravo, lo vede? Che regista? Sarebbe un bel film».
Gabriele Pinna
Leggi tutta l’intervista sull’Eco di Biella di giovedì 25 giugno 2015