Basket, riforma del campionato di A2, Biella promuove il girone unico

Basket, riforma del campionato di A2, Biella promuove il girone unico
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Sono iniziate le grandi manovre per pianificare il futuro del basket italiano, che è in mano ai Club, prima di tutto. Nella Lba di Serie A, torneo in cui gli italiani in campo sono tristemente l’eccezione e i nostri (pochi) campioni sono perfino costretti ad emigrare altrove, tanto il livello tecnico si sta abbassando, si muovono a piccoli passi e in perfetto, italico, disaccordo.

 Il futuro, invece, può materializzarsi al piano di sotto, nella dinamica Lnp, dove gli italiani giocano parecchio e diversi palasport si riempiono ancora di tifosi entusiasti; ma è inutile nascondersi dietro a un dito, le società partecipanti sono troppe: in A2, 32 squadre sono un eccesso da riconsiderare al più presto. Mancano perfino gli impianti dove giocare. Dalla prossima stagione le promozioni saranno 2 e le retrocessioni 4, ma il ritorno all’antico deve essere considerato non come un traguardo, ma un’occasione per ridare slancio al movimento, spingendo sull’acceleratore del cambiamento. 

I Club di A2 si sono ritrovati ad inizio settimana (22 i presenti) per capire quale può essere la strada maestra da seguire, ma ovviamente la maggioranza difende le proprie rendite di posizione.

Una proposta discussa, sarebbe quella di  creare un unico campionato di A2, con un unico girone, tutti contro tutti, in cui l’equità competitiva sia garantita, così come le spese da affrontare, perchè oggi con due gironi tracciati con “gli occhi bendati” non è così, anzi.

Per arrivare a questa soluzione, che Pallacanestro Biella vedrebbe di buon occhio essendo molto insoddisfatta della formula attuale, bisognerebbe abbassare il numero delle partecipanti (da 32 a  24?), in modo da alzare il livello tecnico (più giocatori italiani disponibili per meno squadre) e per aumentare le partite di regular season (da 30 a 38?). 

Come arrivarci? L’ipotetica riduzione di squadre, sarà oggetto di future riunioni, ma è parso chiaro da subito che altre società invece, vorrebbero mantenere il format attuale perchè a loro conviene, oppure creare delle conference stile Nba più equilibrate di adesso, confondendo ancora di più le carte in tavola. Qualcosa deve cambiare, è certo, ma per ora è già tanto che se ne discuta sul serio.

Gabriele Pinna

Sono iniziate le grandi manovre per pianificare il futuro del basket italiano, che è in mano ai Club, prima di tutto. Nella Lba di Serie A, torneo in cui gli italiani in campo sono tristemente l’eccezione e i nostri (pochi) campioni sono perfino costretti ad emigrare altrove, tanto il livello tecnico si sta abbassando, si muovono a piccoli passi e in perfetto, italico, disaccordo.

 Il futuro, invece, può materializzarsi al piano di sotto, nella dinamica Lnp, dove gli italiani giocano parecchio e diversi palasport si riempiono ancora di tifosi entusiasti; ma è inutile nascondersi dietro a un dito, le società partecipanti sono troppe: in A2, 32 squadre sono un eccesso da riconsiderare al più presto. Mancano perfino gli impianti dove giocare. Dalla prossima stagione le promozioni saranno 2 e le retrocessioni 4, ma il ritorno all’antico deve essere considerato non come un traguardo, ma un’occasione per ridare slancio al movimento, spingendo sull’acceleratore del cambiamento. 

I Club di A2 si sono ritrovati ad inizio settimana (22 i presenti) per capire quale può essere la strada maestra da seguire, ma ovviamente la maggioranza difende le proprie rendite di posizione.

Una proposta discussa, sarebbe quella di  creare un unico campionato di A2, con un unico girone, tutti contro tutti, in cui l’equità competitiva sia garantita, così come le spese da affrontare, perchè oggi con due gironi tracciati con “gli occhi bendati” non è così, anzi.

Per arrivare a questa soluzione, che Pallacanestro Biella vedrebbe di buon occhio essendo molto insoddisfatta della formula attuale, bisognerebbe abbassare il numero delle partecipanti (da 32 a  24?), in modo da alzare il livello tecnico (più giocatori italiani disponibili per meno squadre) e per aumentare le partite di regular season (da 30 a 38?). 

Come arrivarci? L’ipotetica riduzione di squadre, sarà oggetto di future riunioni, ma è parso chiaro da subito che altre società invece, vorrebbero mantenere il format attuale perchè a loro conviene, oppure creare delle conference stile Nba più equilibrate di adesso, confondendo ancora di più le carte in tavola. Qualcosa deve cambiare, è certo, ma per ora è già tanto che se ne discuta sul serio.

Gabriele Pinna

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