Il grande Pickman sbalordì i biellesi nel lontano 1890

Il grande Pickman sbalordì i biellesi nel lontano 1890
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Persino il professor Lombroso ci capì poco o nulla. Ciò di cui era stato testimone, insieme ad altri scienziati, ad altri intelletti elevati, ad altri uomini di cultura, lo aveva colpito, ma non era riuscito a spiegarsi come era stato possibile. Lo spettacolo offerto al teatro Scribe il 10 marzo 1890 era stato davvero straordinario: i cervelli positivi e razionali presenti in sala non erano stati in grado di cogliere la benché minima incrinatura, la più piccola crepa, la più esile traccia di macchinazione atta a gabbare gli spettatori paganti. Il trucco, se cera, era celato così bene che teste buone come il fisico Andrea Naccari, il botanico Oreste Mattirolo, lavvocato on. Guido Fusinato, il letterato Giuseppe Giacosa, il patologo Camillo Bozzolo, il poeta Arturo Graf e tanti altri, non ebbero modo di individuarlo. In altre parole quel demonio del Pickman li aveva non tanto menati per il naso quanto piuttosto sbalorditi, sorpresi, spiazzati, stupefatti.  Chi era dunque il signor Pickman, anzi Monsieur Pickman? Chi era il fenomeno paranormale del giorno, il talento fuori dal comune capace di impressionare gente adusa al medianismo, allo spiritismo e a tutte quelle discipline in gran voga allora e, soprattutto, nella Torino più occultista di tutti i tempi? La Gazzetta Piemontese scrisse: Egli è un uomo sulla quarantina, biondo fulvo, occhi cerulei, barba alla nazarena, statura giusta, corporatura snella. Ha bella presenza e porgere naturale, senza affettazioni. Nato a Liegi nel 1857, Jean Lambert, in arte Pickman, sapeva catalizzare lattenzione già solo facendosi anticipare dalla sua biografia di malato di mente. Si qualificava come un nevropatico, un isterico e dichiarava di essere stato un tempo al manicomio con la camicia di forza e ancora adesso, talvolta, va soggetto ad attacchi di nevrosi di forme epilettiche. Abbinare un grave disturbo neurologico a inspiegabili facoltà soprannaturali era una trovata di sicuro effetto, unesca alla quale un certo pubblico non poteva resistere. E superato il test dei cervelloni, le masse avrebbero risposto accorrendo per vedere non il solito prestidigitatore, il solito mago, il solito illusionista. E così avvenne. Pickman rimase in cartellone per mesi e i suoi manifesti tappezzarono la città fino a renderlo più conosciuto del re. Ma che cosa faceva di tanto mirabile? Il belga, con molta modestia, si presentava come liseur de pensées. Sì, proprio così: leggeva nel pensiero. O, meglio, lasciava che le menti esercitassero su di lui un potere di sensibilizzazione tale da metterlo in condizione di ricevere e di vedere chiaramente il frutto delle altrui meningi. I suoi esperimenti suscitavano paura, ammirazione, fantasticherie di ogni tipo e, alla fine, sempre stando alla stampa dellepoca, ci si perde nel gran mare delle induzioni e dei problemi più straordinari relativi allipnotismo, alla seconda coscienza, alla chiaroveggenza, alla suggestione, ecc.. Ecco perché, sebbene le implicazioni per la neonata dottrina criminologica fossero più che evidenti (il numero detto dellassassino, con il colpevole svelato senza fallo dal mentalista, era il più celebre e acclamato), il suddetto autorevole professor Lombroso, quella sera del 10 marzo 1890, alluscita non poté esprimersi da par suo e, semplicemente, decise di glissare senza esporsi troppo. Secondo lui il Pickman era un vero nevropatico, che subisce la suggestione ipnotica, e in quello che fa non vi è ombra di inganno. Nove anni dopo quellindimenticabile esordio italiano, il Pickman arrivò a Biella. I suoi numeri erano ormai più che noti, la sua fama lo precedeva togliendogli non poco del fascino della novità, ma il Teatro Sociale era pur sempre un palco di provincia e non si poteva pretendere di godere di esclusive o di anteprime internazionali. Ecco perché quelle sue sedute sperimentali, in due distinte occasioni, suscitarono tra i biellesi una certa eccitazione. Il primo passaggio avvenne allinizio di febbraio e fu salutato da La Parola del Biellese con un trafiletto di puro entusiasmo. Il foglio di ispirazione liberale accolse il leggitore del pensiero per quel che era, ovvero un ottimo intrattenitore grazie al quale trascorrere una piacevole serata. Biella schierò a sua volta gli ingegni più fini a disposizione: il medico dottor Paschetto, il