Bagatin in Nazionale
Obiettivo Rio De Janeiro. Non per una vacanza esotica, ma per fare a pugni con il mondo. Sotto la protezione del Cristo redentore e con indosso la maglia della nazionale italiana. Fanno male i cazzotti biellesi e tirano dritto: missione “Cinque cerchi”. E’ ancora lunga la strada verso il Brasile, ma Simone Bagatin ha imboccato la direzione giusta. Ora sarà una corsa ad ostacoli, una sfida continua per aggiudicarsi il lasciapassare per le prossime Olimpiadi. Un’impresa durissima, ma possibile. Ed è già questa una vittoria non di poco conto.
Il ragazzo. Simone non è nato campione. Anzi. Però è diventato un atleta importante, con determinazione e, soprattutto, rispettando i tempi di una maturazione anche caratteriale. Il suo merito quindi è stato di non accontentarsi dell’effimera cintura di “campioncino della palestra”. E di aver superato match dopo match i suoi limiti, diventando due volte campione regionale e finalista al torneo nazionale di categoria (pesi leggeri). Applauso per il suo allenatore Roberto Scaglione, che l’ha cresciuto e insieme al quale è stato recentemente ad Assisi per la prima convocazione nella squadra nazionale di pugilato. E così a 22 anni, ora, Bagatin può guardare lontano. Oltre oceano, lì, dove i migliori del mondo ogni quattro anni scrivono la storia dello sport. Mica pizza e fichi. L’investitura arriva da un responsabile tecnico della squadra azzurra.
Parole che pesano. «Rio 2016 è lontana per tutti i pugili della Nazionale, compresi quelli che hanno vinto delle medaglie... - spiega Raffaele Bergamasco, dopo due settimane di osservazioni e allenamenti -. Ma Simone ha fatto un’ottima impressione. E’ un ragazzo serio, che ascolta e impara in fretta. Ha mostrato di avere delle qualità. Non è perfetto, deve migliorare. Però le basi le ha. E il suo valore è fuori discussione. Tutto dipenderà da lui, d’ora in poi, cioè dai suoi progressi. A noi è piaciuto. Abbiamo visto delle potenzialità per un pugile di alto livello. Ecco perché lo convocheremo ancora. Gli faremo fare dei match nazionali importanti e poi dei confronti internazionali. In base a come li affronterà, e supererà, potremo ragionare di Olimpiadi. Un passo alla volta. Un match dopo l’altro. Ce l’ha può fare». Soddisfazione alla Boxing club Biella, che ha sede alla Pesistica di Ponderano. «Sono ottimista - dice Scaglione -. In tanti anni “Simo” non ha mai mollato. Non lo farà adesso. Anche se, proprio ora, arriva il difficile della sua carriera».
L’uomo. Simone Bagatin è un ragazzo timido, educato, che parla poco. Di professione elettricista, alla Bielettrica di Cossato, continua a tenere un profilo basso. «Lavorare con i ragazzi e i maestri della Nazionale è stata una grande soddisfazione - dice, quasi sottovoce -. Un premio a tanti sacrifici. Mi sono trovato bene e tutto sommato mi sono sentito a mio agio, uno del gruppo... Non un fortunato, capitato per caso. Merito anche dei compagni di squadra di Biella, con cui mi alleno regolarmente. Ma adesso devo aumentare gli sforzi. Ad Assisi erano tutti atleti delle Forze armate o dei vari corpi di polizia. Io invece ho un lavoro che, nonostante la grande disponibilità dei titolari, mi impegna e mi condiziona. Vedremo. Darò il massimo, questo è sicuro».
Il pugile. Bagatin sul ring ha impiegato qualche tempo a tirare fuori la giusta aggressività sportiva, a trovare il pugno che fa male. Ma di recente ha mostrato di aver fatto il salto di qualità da tutti i punti di vista.
Qualcuno ha detto: “Per imparare i colpi non ci vuole molto. Per imparare a combattere, non basta una vita”. Sapeva di cosa parlava. E parlava di pugilato.