Marco Debernardi presenta le sue poesie

Nel libro dell'ex imprenditore una selezione di pensieri "by night".

Marco Debernardi presenta le sue poesie
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Marco Debernardi presenta le sue poesie. Nel libro dell'ex imprenditore una selezione di pensieri "by night".

Marco Debernardi presenta le sue poesie

È in calendario per lunedì 9 dicembre al centro sportivo Sportec di Gaglianico (inizio alle 18), la presentazione del libro "Le mie poesie", selezione di pensieri maturati "by night" in lustri di vita vissuta a Biella. L'autore è Marco Debernardi, biellese doc, classe di ferro 1946. Ex imprenditore tessile, Debernardi lega il proprio nome alla Biellese, di cui sarà comproprietario e manager per 18 intensi anni. È proprio sotto questa gestione che la squadra sfiora i fasti della serie B, attirando allo stadio spettatori a migliaia e giocando sui campi più prestigiosi a qualunque latitudine della Penisola. Persona di cultura e a modo, dotata di humour anglosassone-style, divora libri di un certo livello e autori di chiaro spessore letterario. Amante dei film d'autore è deliziato dalla bravura di Charlize Theron, la sua attrice preferita. Adora la musica d'autore italiana ed è affascinato dalla bravura di cantautori del calibro di un altro Conte (Paolo) e di Vecchioni, Guccini, De Gregori e De Andrè, magari lontani dalle sue idee politiche, ma meritevoli di attenzioni per il singolo modo di interpretare canzoni come se fossero poesie.

Chi è

Marco Debernardi è uomo che non finisce di stupire nel suo modo di fare (e di essere...) straordinariamente genuino e sanguigno. Straordinariamente vero! Se la veste calcistica lo identifica nella passione nuda e cruda di un raro esempio (superstite!) di gentleman sportivo, la quotidianità lo consegna, e lo celebra, alle cronache in uno spaccato sconosciuto ai più, dove intelligenza, acume e savoir faure si mischiano, con i dovuti paragoni, a quel velo di tristezza che accomuna i più grandi pensatori della storia. Le sue riflessioni, spesso azzardi figli della notte, da "Solitudine" a "Peccatore" passando dalla sua verità struggente di "A Marilyn", danno la sensazione di essere contaminate da riflessi alla Baudelaire, in un telo tessuto a doppio fil-rouge sullo struggente decadentismo dai Poeti Maledetti del XIX° Secolo (Verlaine, Mallarmé, Rimbaud, Praga, Proust, Wilson, Campana, Valéry). Il suo è un "decadentismo" a volte congruo, a volte involontario, sempre in simbiosi con le donne e l'infinito "estro vagabondo", che Charles Baudelaire usa per coltivare i suoi "Fiori del male" e che lui, invece, dissemina nel celebrare emotività, vita e amore, spesso conflittuale, tendente al ricordo, ma proiettato al modernismo. Pungente, ironico e sempre diretto.

Celebre

La frase celebre che ne caratterizza il pensiero dice molto, se non tutto: "Le aquile possono saltuariamente volare più in basso delle galline, ma le galline non potranno mai salire alle altitudini delle aquile" (da Note di un Pubblicista - 1922, Vladimir Lenin).

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