collega Vigna, i professori di liceo Barbero, Ferraris e Zublena. Dapprima con gli esperimenti di trasmissione a lui stesso del pensiero ordinante delle guide, eseguì diversi atti veramente meravigliosi, con cui dimostrò che realmente egli subisce laltrui volontà, e questo fece col controllo e con la guida di persone note e stimate, cioè dei suddetti dottori e docenti. Poi manifestò la sua grande potenza di ipnotizzatore agendo su un nugolo di giovani spettatori. Tre spettacoli da tutto esaurito e chiacchiere per settimane in città e nel contado. Di segno contrario furono i commenti dellorgano diocesano, Biella Cattolica, per il ritorno di Pickman nel mese di ottobre seguente. Le pagine clericali dichiararono tutto il sollievo dei credenti per il fatto che alla celebrità ospite fu impedito di esibirsi nei suoi esercizi di ipnosi, anche se la divinazione del pensiero ci si avvicinava di molto e, per questa ragione, la penna de Biella Cattolica si augurava che non si ripetessero più. La Chiesa di fine Ottocento non vedeva di buon occhio quelle tecniche che portavano alla diminuzione o alla soppressione, seppur momentanea, della coscienza e della volontà. Ma il teatro era ancora una volta strapieno. Eppure il cronista ci tenne a sottolineare che il pubblico però nel complesso mostrò stanchezza. Il 25 ottobre 1899 lo stesso bisettimanale decise di chiarire la sua posizione in merito con un pezzo a due colonne dal titolo Di nuovo le diavolerie al Teatro Sociale. Una citazione è dobbligo: Noi le diciamo diavolerie senzaltro perché a parte ciò che vi può essere di ciurmeria e ciarlataneria, molti dei fenomeni che vi si producono non si possono spiegare con mere cause naturali: e le cause razionali preternaturali che si prestano a tali prestigi non possono essere che gli spiriti cattivi. Daltro canto anche il Consiglio Superiore Sanitario del Regno dItalia, fin dal 1886, aveva giudicato che gli spettacoli di ipnotizzazione possono portare un perturbamento profondo nella impressionabilità del pubblico per poi concludere che, per fatti scientificamente provati e ufficialmente confermati, la ipnotizzazione possa riuscir nociva agli individui. Certi spettacoli andavano vietati. E vietati furono: e fu bene. Va da sè che il Pickman non rinunciò alla sua primaria fonte di sostentamento. Senza contare che, in quegli stessi anni, negli stabilimenti idroterapici biellesi lipnosi era comunemente praticata come terapia per pazienti sofferenti di nervi. I cattolici, più che intransigenti, si dimostrarono anacronistici bacchettoni e avrebbero fatto meglio a godersi le strepitose performance del fenomenale Pickman. Anche perché le querelle oscurantiste e seriose risultavano essere tutta pubblicità a buon prezzo per quellanimale da palcoscenico che era il belga più famoso del momento. Nellautunno del 1911, tre lustri prima di morire, il commendator Pickman tornò a Biella dopo lennesima trionfale tournée italiana. I padri che non lo avevano dimenticato spesero volentieri i soldi del biglietto per portare al Sociale i figli nella certezza di far loro un bel regalo. Ma questa volta il Biellese non degnò levento di una riga. Solo i materialisti del Corriere Biellese segnalarono, pur senza convinzione, lavvenimento, a riprova del fatto che non è la censura o il credo a fermare lappetito delle esperienze più proibite (o supposte tali), bensì labitudine e la noia, che spengono anche i pruriti più morbosi e gli influssi più perniciosi (o temuti per tali).Danilo Craveia

Persino il professor Lombroso ci capì poco o nulla. Ciò di cui era stato testimone, insieme ad altri scienziati, ad altri intelletti elevati, ad altri uomini di cultura, lo aveva colpito, ma non era riuscito a spiegarsi come era stato possibile. Lo spettacolo offerto al teatro Scribe il 10 marzo 1890 era stato davvero straordinario: i cervelli positivi e razionali presenti in sala non erano stati in grado di cogliere la benché minima incrinatura, la più piccola crepa, la più esile traccia di macchinazione atta a gabbare gli spettatori paganti. Il trucco, se cera, era celato così bene che teste buone come il fisico Andrea Naccari, il botanico Oreste Mattirolo, lavvocato on. Guido Fusinato, il letterato Giuseppe Giacosa, il patologo Camillo Bozzolo, il poeta Arturo Graf e tanti altri, non ebbero modo di individuarlo. In altre parole quel demonio del Pickman li aveva non tanto menati per il naso quanto piuttosto sbalorditi, sorpresi, spiazzati, stupefatti.  

