"Aiutiamo i fratelli"

"Aiutiamo i fratelli"
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(28 giu) S’è fatto tre mesi di carcere a Biella e altrettanti agli arresti domiciliari. Ma se gli chiedi dell’ingiusta detenzione, alla luce dell’esito del processo, scrolla le spalle e quasi sorride. Saranno dettagli, ma fanno un certo effetto. Così come le sue parole: «Nel mio Paese, nel solo 2009, sono state massacrate 40 mila persone... Un genocidio. Quello che ho subìto, nel confronto, non è nulla». Civarajah Sinnathurai, 49 anni, dal 1989 residente nel Biellese è uno dei tre/quattro punti di riferimento della comunità Tamil in Italia, che conta circa 8-9 mila persone. In zona lo conoscono un po’ tutti, amministratori compresi. Aveva sospeso la sua attività politica e culturale in favore della sua gente. Ma ora conta di riannodare i fili. Non è un uomo sconfitto. Anzi. S’è fatto tre mesi di carcere a Biella e altrettanti agli arresti domiciliari. Ma se gli chiedi dell’ingiusta detenzione, alla luce dell’esito del processo, scrolla le spalle e quasi sorride. Saranno dettagli, ma fanno un certo effetto. Così come le sue parole: «Nel mio Paese, nel solo 2009, sono state massacrate 40 mila persone... Un genocidio. Quello che ho subìto, nel confronto, non è nulla». Civarajah Sinnathurai, 49 anni, dal 1989 residente nel Biellese è uno dei tre/quattro punti di riferimento della comunità Tamil in Italia, che conta circa 8-9 mila persone. In zona lo conoscono un po’ tutti, amministratori compresi. Aveva sospeso la sua attività politica e culturale in favore della sua gente. Ma ora conta di riannodare i fili. Non è un uomo sconfitto. Anzi.

Il racconto. «Non ho mai avuto paura per la mia vita - dice l’uomo, operaio tintore a Trivero, sposato e con un figlio -. Anche se sono sempre prudente e in Sri Lanka non posso tornare. In tutta questa vicenda, infatti, sono convinto che i servizi segreti del mio Paese abbiano avuto un ruolo importante. La campagna contro di noi non ha toccato solo l’Italia, ma anche la Francia e la Germania. E così oggi tante persone hanno timore di esporsi, nelle manifestazioni o sui giornali. Il pericolo sono le ritorsioni. Grazie a Internet è facile essere schedati dalla polizia del nostro Paese, rischiando l’arresto se rimettiamo piede in patria».

La mia lotta. Civarajah Sinnathurai parla un italiano corretto, oltre a un inglese perfetto, ovviamente, vista la colonizzazione del suo Paese da parte della Gran Bretagna. Ha un fisico massiccio e un’aria mite. «Le Tigri Tamil non sono soltanto una formazione armata - ci tiene a spiegare -. Controllano parte del territorio, portando avanti uffici pubblici, banche, scuole, ospedali e altro. Poi certo c’è una componente militare, che ha lottato contro il genocidio perpetrato dal governo. Chi l’ha fatto per noi è un eroe. Ogni anno riusciamo a far arrivare ai nostri connazionali tra i 5 e i 6 mila euro. In Italia non sono molti soldi, ma laggiù rappresentano una cifra importante».

Legalità. «Il nostro comportamento è irreprensibile - aggiunge l’uomo -. Collaboriamo con lo Stato italiano e con i vari Comuni. Da sempre. Nel Biellese qualche Tamil arriva ancora, anche se di lavoro non ce n’è più come una volta. Siamo per la legalità e per il rispetto delle leggi. Ma certo non possiamo non aiutare i nostri fratelli che vengono massacrati». Nella foto il leader Tamil

28 giugno 2011

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