dopo la fusione

Il nuovo simbolo di Quaregna Cerreto

Il drappo è stato consegnato mercoledì mattina in Prefettura nelle mani del sindaco Katia Giordani, da parte del viceministro allo sviluppo economico Gilberto Pichetto

Il nuovo simbolo di Quaregna Cerreto
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Il nuovo simbolo di Quaregna Cerreto

“Il drappo, riccamente ornato e frangiato sarà caricato, nel centro, dello stemma dell'ente. La cravatta frangiata dovrà consistere in nastri tricolorati dai colori nazionali”. Così recita il Regio Decreto del 1943, che fa tutt’oggi parte della Legge italiana.
Si parla di gonfaloni. Quasi ogni Comune d’Italia ne ha uno: una tradizione di origine medievale che si è mantenuta, con significati diversi, fino ai giorni nostri. Con pochissime eccezioni (la più significativa, Vicenza) non c’è paese che non ostenti –in eventi pubblici e manifestazioni, ma anche nei propri luoghi di ritrovo- il pezzo di tessuto che rappresenta il Comune.
Da ieri, Quaregna Cerreto ne ha uno nuovo. Il drappo è stato consegnato mercoledì mattina in Prefettura nelle mani del sindaco Katia Giordani, da parte del viceministro allo sviluppo economico Gilberto Pichetto. Ed è proprio il primo cittadino a riassumere la storia interessante che ha portato all’adozione del nuovo gonfalone.

Chi se n'è occupato

«Bisogna sapere che –durante gli incontri aperti al pubblico dopo la fusione dei due comuni- si era discusso su quale stemma adottare, se quello di Quaregna o quello di Cerreto Castello. Noi avevamo subito proposto di farne uno nuovo, che accomunasse tutti. Tra i due simboli c’erano delle similitudini; l’idea era quindi di fonderli insieme per ricavarne uno solo» racconta Giordani.
«Se ne è occupato il geometra Carlo Barbieri, accreditato all’ufficio araldico alla Presidenza del Consiglio e al Vaticano. Lui ha disegnato molti degli stemmi cardinalizi e vescovili (come quello di monsignor Farinella, nda). Ho esposto quale poteva essere l’idea, lui ha realizzato il bozzetto. Ha mandato le miniature per l’approvazione ed è stata subito accettata, senza modifiche. Buona la prima».

Simone Romito

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