In coda per avere la social card

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In coda per avere
la social card
Centinaia i biellesi che richiedono i  40 euro mensili
 
«Non pensavo che tanta gente fosse in una situazione così difficile». Le amare parole di Paolo Gastaldi, direttore del Caaf Cisl di via Garibaldi, danno la misura del fenomeno che da lunedì è scoppiato anche nel Biellese in tutta la sua drammaticità. Dopo gli annunci del governo Berlusconi sull’avvio della distribuzione della cosiddetta “social card”, la tessera magnetica che dà diritto a un credito di 40 euro mensili per far fronte alle spese alimentari ed energetiche, in provincia centinaia di persone si sono riversate - e ogni mattina continuano a farlo - negli uffici dei patronati e degli enti preposti per verificare se abbiano o meno diritto al beneficio.
 

 

In coda per avere la social card
Centinaia i biellesi che richiedono il credito di 40 euro al mese

 
   
«Non pensavo che tanta gente fosse in una situazione così difficile». Le amare parole di Paolo Gastaldi, direttore del Caaf Cisl di via Garibaldi, danno la misura del fenomeno che da lunedì è scoppiato anche nel Biellese in tutta la sua drammaticità. Dopo gli annunci del governo Berlusconi sull’avvio della distribuzione della cosiddetta “social card”, la tessera magnetica che dà diritto a un credito di 40 euro mensili per far fronte alle spese alimentari ed energetiche, in provincia centinaia di persone si sono riversate - e ogni mattina continuano a farlo - negli uffici dei patronati e degli enti preposti per verificare se abbiano o meno diritto al beneficio. In via Garibaldi, caso preso a mo’ di esempio, ogni giorno è un assalto. «L’affluenza è elevatissima», spiega il direttore, senza nascondere un po’ di affanno nella concitazione di questi giorni di emergenza. «Sono venute più persone del previsto - aggiunge - e l’esito dei colloqui mi permette di trarre due prime conclusioni. La prima: le previsioni del Ministero dell’Economia, che parlano di un milione e 320mila aventi diritto, sono senz’altro sottostimate. La seconda: moltissima gente, credendo di avere diritto alla carta, viene ai nostri sportelli pur senza aver ricevuto la lettera del Ministero. E questo significa che, in fondo, le famiglie in difficoltà sono ben più di quelle che si pensa».

Le verifiche effettuate negli uffici del Centro di assistenza fiscale della Cisl, effettivamente, hanno dimostrato che i dati diffusi dal Ministero di via XX Settembre non sempre si sono rivelati aggiornati. Secondo Gastaldi,  «sono capitati casi di persone che, pur non avendo ricevuto la comunicazione che annunciava loro la possibilità di ricevere la carta,  dopo le verifiche hanno invece avuto accesso al beneficio». Al contrario, però, «è plausibile - aggiunge il direttore - che qualcuno in questi giorni abbia ricevuto la tessera pur senza averne in realtà i requisiti». A creare scompiglio, infatti, erano le non limpidissime indicazioni date dal dicastero, le quali hanno dato origine in più casi a un equivoco interpretativo. «Una circolare dell’Inps - spiega il direttore - ha infine tentato di far chiarezza, in realtà rendendo le acque ancora più torbide. Da questo documento, comunque, pare ormai chiaro che l’Isee inferiore ai 6mila euro non sia un requisito esaustivo, perché nel calcolo del reddito bisogna tenere presenti anche eventuali trattamenti sociali esenti Irpef». La sostanza è che possono verificarsi casi paradossali di persone che vivono con una pensione sociale minima, e quindi in condizioni di indigenza, ma alle quali il solo diritto a una maggiorazione sociale, ad esempio per un’invalidità, nega di fatto il diritto al beneficio. Ed è questo il motivo per cui, almeno alla Cisl, la verifica dei requisiti Isee viene fatta rigorosamente seguire da una verifica del patronato: «Il rischio - chiarisce il direttore - in caso di autocertificazione di un requisito che in realtà non si ha è molto alto: le multe partono da 5mila euro». E una volta ottenuta la carta? «Anche qui i problemi non mancano - conclude Gastaldi -. La tessera obbliga a effettuare gli acquisti nei negozi che hanno il servizio bancomat o carta di credito, il che automaticamente esclude i piccoli negozi di vicinato e gli ambulanti». E considerato che i beneficiari della tessera sono per lo più anziani oltre i 65 anni (solo nel 3% dei casi sono state famiglie con bimbi piccoli a fare la richiesta al Caf di via Garibaldi), c’è da pensare che un tale vincolo non sarà di poco conto.

Veronica Balocco 

4 dicembre 2008 

    

 

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