Angelico, adesso è crisi

Angelico, adesso è crisi
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Doveva essere un «fortino inespugnabile» (parole di Massimo Angelico). Invece dopo la seconda partita in casa ci si ritrova in conferenza stampa a parlare di «effetto Forum», di impatto negativo del palazzetto di casa. Cosa è successo? Com’è possibile che una Barcellona con americani da 6 punti in due e un gruppo di italiani con poca esperienza possa espugnare Biella?

Difficile trovare parole per commentare questo 70-77 con il quale La Briosa ha conquistato i primi due punti stagionali, costringendo l’Angelico a restare a zero. L’origine dei problemi è di certo nella testa dei giocatori. Almeno una settimana fa, in una pur brutta partita contro Casale, si poteva parlare di tecnica, di giochi che non creavano vantaggi, di quintetti che riuscivano a giocare il pick and roll e altri che non li giocavano. Ieri non si può parlare di quasi nulla. Coach Michele Carrea ha ragione quando dice che in una ventina di azioni la squadra non ha neanche iniziato un gioco perché i problemi sono nati già nel primo passaggio, perché fuori giri o perché anticipato. Ha ragione anche quando dice che non sono mai riusciti a concretizzare i contropiedi. Quindi, tirando le somme: l’Angelico non è riuscita a giocare né contro la difesa schierata né in transizione. Allora di cosa si può parlare?

Si può fare un passo indietro e parlare dell’approccio. Alla partita, ai quarti, alle azioni decisive. Il problema principale è tutto quello che sta prima del cronometro. C’è da sperare, almeno. Perché in caso contrario l’unica conclusione sarebbe che la squadra allestita non è all’altezza, che le scelte estive sono state sbagliate. E questo è ancora presto per dirlo. Ad esempio perché giovani come Grande e La Torre valgono più di quanto visto in campo.

Non è presto, invece, per parlare di crisi. Senza dare a questa parola significati troppo drammatici, di certo questa è una crisi. Forse la seconda che Biella vive in A2 (dopo i quattro ko del primo anno). Di certo la più difficile da gestire.

Se poi due parole sulla partita vogliamo dirle, non ci si può esimere dal notare che del quintetto base Jones ha chiuso con un punto, Grande con tre. Storie diverse, perché dal primo ci si aspetterebbe di essere trainati. Ma anche da Grande ci si aspetterebbe una partita tipo quella di Venuto: nessuna invenzione, ma tanta sostanza e 5 assist.

Cosa salviamo? Intanto la solidità di Venuto. Poi la faccia e la prestazione di Pierich (16 punti, 2 assist e 3 recuperi). La difesa di Infante e Banti su Loubeau, tenuto a 5 punti e 5 rimbalzi (arrivava da un 31+8). E anche i 26 punti di Ferguson con 10/12 da due.

Infine il pubblico, eccezionale, che ieri ci ha creduto più dei giocatori. E non serve dire altro.

Menzione finale per Simone Centanni, classe ‘91, reduce da due stagioni da 16 e 18 punti di media in Serie B. Ieri è stato il mattatore con 29 punti con 10/12 dal campo.

Matteo Lusiani 

Doveva essere un «fortino inespugnabile» (parole di Massimo Angelico). Invece dopo la seconda partita in casa ci si ritrova in conferenza stampa a parlare di «effetto Forum», di impatto negativo del palazzetto di casa. Cosa è successo? Com’è possibile che una Barcellona con americani da 6 punti in due e un gruppo di italiani con poca esperienza possa espugnare Biella?

Difficile trovare parole per commentare questo 70-77 con il quale La Briosa ha conquistato i primi due punti stagionali, costringendo l’Angelico a restare a zero. L’origine dei problemi è di certo nella testa dei giocatori. Almeno una settimana fa, in una pur brutta partita contro Casale, si poteva parlare di tecnica, di giochi che non creavano vantaggi, di quintetti che riuscivano a giocare il pick and roll e altri che non li giocavano. Ieri non si può parlare di quasi nulla. Coach Michele Carrea ha ragione quando dice che in una ventina di azioni la squadra non ha neanche iniziato un gioco perché i problemi sono nati già nel primo passaggio, perché fuori giri o perché anticipato. Ha ragione anche quando dice che non sono mai riusciti a concretizzare i contropiedi. Quindi, tirando le somme: l’Angelico non è riuscita a giocare né contro la difesa schierata né in transizione. Allora di cosa si può parlare?

Si può fare un passo indietro e parlare dell’approccio. Alla partita, ai quarti, alle azioni decisive. Il problema principale è tutto quello che sta prima del cronometro. C’è da sperare, almeno. Perché in caso contrario l’unica conclusione sarebbe che la squadra allestita non è all’altezza, che le scelte estive sono state sbagliate. E questo è ancora presto per dirlo. Ad esempio perché giovani come Grande e La Torre valgono più di quanto visto in campo.

Non è presto, invece, per parlare di crisi. Senza dare a questa parola significati troppo drammatici, di certo questa è una crisi. Forse la seconda che Biella vive in A2 (dopo i quattro ko del primo anno). Di certo la più difficile da gestire.

Se poi due parole sulla partita vogliamo dirle, non ci si può esimere dal notare che del quintetto base Jones ha chiuso con un punto, Grande con tre. Storie diverse, perché dal primo ci si aspetterebbe di essere trainati. Ma anche da Grande ci si aspetterebbe una partita tipo quella di Venuto: nessuna invenzione, ma tanta sostanza e 5 assist.

Cosa salviamo? Intanto la solidità di Venuto. Poi la faccia e la prestazione di Pierich (16 punti, 2 assist e 3 recuperi). La difesa di Infante e Banti su Loubeau, tenuto a 5 punti e 5 rimbalzi (arrivava da un 31+8). E anche i 26 punti di Ferguson con 10/12 da due.

Infine il pubblico, eccezionale, che ieri ci ha creduto più dei giocatori. E non serve dire altro.

Menzione finale per Simone Centanni, classe ‘91, reduce da due stagioni da 16 e 18 punti di media in Serie B. Ieri è stato il mattatore con 29 punti con 10/12 dal campo.

Matteo Lusiani 

Leggi di più sull'Eco di Biella di lunedì 19 ottobre 2015 

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