LA STORIA

Un premio ricorda Augusto 20 anni dopo con “Luna assassina”

La lirica di Giuseppe Gilardino seconda a un concorso internazionale racconta in versi il senzatetto ucciso con sogni, dolore e solitudine. 

Un premio ricorda Augusto 20 anni dopo con “Luna assassina”
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La lirica di Giuseppe Gilardino seconda a un concorso internazionale racconta in versi il senzatetto ucciso con sogni, dolore e solitudine.

Il Premio

La giuria della XIV edizione del Premio letterario internazionale “La Luna e il Drago” di Milano, presieduta da Carmelo Consoli, poeta, critico, saggista, presidente La Camerata dei Poeti di Firenze (e composta da Daniela Cecchini, giornalista e scrittrice, Rita Iacomino poetessa, Marina Pratici critico letterario, saggista e Daniela Quieti giornalista e scrittrice) ha assegnato il secondo posto per la sezione Poesia allo scrittore pralunghese Giuseppe Gilardino con la lirica “Luna assassina” dedicata ad Augusto Festa Bianchet, il barbone aggredito brutalmente sotto i portici dell’ex Standa da giovani criminali la notte del 23 febbraio 2002 mentre cantavano “Felicità è picchiare un barbone con un bastone… felicità”.

«Il 18 marzo - ricorda Gilardino - la morte ha ridato ad Augusto Festa Bianchet la dignità di uomo e la poesia vuole oggi ricordarlo, vent’anni dopo».

Nella nota critica di Rita Iacomino si legge:

“Sono passati innumerevoli anni dall’assassinio del clochard a Biella. Ma l’autore della poesia ha saputo riscrivere oggi il dolore, la solitudine, l’attesa e i vuoti di questo senzatetto, ma anche i desideri di un uomo che non chiedeva nulla, se non di dormire sotto dei lampioni gialli e di vivere i suoi sogni che sono stati infranti dalla cattiveria, l’ignoranza di alcuni individui che l’hanno brutalmente ucciso. Una poesia bellissima anche se dolente, che ha colpito molto la nia sensibilità”.

Ed ecco il testo premiato di “Luna assassina”

“Lasciatemi dormire, / sul ciglio di questa strada / lasciatemi dormire.
Qui c’è il polline fatato / che profuma di vino, tabacco / e di segrete voglie.
Dormirò qui / sotto questi lampioni gialli: / gli abat-jours / delle mie notti d’ambra.
Nel grembo dei cartoni / troverà riposo l’intima patria / di tenerezze sospirate, / l’ala di un Dio consolatore.
Sul presagio della mezzanotte / lascerò al maestrale / pensieri senza confini / e aspetterò una luna assassina / che mi faccia sognare.
Chi ha inventato il tempo / conosce i luoghi comuni / della mia meridiana / e sa che non ho appuntamenti, / posso dormire anche per sempre… / quando arriveranno / passi vili e ferrati / a infrangere il sigillo / delle mie vene derise e senza nome.
Diventerò, allora, come uno di voi!”.

Roberto Azzoni 

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