Destinazione Los Angeles

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L’aereo parte oggi. Destinazione Los Angeles. A bordo la delegazione italiana Special Olympics. In programma ci sono i Giochi mondiali: una settimana di gare con 7.000 atleti con disabilità mentale provenienti da 175 nazioni a contendersi le medaglie. Anche se a ben vedere il medagliere conta davvero poco. Quello che ha davvero valore è il messaggio che questo movimento porta con sé: un messaggio di rivincita sociale, il tentativo riuscito di riprendersi il mondo, di abbattere le barriere fra loro e le altre persone. 

Se quattro anni fa la piccola Biella poteva ancora organizzare i Giochi italiani Special olympics e ospitare i circa 1800 atleti speciali italiani che vi prendevano parte, oggi sarebbe semplicemente impensabile. Il popolo rosso-special ha raddoppiato le sue dimensioni dal 2010 ad oggi. Solo in Piemonte ci sono più di mille atleti e ai Giochi italiani 2016 (che dovrebbero essere divisi a metà fra Biella e una città umbra) saranno attesi 3000 concorrenti. 

Numeri che testimoniano il successo di questo movimento: «E continueranno a crescere - spiega Charlie Cremonte, fondatore dell’Asad Biella e oggi coordinatore regionale Special Olympics -. Stiamo avvicinando sempre più bambini con disabilità grazie al programma Yap (Young Athletes Program, ndr) che li aiuta a sviluppare l’abilità motoria per praticare sport. È il segno che si sta lavorando nella direzione giusta». 

I miglioramenti per i ragazzi disabili che iniziano a praticare sport sono enormi: «Quando è arrivato da noi, Nabil Naim non sapeva nemmeno come si giocava a calcio. Oggi è l’attaccante della Nazionale italiana. Simone Perona è passato da correre 10 km a correre la mezza maratona in meno di due ore, tempo minimo per andare a Los Angeles, centrato pochi mesi fa sul Lago Maggiore correndo in un’ora e 56 minuti. Andrea Seffusatti è invece  naturalmente portato, ma anche per lui i miglioramenti sono stati grandi». E dietro ai nazionali, ci sono migliaia di ragazzi che prima di praticare sport non riuscivano a compiere nemmeno i gesti più semplici e oggi gareggiano, magari sulla distanza di pochi metri, ma per loro rappresenta comunque un’impresa da applausi. 

E infatti sarà per tutti gli atleti, più e meno forti, l’ovazione del Memorial Coliseum di Los Angeles, lo stadio che ha ospitato le cerimonie di apertura e chiusura delle Olimpiadi del 1932 e del 1984 e che sabato ospiterà quella di apertura dei Mondiali Special olympics. Tra gli altri volti noti saranno presenti la first lady Michelle Obama, Stevie Wonder, Avril Lavigne, Nicole Scherzinger , Eva Longoria, Michael Phelps e Yao Ming. Per dare l’idea della dimensione dell’evento: i volontari saranno circa 30 mila.

Dei 7000 atleti presenti, 346 sono quelli italiani, che alloggerà nei campus di Ucla e Usc, 23 quelli piemontesi e cinque i biellesi (tre con disabilità e due partner del calcio unificato). 

Matteo Lusiani

L’aereo parte oggi. Destinazione Los Angeles. A bordo la delegazione italiana Special Olympics. In programma ci sono i Giochi mondiali: una settimana di gare con 7.000 atleti con disabilità mentale provenienti da 175 nazioni a contendersi le medaglie. Anche se a ben vedere il medagliere conta davvero poco. Quello che ha davvero valore è il messaggio che questo movimento porta con sé: un messaggio di rivincita sociale, il tentativo riuscito di riprendersi il mondo, di abbattere le barriere fra loro e le altre persone. 

Se quattro anni fa la piccola Biella poteva ancora organizzare i Giochi italiani Special olympics e ospitare i circa 1800 atleti speciali italiani che vi prendevano parte, oggi sarebbe semplicemente impensabile. Il popolo rosso-special ha raddoppiato le sue dimensioni dal 2010 ad oggi. Solo in Piemonte ci sono più di mille atleti e ai Giochi italiani 2016 (che dovrebbero essere divisi a metà fra Biella e una città umbra) saranno attesi 3000 concorrenti. 

Numeri che testimoniano il successo di questo movimento: «E continueranno a crescere - spiega Charlie Cremonte, fondatore dell’Asad Biella e oggi coordinatore regionale Special Olympics -. Stiamo avvicinando sempre più bambini con disabilità grazie al programma Yap (Young Athletes Program, ndr) che li aiuta a sviluppare l’abilità motoria per praticare sport. È il segno che si sta lavorando nella direzione giusta». 

I miglioramenti per i ragazzi disabili che iniziano a praticare sport sono enormi: «Quando è arrivato da noi, Nabil Naim non sapeva nemmeno come si giocava a calcio. Oggi è l’attaccante della Nazionale italiana. Simone Perona è passato da correre 10 km a correre la mezza maratona in meno di due ore, tempo minimo per andare a Los Angeles, centrato pochi mesi fa sul Lago Maggiore correndo in un’ora e 56 minuti. Andrea Seffusatti è invece  naturalmente portato, ma anche per lui i miglioramenti sono stati grandi». E dietro ai nazionali, ci sono migliaia di ragazzi che prima di praticare sport non riuscivano a compiere nemmeno i gesti più semplici e oggi gareggiano, magari sulla distanza di pochi metri, ma per loro rappresenta comunque un’impresa da applausi. 

E infatti sarà per tutti gli atleti, più e meno forti, l’ovazione del Memorial Coliseum di Los Angeles, lo stadio che ha ospitato le cerimonie di apertura e chiusura delle Olimpiadi del 1932 e del 1984 e che sabato ospiterà quella di apertura dei Mondiali Special olympics. Tra gli altri volti noti saranno presenti la first lady Michelle Obama, Stevie Wonder, Avril Lavigne, Nicole Scherzinger , Eva Longoria, Michael Phelps e Yao Ming. Per dare l’idea della dimensione dell’evento: i volontari saranno circa 30 mila.

Dei 7000 atleti presenti, 346 sono quelli italiani, che alloggerà nei campus di Ucla e Usc, 23 quelli piemontesi e cinque i biellesi (tre con disabilità e due partner del calcio unificato). 

Matteo Lusiani

 

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