Quel muro che nasconde il Museo della città
(22 feb) Percorrendo via Pietro Micca da nord verso sud, giunti all’incrocio con via Arnulfo, non si può fare a meno di notare, sulla destra, quell’enorme muraglione bianco e ormai malconcio, che nasconde la vista del Chiostro di San Sebastiano. E’ una parte di fabbricato che ha ospitato negli anni addietro prima la fabbrica, poi la scuola Piacenza, dove si faceva formazione. Un muro di cinta datato 1911 che sostituì quello che una volta delimitava l’orto dei frati e che aveva una importante valenza storica. Questo, invece, nonostante sia tutelato dalla Soprintendenza regionale, è un rifacimento successivo. Percorrendo via Pietro Micca da nord verso sud, giunti all’incrocio con via Arnulfo, non si può fare a meno di notare, sulla destra, quell’enorme muraglione bianco e ormai malconcio, che nasconde la vista del Chiostro di San Sebastiano. E’ una parte di fabbricato che ha ospitato negli anni addietro prima la fabbrica, poi la scuola Piacenza, dove si faceva formazione. Un muro di cinta datato 1911 che sostituì quello che una volta delimitava l’orto dei frati e che aveva una importante valenza storica. Questo, invece, nonostante sia tutelato dalla Soprintendenza regionale, è un rifacimento successivo.
Non si può abbattere. Ci hanno provato in molti a buttarlo giù quel muraglione, andando però sempre incontro alle resistenze della Soprintendenza. Poco importa se viene ormai tenuto su con degli antiestetici pali d’acciaio che lo puntellano. «Se era veramente una testimonianza da preservare - sottolinea l’assessore alla cultura e ai lavori pubblici Andrea Delmastro - occorrerebbe chiedere a chi ha autorizzato la demolizione della fabbrica/scuola Piacenza, ossia la Soprintendenza, perchè non lo ha tutelato. Ora questo involucro senza senso ha perso molto del suo valore documentario: costituisce solo un imbuto, che impedisce la vista del prospetto posteriore dell'edificio cinquecentesco che contiene il Chiostro. La demolizione del muro consentirebbe quindi di valorizzare l'affaccio, praticamente sconosciuto nelle sue effettive dimensioni in quanto imbragato dalle superfetazioni che dall'inizio dell'ottocento lo hanno cancellato dalla "memoria collettiva"». Posizioni forti da parte del Comune che, però, ad oggi non hanno ancora trovato riscontro a Torino e il muro continua a rimanere lì.
Come sarebbe via Pietro Micca. Sono già stati fatti dei progetti per capire quale sarebbe la visuale in via Pietro Micca senza il muraglione. Questa è una battaglia che è stata portata avanti da diverse amministrazioni, di qualsiasi colore politico. All’altezza di via Arnulfo si avrebbe un grosso spiazzo capace anche di collegare maggiormente, senza barriere, il centro della città al polo culturale di Biella. «Quello che proponiamo - aggiunge Delmastro - è di lasciare un piedi una parte di muro vicino alla Palazzina Piacenza. Due o tre metri lineari, curati e recuperati, per ricordare che lì c’erano i confini della fabbrica prima e della scuola di formazione poi. Tuteleremmo la memoria e daremmo alla città un nuovo volto. Mi auguro che le forze politiche di qualsiasi colore, quelle sociali e i cittadini si facciano sentire. Vorremmo capire se anche loro sono d’accordo sull’inutilità di quel muraglione o meno, per muoverci di conseguenza».
Tra i beni tutelati non c’è il monoblocco. L’elenco dei beni tutelati e considerati storicamente rilevanti contiene sì il muraglione di via Pietro Micca, ma non il monoblocco che ospita l’ospedale e che potrebbe dunque essere demolito dall’oggi al domani. «Sono incongruenze che cercheremo di andare a correggere con la Soprintendenza anche se non sarà facile» conclude Delmastro.
22 febbraio 2011