Tamil, terrorismo: assolti

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(28 giu) Assolti. I sei cittadini Tamil dello Sri Lanka, residenti nel Biellese, arrestati nel giugno di tre anni fa con l’accusa di terrorismo internazionale, sono stati riconosciuti innocenti. Una decisione arrivata lunedì della scorsa settimana dal Tribunale di Napoli, dove s’è svolto il processo. La sentenza, con rito abbreviato, è stata di assoluzione per 29 di loro, residenti in tutta Italia. Altri due hanno deciso di affrontare il processo ordinario. Secondo i loro legali, l’esito non potrà essere diverso da questo. Assolti. I sei cittadini Tamil dello Sri Lanka, residenti nel Biellese, arrestati nel giugno di tre anni fa con l’accusa di terrorismo internazionale, sono stati riconosciuti innocenti. Una decisione arrivata lunedì della scorsa settimana dal Tribunale di Napoli, dove s’è svolto il processo. La sentenza, con rito abbreviato, è stata di assoluzione per 29 di loro, residenti in tutta Italia. Altri due hanno deciso di affrontare il processo ordinario. Secondo i loro legali, l’esito non potrà essere diverso da questo.

La difesa. «Ho sempre dichiarato di essere ottimista - spiega Vainer Burani, uno degli avvocati difensori del gruppo Tamil, da Reggio Emilia -. Non posso comunque non essere soddisfatto. Già nel corso del processo mi ero convinto che sarebbe andata a finire così. L’impianto accusatorio infatti non stava in piedi. Era evidente. Venivano addebitate responsabilità incredibili, senza uno straccio di prova. Le presunte estorsioni di cui dovevano rispondere i miei clienti, per fare un esempio, erano l’esclusione dalla locale squadra di calcio per chi non dava soldi al fondo comune che la comunità raccoglieva... Mi verrebbe da ridere, se non ci fosse da piangere, pensando alla galera e ai guai che tante persone innocenti hanno passato in questi anni. C’era un’evidente sproporzione tra le incredibili presunte responsabilità e la realtà dei fatti emersi in aula. La diaspora e la lotta di un popolo sono state trasformate in un’organizzazione criminale di tipo terroristico. Incredibile».

Le contraddizioni. L’arresto dei rappresentanti della comunità Tamil in Italia, con l’accusa di estorsione e associazione terroristica, avvenuto su ordine delle procure di Napoli e di Palermo, era finito sulle prime pagine dei quotidiani nazionali e sui telegiornali della sera con titoli che già erano una sentenza di condanna: “Sgominata la rete delle Tigri Tamil in Italia”. Pochi giorni dopo, senza nessun clamore mediatico, alcuni giudici dei tribunali delle città in cui erano avvenuti gli arresti non avevano convalidato la metà dei fermi per mancanza di prove, giudicando illegittimi i provvedimenti di custodia cautelare ordinati dalle procure e rimettendo quindi una decina di Tamil in libertà e dando ad altri cinque i domiciliari o l’obbligo di dimora. Ma i procuratori di Napoli e di Palermo, in contrasto con la decisione di questi giudici, avevano reiterato l’ordine di fermo, e così, nella notte successiva la Digos aveva riportato in carcere tutti i Tamil. «Incomprensibile - aggiunge oggi l’avvocato -. Si è trattato di un comportamento eccezionale. Un pubblico ministero assume un atteggiamento simile solo in presenza di prove schiaccianti e inconfutabili, di fronte al pericolo imminente di reiterare il reato da parte dei sospettati. Abbiamo visto com’è finita... Una brutta storia».

Il contesto. Gli esuli Tamil rappresentano una comunità di minoranza nello Sri Lanka, a maggioranza Singalese. Dagli anni Ottanta del secolo scorso e per un ventennio nel Paese c’è stata una sanguinosa guerre civile. Una trentina di stati occidentali, tra cui Stati Uniti e la Gran Bretagna, hanno dichiarato associazione terroristica le Tigri Tamil, che secondo i magistrati napoletani e palermitani ricevevano aiuti in denaro dall’Italia, che ha cospicue comunità a Reggio Emilia, a Roma, a Genova, a Palermo, a Bologna, a Napoli e a Trivero (oltre duecento persone).

Il retroscena. Ma cosa c’è stata dietro l’operazione di polizia del 18 giugno 2008, che tanto clamore ha suscitato anche nella nostra provincia? Secondo diversi osservatori, una forzatura da parte dei servizi segreti dello Stato asiatico, che ha trovato terreno fertile nel nostro Paese. Dalla carte del processo i collegamenti tra i Tamil italiani e i loro compatrioti sono stati confermati come risaputo da qualsiasi osservatore nazionale e internazionale che frequenta questa comunità. L’avvocato Burani, però, mette in evidenza alcuni aspetti importanti: «Anche lo Stato italiano e alcune associazioni cattoliche, come la Comunità di Sant’ Egidio, spesso ambasciatrice della politica estera vaticana, durante la guerra civile portarono aiuti umanitari ed ebbero rapporti diplomatici, con l’obiettivo di mediazione tra le parti, con esponenti delle Tigri Tamil. Che facciamo allora, mettiamo sotto accusa il Ministro dell’Interno? La raccolta di fondi c’è stata, ma le modalità e le finalità prospettate dalle accuse erano assurde. La vicenda Sri Lanka, inoltre, è complessa».

Qui Trivero. «Sono da sempre una comunità molto ben inserita nel nostro paese - spiega il sindaco Massimo Biasetti -. I triveresi pensano che i Tamil siano brave persone. Perché così si sono sempre comportati. Sono molto legati alle loro tradizioni, ma non c’è chiusura rispetto all’esterno. Siamo sempre invitati alle feste e alle manifestazioni che organizzano. E c’è un dialogo costante. I loro bambini frequentano le scuole pubbliche e non ci sono mai state tensioni di alcun tipo. Sono persone che lavorano, stimate. La vicenda ovviamente ci aveva molto colpito. Sono quindi contento per l’esito giudiziario». «Da tempo la comunità Tamil ci ha chiesto un incontro pubblico per esporre la loro situazione. Abbiamo dato l’ok. Adesso dovremo solo fissare la data» conclude il “primo cittadino”.

28 giugno 2011

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