Angelico, niente ottava meraviglia
La ribattezzeremo “crisi della settima vittoria”. Per la terza volta nella sua storia, Biella si ferma a sette successi di fila in campionato. Vince Trapani, nonostante le assenze dei playmaker Tommasini e Tavernelli. Decisivi Keddric Mays (in serata di grazia: 27 punti con il 56% dal campo) e Andrea Renzi (alla centesima partita con Trapani) con i loro pick and roll, e le ali Gabriele Ganeto e Carleton Scott (16 e 12 punti) nello sfruttare gli spazi creati dagli altri due. La Lighthouse, infatti, è stata chirurgica nell’attaccare di volta in volta la porzione di campo lasciata scoperta da Biella.
Cos’è successo. L’Angelico, sempre senza Udom, ha scelto di non cambiare il suo stile difensivo fatto di raddoppi sugli esterni, che anche contro Legnano aveva dato ottimi frutti, ma che continua a non vestirsi bene sul corpo alto e pesante di Amedeo Tessitori: il centro ex Cantù fatica a trovare tempo e intensità nei raddoppi sui pick and roll. Le squadre, si sa, sono orchestre e se un musicista è fuori tempo anche gli altri sbagliano. Così De Vico e Hall (in campo per 37’ e 40’) non sono stati precisi nel coprire lo spazio alle spalle del raddoppio e hanno concesso qualche tiro aperto di troppo. Carrea ha provato a giocare a zona e perfino a inventarsi un quintetto atipico con quattro piccoli: Jazz, Pollone e De Vico esterni, più Wheatle e Hall. Ma non è stato molto efficace.
Va detto che Tessitori, preso singolarmente, nei suoi 25’ in campo non ha fatto male. Ha concesso il minimo indispensabile a Renzi (molto più dominante quando Tex era in panca, come nella prima metà dell’ultimo periodo) e in attacco ha raccolto un 3/4 e 4 falli subiti. Dove è mancato è nel gioco di squadra, e qui il dubbio viene: in attesa del rientro di Udom, non è meglio scegliere un piano partita che lo metta meno in difficoltà in difesa? Domanda legittima in vista di giovedì, quando a Biella arriverà la Ferentino di Angelo Gigli, altro centro di grande stazza.
Va detto, comunque, che il vero rebus irrisolto non è stato Renzi ma Mays. Le sue accelerazioni hanno fatto malissimo ad una difesa che, con o senza Tessitori, non è riuscita ad adeguarsi alla velocità del piccolo texano: «Sapevamo che Mays avrebbe preso in mano la squadra ma non abbiamo trovato contromosse - ha ammesso coach Michele Carrea in sala stampa -. Trapani ha attaccato bene i nostri aiuti sia perché ha messo la palla nei posti giusti, sia perché noi abbiamo giocato con troppa leggerezza. Se si vogliono togliere dalla partita i giocatori di qualità bisogna difendere di squadra, altre volte lo abbiamo fatto, questa volta ci sono stati dei meccanismi che non hanno funzionato».
Che fosse una gara strana lo si era capito subito. Forse è stato per le assenze che hanno tolto certezze alle due squadre, ma è vissuta di fiammate fin dal primo quarto: parziale 6-0 Biella, poi 10-0 Trapani e ancora 7-0 Angelico e 8-0 Lighthous. Contare i break è quasi impossibile. Nel secondo quarto un altro 7-0 di Trapani e un altro 8-0 di Biella. A cavallo dell’intervallo gli amaranto infilano un 11-0, l’Angelico rientra con l’ennesimo 7-0 ma Trapani risponde con un 9-0 che la porta a +10 (55-45) e scava il solco decisivo: i rossoblu torneranno tre volte fino a -6 ma non riusciranno più a ricucire il divario.
In attacco si salvano gli americani (44 punti in due) anche se si trovano spesso a forzare troppo le giocate (cosa che a Mays non è mai accaduta). Ma, in generale, Biella si affida troppo al tiro dalla lunga: 34 tentativi contro 27 dall’area. E’ la prima volta che succede e rende l’idea delle difficoltà dell’Angelico a giocare il suo basket.
Biella resta prima, ma agganciata da Legnano (che batte Agrigento), mentre perdono Tortona (contro Reggio Calabria) e Siena (a Ferentino).