Chi era dunque il signor Pickman, anzi Monsieur Pickman? Chi era il fenomeno paranormale del giorno, il talento fuori dal comune capace di impressionare gente adusa al medianismo, allo spiritismo e a tutte quelle discipline in gran voga allora e, soprattutto, nella Torino più occultista di tutti i tempi? La Gazzetta Piemontese scrisse: Egli è un uomo sulla quarantina, biondo fulvo, occhi cerulei, barba alla nazarena, statura giusta, corporatura snella. Ha bella presenza e porgere naturale, senza affettazioni. Nato a Liegi nel 1857, Jean Lambert, in arte Pickman, sapeva catalizzare lattenzione già solo facendosi anticipare dalla sua biografia di malato di mente. Si qualificava come un nevropatico, un isterico e dichiarava di essere stato un tempo al manicomio con la camicia di forza e ancora adesso, talvolta, va soggetto ad attacchi di nevrosi di forme epilettiche. Abbinare un grave disturbo neurologico a inspiegabili facoltà soprannaturali era una trovata di sicuro effetto, unesca alla quale un certo pubblico non poteva resistere. E superato il test dei cervelloni, le masse avrebbero risposto accorrendo per vedere non il solito prestidigitatore, il solito mago, il solito illusionista. E così avvenne. Pickman rimase in cartellone per mesi e i suoi manifesti tappezzarono la città fino a renderlo più conosciuto del re. Ma che cosa faceva di tanto mirabile? Il belga, con molta modestia, si presentava come liseur de pensées. Sì, proprio così: leggeva nel pensiero. O, meglio, lasciava che le menti esercitassero su di lui un potere di sensibilizzazione tale da metterlo in condizione di ricevere e di vedere chiaramente il frutto delle altrui meningi. I suoi esperimenti suscitavano paura, ammirazione, fantasticherie di ogni tipo e, alla fine, sempre stando alla stampa dellepoca, ci si perde nel gran mare delle induzioni e dei problemi più straordinari relativi allipnotismo, alla seconda coscienza, alla chiaroveggenza, alla suggestione, ecc.. 

