Il “doppio” Woodard: poetico e violento

Il “doppio” Woodard: poetico e violento
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BIELLA - Guardando le opere di Ian Woodard, fino al 12 marzo alla Galleria BI-BOx in via Italia a Biella, ci si accorge subito che l’artista trentasettennne inglese trasmette nelle sue opere due aspetti del suo sentire, decisamente contrapposti. Da un lato percepiamo il suo sentimento poetico nei verdi paesaggi di campagna inglesi, o nelle attraenti e romantiche teste femminili viste di trequarti con le morbide acconciature di sapore quasi ottocentesco. Dall’altra, le violente visioni di città bombardate, di esplosioni nucleari e di figure umane sofferenti, ci rivelano anche una accentuata sensibilità verso le gravi ingiustizie del mondo e della società.

Fresco di successo al SetUp Art Fair di Bologna, città dove vive e lavora da un po’ di anni, Ian Woodard ha seguito dapprima le orme del padre scultore, approfondendo le tecniche di laboratorio del metallo presso la Alfred University di New York. E le sue sculture (teste di cavallo, figure umane stilizzate) lo hanno portato ad un buon successo internazionale, tanto da ricevere prestigiosi riconoscimenti come lo Sculpture Prize Chelsea Art Society. Ma probabilmente non gli bastava, Woodard cercava una forma d’arte che potesse rappresentare pienamente la sua riflessione sul mondo e la società in cui viviamo. Quindi la pittura, di cui si preannuncia un forte e gradito ritorno, ma tecnicamente più elaborata e ricca di significati rispetto al passato.

Ispirandosi in parte all’irlandese maledetto Francis Bacon, ma anche a certi ritratti di Lucian Freud, Woodard dipinge gli emarginati e i soggetti deboli della società, i malati e i disadattati, in ritratti di piccolo formato ma di forte impatto emotivo. «Questi soggetti - dice l’artista - vivono per me un microcosmo pittorico, come specchio di larghe interpretazioni della società e delle sue contraddizioni».

Diversa è la sua ricerca pittorica nelle tele di grande formato, dai lunghissimi titoli, come “The restorative nature of knowing you insignificance”. Opere di notevole effetto ma anche di tecnica ricercata, come ci spiega Woodard: «A me piace vedere la trama della tela, per questo il mio pennello è leggero, in alcune parti quasi trasparente, per far vedere anche qualcos’altro». Infatti sotto le sue “sbrodolature” si intravede il segno della matita a disegnare rarefatte figure umane, oppure motivi di fiori dipinti e poi ricoperti, come per un ripensamento, ma anche come se fosse una vecchia tela iniziata e mai finita. Così, la drammatica visione dei palazzi di Aleppo bombardata («Uso le foto e i video che trovo su internet per i paesaggi devastati dall’orrore della guerra. Il mio lavoro si avvicina a quello della telecronaca giornalistica»), nasconde appena le linee di un ulteriore soggetto abbozzato, quello di un incidente stradale. Un altro sereno scorcio di campagna inglese, infine, viene invece evidenziato da un piacevole effetto flou e sfumato, come se fosse visto, dice l’artista, attraverso il vetro di un finestrino del treno, un po’ sporco e un po’ appannato.

Con la mostra personale di Woodard, la Galleria BI-BOx di Irene Finiguerra chiude il focus sulla pittura contemporanea iniziato a settembre e si appresta a sorprenderci, da metà marzo, con altre interessanti novità.

Luisa Benedetti

BIELLA - Guardando le opere di Ian Woodard, fino al 12 marzo alla Galleria BI-BOx in via Italia a Biella, ci si accorge subito che l’artista trentasettennne inglese trasmette nelle sue opere due aspetti del suo sentire, decisamente contrapposti. Da un lato percepiamo il suo sentimento poetico nei verdi paesaggi di campagna inglesi, o nelle attraenti e romantiche teste femminili viste di trequarti con le morbide acconciature di sapore quasi ottocentesco. Dall’altra, le violente visioni di città bombardate, di esplosioni nucleari e di figure umane sofferenti, ci rivelano anche una accentuata sensibilità verso le gravi ingiustizie del mondo e della società.

Fresco di successo al SetUp Art Fair di Bologna, città dove vive e lavora da un po’ di anni, Ian Woodard ha seguito dapprima le orme del padre scultore, approfondendo le tecniche di laboratorio del metallo presso la Alfred University di New York. E le sue sculture (teste di cavallo, figure umane stilizzate) lo hanno portato ad un buon successo internazionale, tanto da ricevere prestigiosi riconoscimenti come lo Sculpture Prize Chelsea Art Society. Ma probabilmente non gli bastava, Woodard cercava una forma d’arte che potesse rappresentare pienamente la sua riflessione sul mondo e la società in cui viviamo. Quindi la pittura, di cui si preannuncia un forte e gradito ritorno, ma tecnicamente più elaborata e ricca di significati rispetto al passato.

Ispirandosi in parte all’irlandese maledetto Francis Bacon, ma anche a certi ritratti di Lucian Freud, Woodard dipinge gli emarginati e i soggetti deboli della società, i malati e i disadattati, in ritratti di piccolo formato ma di forte impatto emotivo. «Questi soggetti - dice l’artista - vivono per me un microcosmo pittorico, come specchio di larghe interpretazioni della società e delle sue contraddizioni».

Diversa è la sua ricerca pittorica nelle tele di grande formato, dai lunghissimi titoli, come “The restorative nature of knowing you insignificance”. Opere di notevole effetto ma anche di tecnica ricercata, come ci spiega Woodard: «A me piace vedere la trama della tela, per questo il mio pennello è leggero, in alcune parti quasi trasparente, per far vedere anche qualcos’altro». Infatti sotto le sue “sbrodolature” si intravede il segno della matita a disegnare rarefatte figure umane, oppure motivi di fiori dipinti e poi ricoperti, come per un ripensamento, ma anche come se fosse una vecchia tela iniziata e mai finita. Così, la drammatica visione dei palazzi di Aleppo bombardata («Uso le foto e i video che trovo su internet per i paesaggi devastati dall’orrore della guerra. Il mio lavoro si avvicina a quello della telecronaca giornalistica»), nasconde appena le linee di un ulteriore soggetto abbozzato, quello di un incidente stradale. Un altro sereno scorcio di campagna inglese, infine, viene invece evidenziato da un piacevole effetto flou e sfumato, come se fosse visto, dice l’artista, attraverso il vetro di un finestrino del treno, un po’ sporco e un po’ appannato.

Con la mostra personale di Woodard, la Galleria BI-BOx di Irene Finiguerra chiude il focus sulla pittura contemporanea iniziato a settembre e si appresta a sorprenderci, da metà marzo, con altre interessanti novità.

Luisa Benedetti

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