Il Torino Film Festival omaggia il regista biellese cult Armando Crispino

Il Torino Film Festival omaggia il regista biellese cult Armando Crispino
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Dieci anni fa, il 6 ottobre 2003, moriva a Roma, all’età di 78 anni, Armando Crispino. Il regista, nato a Biella il 18 ottobre 1924, nel decennale della scomparsa viene ricordato con un libro - Macchie solari. Il cinema di Armando Crispino, dal titolo di uno dei suoi film più celebri, scritto dal critico cinematografico Claudio Bartolini - che sarà presentato domenica alle 15 nella sede del circolo Arci di Torino (via Verdi 34). La sera, alle 21.30, il Torino Film Festival presenterà al Massimo 3 (Via Verdi 18) il film che, insieme a Macchie solari, rese Crispino regista di culto, L’etrusco uccide ancora. La proiezione sarà introdotta dal figlio, Francesco, autore, nel 2007, del documentario Linee d’ombra sul cinema del padre.

Libro. «Un professionista nato come intellettuale e giunto all’industria cinematografica dai binari della critica e del giornalismo». Così Bartolini definisce Armando Crispino. E il suo saggio è uno strumento importante, e ben documentato, che costituisce una preziosa occasione per (ri)scoprire, attraverso la pagina scritta e vista la difficile reperibilità dei film (quasi del tutto assenti dal mercato video italiano), un cineasta che esplorò in maniera originale i generi nell’età d’oro del cinema italiano popolare, gli anni Sessanta e Settanta.
Laureato in giurisprudenza, Crispino fu responsabile della pagina culturale e critico cinematografico de “L’Unità” a Torino, città nella quale contribuì a fondare un cineclub. Poi, nel 1951, il grande salto, il trasferimento a Roma.
Nel corso degli anni, tra progetti non realizzati e film suoi portati a termine, lavorò - in veste di aiuto regista, soggettista, sceneggiatore - con autori prestigiosi come Luigi Comencini, Carlo Lizzani, Pietro Germi, Giuliano Montando e, in particolare, Antonio Pietrangeli. L’esordio dietro la macchina da presa, dopo un episodio non accreditato de L’amore difficile (1962), avviene, pur in coabitazione, nel 1966 con la commedia boccaccesca a episodi Le piacevoli notti, firmata insieme a Luciano Lucignani. Per Crispino inizia un viaggio dentro i generi e il cinema popolare nel quale si inscriverà tutta la sua filmografia (che comprende otto titoli e si concentra in dieci anni scarsi). E per la sua prima, completa, regia il cineasta biellese affronta lo spaghetti western con John il bastardo. È il 1967 e negli anni che seguiranno Crispino si avventurerà nel cinema di guerra (Commandos, 1968) e nel musicarello ormai agli sgoccioli (Faccia da schiaffi, 1970, con Gianni Morandi). Sempre «seguendo la tendenza che lo vede vampirizzare con la propria poetica i generi alla moda», come sottolinea Bartolini, Crispino esplora il thriller con L’etrusco uccide ancora (1972), campione d’incassi nel 1972/’73 con oltre un miliardo di lire nelle sole città capozona, e con Macchie solari (1975) - rispettivamente misteriosi omicidi a Spoleto durante il Festival dei Due Mondi e in una Roma di ferragosto vuota.

Concludono la sua filmografia due film che, in maniera diversa, si immergono nella sessualità: La badessa di Castro (1974) con Barbara Bouchet e la parodia horror-erotica Frankenstein all’italiana (1975).
Poi, solo progetti incompiuti. Il cinema italiano stava cambiando e non c’era più posto per registi come Armando Crispino.
Giuseppe Gariazzo

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