il caso

«Scuola d’estate? Complesso»

Le presidi intenzionate a partecipare al bando

«Scuola d’estate? Complesso»
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La scuola d'estate appare complessa

La scuola d’estate? Una buona idea, non tanto da intendersi come “ponte” al nuovo anno scolastico per terminare i programmi, perché quelli sono stati svolti a dovere, quanto per favorire le relazioni tra bambini e ragazzi, che i mesi in didattica a distanza hanno “sfilacciato”.

Il parere delle dirigenze scolastiche

Le dirigenze scolastiche biellesi sembrano guardare con favore al bando lanciato dal governo, le cui indicazioni hanno ricevuto martedì sera. Si riservano, però, di chiarire diversi punti, dal momento che, se l’idea è buona, la messa in pratica, soprattutto per le tempistiche richieste, pare non remare a favore ( la scadenza delle proposte è al 21 maggio): avranno meno di un mese per candidare i propri progetti e ricevere i finanziamenti necessari per avviarli, e in questo tempo- si concentrano le maggiori incombenze di fine anno, dagli scrutini alle prove Invalsi, dalle novità sul nuovo esame di licenza media a quelle dell’Esame di Stato. Insomma, un mese di “fuoco” che potrebbe non favorire piani e attività come vorrebbero invece impostare, cioè al meglio della loro offerta formativa.
Ma in cosa consiste la scuola d’estate lanciata dal governo Draghi? In sintesi, non si presenta come un allungamento dell’anno scolastico, come era stato accennato in passato, ma di attività extra scolastiche gratuite ad adesione volontaria, sia da parte di studenti che di docenti. Le prime indicazioni scansionano il progetto in diverse azioni: a giugno, rafforzamento di quanto si è imparato nell’ultimo anno scolastico; recupero della socialità a luglio e agosto; accoglienza e avvio delle lezioni a settembre. Il piano è destinato agli studenti dai 3 ai 18 anni e conta su un investimento pari a 510 milioni di euro.

Ragionare su piano "fattibile"

Piano “fattibile”? Ora, non resta ai presidi - dalla materna alle superiori - ragionare sul “se” e “come” procedere con questo Pon. «Si tratta di una opportunità grande e utile per le scuole. Mi impensierisce, però, la tempistica, nel senso che ci vorrebbe un team dedicato che se ne dovrebbe occupare in tutto questo mese, per arrivare con un progetto a giugno - commenta la preside dell’Ic di Andorno Micca, Marialuisa Martinelli - Prendendo in considerazione la possibilità di partecipare, occorre chiarire alcuni punti: ad esempio, non sapendo quali e quanti alunni aderiranno, se sia possibile creare gruppi misti e classi parallele, oppure se ci sarà un servizio di trasporto locale. Per un istituto comprensivo come il nostro, parliamo di organizzare 15 plessi situati in 7 diversi Comuni della provincia».

G.B.

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