Ecco perché, sebbene le implicazioni per la neonata dottrina criminologica fossero più che evidenti (il numero detto dellassassino, con il colpevole svelato senza fallo dal mentalista, era il più celebre e acclamato), il suddetto autorevole professor Lombroso, quella sera del 10 marzo 1890, alluscita non poté esprimersi da par suo e, semplicemente, decise di glissare senza esporsi troppo. Secondo lui il Pickman era un vero nevropatico, che subisce la suggestione ipnotica, e in quello che fa non vi è ombra di inganno. Nove anni dopo quellindimenticabile esordio italiano, il Pickman arrivò a Biella. I suoi numeri erano ormai più che noti, la sua fama lo precedeva togliendogli non poco del fascino della novità, ma il Teatro Sociale era pur sempre un palco di provincia e non si poteva pretendere di godere di esclusive o di anteprime internazionali. Ecco perché quelle sue sedute sperimentali, in due distinte occasioni, suscitarono tra i biellesi una certa eccitazione. Il primo passaggio avvenne allinizio di febbraio e fu salutato da La Parola del Biellese con un trafiletto di puro entusiasmo. Il foglio di ispirazione liberale accolse il leggitore del pensiero per quel che era, ovvero un ottimo intrattenitore grazie al quale trascorrere una piacevole serata. Biella schierò a sua volta gli ingegni più fini a disposizione: il medico dottor Paschetto, il collega Vigna, i professori di liceo Barbero, Ferraris e Zublena. Dapprima con gli esperimenti di trasmissione a lui stesso del pensiero ordinante delle guide, eseguì diversi atti veramente meravigliosi, con cui dimostrò che realmente egli subisce laltrui volontà, e questo fece col controllo e con la guida di persone note e stimate, cioè dei suddetti dottori e docenti. Poi manifestò la sua grande potenza di ipnotizzatore agendo su un nugolo di giovani spettatori. Tre spettacoli da tutto esaurito e chiacchiere per settimane in città e nel contado. Di segno contrario furono i commenti dellorgano diocesano, Biella Cattolica, per il ritorno di Pickman nel mese di ottobre seguente. Le pagine clericali dichiararono tutto il sollievo dei credenti per il fatto che alla celebrità ospite fu impedito di esibirsi nei suoi esercizi di ipnosi, anche se la divinazione del pensiero ci si avvicinava di molto e, per questa ragione, la penna de Biella Cattolica si augurava che non si ripetessero più. La Chiesa di fine Ottocento non vedeva di buon occhio quelle tecniche che portavano alla diminuzione o alla soppressione, seppur momentanea, della coscienza e della volontà. Ma il teatro era ancora una volta strapieno. Eppure il cronista ci tenne a sottolineare che il pubblico però nel complesso mostrò stanchezza. Il 25 ottobre 1899 lo stesso bisettimanale decise di chiarire la sua posizione in merito con un pezzo a due colonne dal titolo Di nuovo le diavolerie al Teatro Sociale. Una citazione è dobbligo: Noi le diciamo diavolerie senzaltro perché a parte ciò che vi può essere di ciurmeria e ciarlataneria, molti dei fenomeni che vi si producono non si possono spiegare con mere cause naturali: e le cause razionali preternaturali che si prestano a tali prestigi non possono essere che gli spiriti cattivi. Daltro canto anche il Consiglio Superiore Sanitario del Regno dItalia, fin dal 1886, aveva giudicato che gli spettacoli di ipnotizzazione possono portare un perturbamento profondo nella impressionabilità del pubblico per poi concludere che, per fatti scientificamente provati e ufficialmente confermati, la ipnotizzazione possa riuscir nociva agli individui. Certi spettacoli andavano vietati. E vietati furono: e fu bene. Va da sè che il Pickman non rinunciò alla sua primaria fonte di sostentamento. Senza contare che, in quegli stessi anni, negli stabilimenti idroterapici biellesi lipnosi era comunemente praticata come terapia per pazienti sofferenti di nervi. I cattolici, più che intransigenti, si dimostrarono anacronistici bacchettoni e avrebbero fatto meglio a godersi le strepitose performance del fenomenale Pickman. Anche perché le querelle oscurantiste e seriose risultavano essere tutta pubblicità a buon prezzo per quellanimale da palcoscenico che era il belga più famoso del momento. Nellautunno del 1911, tre lustri prima di morire, il commendator Pickman tornò a Biella dopo lennesima trionfale tournée italiana. I padri che non lo avevano dimenticato spesero volentieri i soldi del biglietto per portare al Sociale i figli nella certezza di far loro un bel regalo. Ma questa volta il Biellese non degnò levento di una riga. Solo i materialisti del Corriere Biellese segnalarono, pur senza convinzione, lavvenimento, a riprova del fatto che non è la censura o il credo a fermare lappetito delle esperienze più proibite (o supposte tali), bensì labitudine e la noia, che spengono anche i pruriti più morbosi e gli influssi più perniciosi (o temuti per tali).

Danilo Craveia

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