Il museo “Falseum” diventa realtà

Il museo “Falseum” diventa realtà
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«Sarà vero?». Si avvolge così, srotolandolo, il filo del gomitolo che fa del “Falseum” il museo che, per paradosso, si costruisce anche e soprattutto con il contrario, il vero appunto. È così che è stato costruito il museo, unico in Italia, che domani - fino a domenica - sarà inaugurato con il Festival “Fake”, al Castello di Verrone. Percorso interattivo permanente, curato da Massimo Venegoni, “Falseum” apre le proprie porte all’interrogativo. Ed è da lì, dal punto di domanda, che comincia la visita delle sue sale. 

Il Regno del Falso (sala 3) si schiude nelle immagini di falso e di falsi - banconote, quadri, griffe, visi, bufale finte - che spingono da subito alla critica. E in senso fisico: la Quadrisfera, che gioca su specchi e monitor, ci proietta il visitatore all’interno. E conduce, nella dimensione sospesa, che capovolge soffitto e pavimento - guardare a terra per credere -, del Falso scientifico (sala 5): un laboratorio tra alchimia e scienza, che invita a distinguere il falso dal vero. Come? Tra scaffali polverosi e  mappamondi, spunta il rasoio di Occam. Da una cornice, poco più in là, ronzio di mosca e voce inaspettata invitano a guardare e sentire ciò che Galileo Galileo - fissare un quadro per credere ai propri occhi - suggerisce ai viaggiatori. L’aiuto della logica, per la quale «delle due spiegazioni quella più semplice è quella vera», traghetta nella sala della Fabbrica del falso, (sala 6) dove con una non-verità passata alla storia, qualcuno ha costruito un’identità, e conseguenze anche. Sarà vero, ad esempio, che la donazione di Costantino è falsa? E il kilt, simbolo della Scozia per eccellenza, non è che una tradizione che più bufala non si può? 

Il viaggio prosegue tra le epoche: al “Falseum” si incontra l’ultimo maestro dei Templari, Jacques de Molay, che mette in guardia dalla Voce che corre (sala 8) e si trasforma in leggenda, calunnia, tragedia. Mai sentito raccontare del coccodrillo bianco nelle fogne di New York? Sarà vero? Ma il falso ha anche la faccia del bello, dell’arte, lo si scopre raggiungendo la Sinfonia della Torretta (sala 9). E ancora vive, tra le pieghe dell’attualità, come Falso mediatico (sala 10): dentro - fare attenzione al chroma key per credere - al telegiornale o nella manipolazione di una fotografia o tra le maglie di Internet. 

E se tutto ciò che è stato visto fin lì non fosse vero? Serve specchiarsi a “Copia di specchio”, il “falso vero” di Michelangelo Pistoletto, per vedersi alla ricca mensa di FalSumus (sala 11). E credere a Simone Vialardi di Verrone, signore dell’antica famiglia, al quale basta un cenno per far scomparire il suo castello. Bugia? “Falseum” riporta i visitatori alla realtà lasciando loro l’insegnamento, perchè il museo è un vaccino: nella Camera di Pinocchio, il burattino lo insegna ai piccoli.

Così, dopo otto anni di gestazione, si mostra “Falseum”. Così lo presentano il sindaco Cinzia Bossi e i gestori: la cooperativa Clorofilla, E20Progetti, Associazionedidee, l’associazione StileLibero e la Pro Loco di Verrone. Tutto vero, garantiscono. 

Giovanna Boglietti            

«Sarà vero?». Si avvolge così, srotolandolo, il filo del gomitolo che fa del “Falseum” il museo che, per paradosso, si costruisce anche e soprattutto con il contrario, il vero appunto. È così che è stato costruito il museo, unico in Italia, che domani - fino a domenica - sarà inaugurato con il Festival “Fake”, al Castello di Verrone. Percorso interattivo permanente, curato da Massimo Venegoni, “Falseum” apre le proprie porte all’interrogativo. Ed è da lì, dal punto di domanda, che comincia la visita delle sue sale. 

Il Regno del Falso (sala 3) si schiude nelle immagini di falso e di falsi - banconote, quadri, griffe, visi, bufale finte - che spingono da subito alla critica. E in senso fisico: la Quadrisfera, che gioca su specchi e monitor, ci proietta il visitatore all’interno. E conduce, nella dimensione sospesa, che capovolge soffitto e pavimento - guardare a terra per credere -, del Falso scientifico (sala 5): un laboratorio tra alchimia e scienza, che invita a distinguere il falso dal vero. Come? Tra scaffali polverosi e  mappamondi, spunta il rasoio di Occam. Da una cornice, poco più in là, ronzio di mosca e voce inaspettata invitano a guardare e sentire ciò che Galileo Galileo - fissare un quadro per credere ai propri occhi - suggerisce ai viaggiatori. L’aiuto della logica, per la quale «delle due spiegazioni quella più semplice è quella vera», traghetta nella sala della Fabbrica del falso, (sala 6) dove con una non-verità passata alla storia, qualcuno ha costruito un’identità, e conseguenze anche. Sarà vero, ad esempio, che la donazione di Costantino è falsa? E il kilt, simbolo della Scozia per eccellenza, non è che una tradizione che più bufala non si può? 

Il viaggio prosegue tra le epoche: al “Falseum” si incontra l’ultimo maestro dei Templari, Jacques de Molay, che mette in guardia dalla Voce che corre (sala 8) e si trasforma in leggenda, calunnia, tragedia. Mai sentito raccontare del coccodrillo bianco nelle fogne di New York? Sarà vero? Ma il falso ha anche la faccia del bello, dell’arte, lo si scopre raggiungendo la Sinfonia della Torretta (sala 9). E ancora vive, tra le pieghe dell’attualità, come Falso mediatico (sala 10): dentro - fare attenzione al chroma key per credere - al telegiornale o nella manipolazione di una fotografia o tra le maglie di Internet. 

E se tutto ciò che è stato visto fin lì non fosse vero? Serve specchiarsi a “Copia di specchio”, il “falso vero” di Michelangelo Pistoletto, per vedersi alla ricca mensa di FalSumus (sala 11). E credere a Simone Vialardi di Verrone, signore dell’antica famiglia, al quale basta un cenno per far scomparire il suo castello. Bugia? “Falseum” riporta i visitatori alla realtà lasciando loro l’insegnamento, perchè il museo è un vaccino: nella Camera di Pinocchio, il burattino lo insegna ai piccoli.

Così, dopo otto anni di gestazione, si mostra “Falseum”. Così lo presentano il sindaco Cinzia Bossi e i gestori: la cooperativa Clorofilla, E20Progetti, Associazionedidee, l’associazione StileLibero e la Pro Loco di Verrone. Tutto vero, garantiscono. 

Giovanna Boglietti            

 

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