Matteo Lusiani
Leggi di più sull’Eco di Biella di lunedì 5 dicembre 2016
La ribattezzeremo “crisi della settima vittoria”. Per la terza volta nella sua storia, Biella si ferma a sette successi di fila in campionato. Vince Trapani, nonostante le assenze dei playmaker Tommasini e Tavernelli. Decisivi Keddric Mays (in serata di grazia: 27 punti con il 56% dal campo) e Andrea Renzi (alla centesima partita con Trapani) con i loro pick and roll, e le ali Gabriele Ganeto e Carleton Scott (16 e 12 punti) nello sfruttare gli spazi creati dagli altri due. La Lighthouse, infatti, è stata chirurgica nell’attaccare di volta in volta la porzione di campo lasciata scoperta da Biella.
Cos’è successo. L’Angelico, sempre senza Udom, ha scelto di non cambiare il suo stile difensivo fatto di raddoppi sugli esterni, che anche contro Legnano aveva dato ottimi frutti, ma che continua a non vestirsi bene sul corpo alto e pesante di Amedeo Tessitori: il centro ex Cantù fatica a trovare tempo e intensità nei raddoppi sui pick and roll. Le squadre, si sa, sono orchestre e se un musicista è fuori tempo anche gli altri sbagliano. Così De Vico e Hall (in campo per 37’ e 40’) non sono stati precisi nel coprire lo spazio alle spalle del raddoppio e hanno concesso qualche tiro aperto di troppo. Carrea ha provato a giocare a zona e perfino a inventarsi un quintetto atipico con quattro piccoli: Jazz, Pollone e De Vico esterni, più Wheatle e Hall. Ma non è stato molto efficace.
Va detto che Tessitori, preso singolarmente, nei suoi 25’ in campo non ha fatto male. Ha concesso il minimo indispensabile a Renzi (molto più dominante quando Tex era in panca, come nella prima metà dell’ultimo periodo) e in attacco ha raccolto un 3/4 e 4 falli subiti. Dove è mancato è nel gioco di squadra, e qui il dubbio viene: in attesa del rientro di Udom, non è meglio scegliere un piano partita che lo metta meno in difficoltà in difesa? Domanda legittima in vista di giovedì, quando a Biella arriverà la Ferentino di Angelo Gigli, altro centro di grande stazza.
Va detto, comunque, che il vero rebus irrisolto non è stato Renzi ma Mays. Le sue accelerazioni hanno fatto malissimo ad una difesa che, con o senza Tessitori, non è riuscita ad adeguarsi alla velocità del piccolo texano: «Sapevamo che Mays avrebbe preso in mano la squadra ma non abbiamo trovato contromosse - ha ammesso coach Michele Carrea in sala stampa -. Trapani ha attaccato bene i nostri aiuti sia perché ha messo la palla nei posti giusti, sia perché noi abbiamo giocato con troppa leggerezza. Se si vogliono togliere dalla partita i giocatori di qualità bisogna difendere di squadra, altre volte lo abbiamo fatto, questa volta ci sono stati dei meccanismi che non hanno funzionato».
Che fosse una gara strana lo si era capito subito. Forse è stato per le assenze che hanno tolto certezze alle due squadre, ma è vissuta di fiammate fin dal primo quarto: parziale 6-0 Biella, poi 10-0 Trapani e ancora 7-0 Angelico e 8-0 Lighthous. Contare i break è quasi impossibile. Nel secondo quarto un altro 7-0 di Trapani e un altro 8-0 di Biella. A cavallo dell’intervallo gli amaranto infilano un 11-0, l’Angelico rientra con l’ennesimo 7-0 ma Trapani risponde con un 9-0 che la porta a +10 (55-45) e scava il solco decisivo: i rossoblu torneranno tre volte fino a -6 ma non riusciranno più a ricucire il divario.
In attacco si salvano gli americani (44 punti in due) anche se si trovano spesso a forzare troppo le giocate (cosa che a Mays non è mai accaduta). Ma, in generale, Biella si affida troppo al tiro dalla lunga: 34 tentativi contro 27 dall’area. E’ la prima volta che succede e rende l’idea delle difficoltà dell’Angelico a giocare il suo basket.
Biella resta prima, ma agganciata da Legnano (che batte Agrigento), mentre perdono Tortona (contro Reggio Calabria) e Siena (a Ferentino).
Matteo Lusiani
Leggi di più sull’Eco di Biella di lunedì 5 dicembre 2016