Volontari: un 'esercito' che continua a crescere
Volontari: un "esercito" |
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Volontari: un "esercito" che continua a crescere |
Secondo l’indagine, condotta su 147 organizzazioni, la maggior parte delle associazioni locali (46 su 100) opera rispondendo all’esigenza di “farsi carico dei bisogni e dei diritti della popolazione più svantaggiata, mentre nel 45% dei casi la motivazione è rappresentata dal “farsi carico della qualità della vita” (sicurezza, legalità, salute, sport per tutti, istruzione ed educazione permanente...). Non a caso, “promozione” è indicata come parola-chiave dell’attività dell’organizzazione nel 46,3% dei casi, seguita da “assistenza” (43,5%) ed “educazione” (36,7%). Da un punto di vista geografico, l’indagine afferma poi che «vi è un certo equilibrio tra le organizzazioni concentrate nel capoluogo e quelle attive negli altri comuni della provincia», considerato che queste ultime rappresentano il 56,5% del totale. Minore equilibrio vi è invece tra l’incidenza delle organizzazioni presenti nel Biellese orientale e in quello occidentale «ma in ragione - chiarisce la ricerca - della preminente concentrazione della popolazione nella prima; infatti, le due aree rappresentano rispettivamente il 72,1% e il 27,9% delle associaizoni a fronte del 63,3% e 36,7% della popolazione». Un dato interessante riguarda poi il raggio d’azione delle associazioni, che lavorano per lo più (68,7%) in un raggio zonale o provinciale, mentre solo 12 su 100 si fanno carico di territori più estesi, compreso il livello internazionale. Tra le peculiarità delle organizzazioni biellesi vi è una diffusa (6 su 10) indipendenza, ovvero un’autonomia da rapporti di affiliazione o federativi con le sigle del volontariato nazionale. Un fenomeno che la ricerca spiega come «espressione della cittadinanza attiva. La nascita delle organizzazioni dipende oggi più dall’iniziativa di gruppi di cittadini - chiarisce infatti - che dalla tradizionale capacità di affiliazione delle centrali nazionali del volontariato o della promozione ecclesiale». Quanto al dettaglio degli ambiti di attività, l’indagine rivela che le organizzazioni locali si distribuiscono nei diversi settori di attività in modo equilibrato, dividendosi tra Welfare e partecipazione civica. In particolare, il 50,3% costituisce una infrastruttura dei tradizionali settori del Welfare (nettamente più nel socio-assistenziale che nel sanitario), mentre cresce nel tempo l’incidenza percentuale delle unità che operano nei settori della “partecipazione civica”, in particolare negli ambiti dell’educazione permanente e della formazione, della protezione civile, della cultura, dell’ambiente. Ma chi sono i beneficiari dell’attività delle associazioni? Secondo l’indagine la maggior parte di queste è orientata verso le giovani generazioni (41 su 100), mentre solo il 23,4% operano a beneficio delle persone anziane. Quanto, infine ai bisogni e ai problemi del settore, la ricerca fa emergere innanzitutto un’esigenza decisamente prioritaria: la disponibilità di “più finanziamenti” (25,2%), seguita dal “disporre di un maggior numero di volontari” e, in particolare, di giovani (31,3%). Accanto a ciò emerge un diffuso bisogno di tipo “identitario”, ovvero di «mantenersi fedeli ai valori costitutivi e alle funzioni del volontariato». I problemi maggiormente percepiti sono invece riferibili alle carenze “endemiche” delle organizzazioni: (scarsità di risorse, debole partecipazione, difficoltà di interazione) che prevalgono per il 68% dei rispondenti. Apprezzato, invece, il rapporto con il Centro servizi di via Tripoli, nei confronti del quale solo l’8,8% delle associazioni afferma di ritenersi «del tutto estranea». 9 dicembre 2008 |