Yael Rosenblum, liutaia a Torino: intervista all'artista che dà forma al suono

A Torino c'è un angolo in cui la musica prende vita grazie all'abilità e alla passione di Yael Rosenblum. Lei è una liutaia che crea violini, viole e altri strumenti ad arco con la stessa cura con cui un pittore stende i colori su una tela. La differenza sta nel fatto che i suoi "dipinti" non si ammirano soltanto con gli occhi, ma si ascoltano con l'anima. Quando si entra in un laboratorio di questo tipo si avverte subito un'atmosfera magica: si percepisce l'odore del legno e in sottofondo si sentono passaggi musicali provati e riprovati.
L'arte della creazione degli strumenti musicali
In questo ambiente, la liutaia modella pezzi di legno trasformandoli in violini dal suono profondo. Il suo approccio non è limitato alla pura artigianalità, perché la base di questo lavoro è un senso artistico che risulta evidente nelle varie creazioni. Proponiamo un'intervista alla liutaia Yael Rosenblum, per comprendere come è nata la sua passione per la musica e, in particolare, per gli strumenti ad arco.
Intervista alla liutaia Yael Rosenblum
Da dove nasce il suo amore per la musica e per gli strumenti ad arco?
Ho cominciato come violinista e violista. Da sempre mi ha emozionato la profondità di certe melodie. Ho studiato alla Israel Arts and Science Academy di Gerusalemme, dove mi sono diplomata nel 1996. In questo ambiente, caratterizzato da una continua scoperta di brani, sonorità e possibilità espressive, il violino mi è apparso fin da subito come uno strumento capace di parlare direttamente alle persone. Sentivo, però, che, oltre a suonare, volevo comprendere il processo che permette allo strumento di emettere una voce così ricca e intensa.
Ha studiato liuteria nella patria storica del violino. Perché ha scelto Cremona e quale formazione ha ricevuto da questa esperienza?
Ho frequentato la scuola internazionale di liuteria di Cremona. È un luogo con una grande tradizione, in cui si respira l'eredità di Stradivari, di Amati e Guarneri. Ho voluto poi perfezionarmi sugli strumenti barocchi, spinta dalla curiosità di capire come fosse possibile ricreare un suono legato a un'epoca così lontana. La formazione a Cremona mi ha insegnato che costruire un violino non è una pratica standard: è un'arte in cui mettiamo insieme tradizione, esperienza personale e desiderio di creare qualcosa di nuovo.
Ha costruito strumenti per musicisti di altissimo livello e ha ricevuto apprezzamenti che molti considerano straordinari, come quello del Maestro Zubin Mehta. Cosa prova quando vede che i suoi strumenti sono scelti da concertisti di fama mondiale?
Avverto un grande senso di soddisfazione quando un artista affermato decide di suonare con un mio violino. Non si tratta solo di gratificazione personale, ma del piacere di sapere che i miei strumenti riescono a regalare a chi li suona una voce che sentono affine. Il Maestro Zubin Mehta, dopo aver ascoltato un mio violino, ha detto che ricordava il vero suono italiano di un tempo. È stato un commento che mi ha dato una forza incredibile.
Lavoro da tanti anni e in tutto questo periodo ho potuto collaborare con prime parti dell'Orchestra Filarmonica di Israele, di Santa Cecilia a Roma, del Teatro alla Scala di Milano e altre istituzioni di prestigio. Ogni musicista ha una sensibilità e un modo di interpretare un brano, dunque l'idea che uno strumento creato da me possa unirsi alla loro arte e potenziare la loro espressività è qualcosa di emozionante.
Per molti, un violino sembra un semplice strumento in legno. Qual è la fase più affascinante della costruzione?
Tutti i passaggi hanno un fascino specifico. Un momento intenso è sicuramente quello dell'assemblaggio, quando ogni componente trova la propria collocazione. Quando si sente la prima vibrazione, è come dare vita a una creatura che fino a un secondo prima era solo un insieme di parti separate.
Il vero segreto sta nell'ascolto costante. Rispettare le caratteristiche del legno e sapere che ogni tavola reagisce in modo diverso sono passaggi che richiedono molta attenzione. Ogni volta, cerco di estrarre da quel blocco di acero o di abete il suono che mi guida dall'inizio.