Giovannacci e il rito del voto al Premio Bancarella

Montereggio non si abita, si sfoglia. Come le pagine di un libro. Borgo Garzanti, piazza Mondadori, borgo Mursia. Da questo stupendo paese di poche anime disperso tra i boschi della Lunigiana partirono, oltre un secolo fa, più di cento librai ambulanti. Vendevano castagne e col ricavato compravano i resti di magazzino dagli editori. In primavera si davano appuntamento sul passo della Cisa per dividersi le zone dove vendere, poi si spostavano con la loro bancarella. Non smette di colpire l'inventiva di queste genti nate in un luogo che non offre né possibilità di agricoltura né di pastorizia. Tra queste c'è anche la famiglia Giovannacci: Giulio, che si mosse verso il nord del Piemonte portando le sue bancarelle dall'alto Novarese fino al Verbano. E ovviamente a Biella, dove si stabilì nel 1903. La sua forza, come quella di tutti i librai di Montereggio, stava nell'interpretare i gusti delle persone, nell'incarnare quelle due famose leggi che dicono "ad ogni libro il suo lettore" e "ad ogni lettore il suo libro".
Biella e Giovannacci. Vittorio, uno dei figli di Gulio, cresce respirando pagine e inchiostro. Inizia con le bancarelle, poi negli anni Trenta fonda la libreria Vittorio Giovannacci in via Italia, proseguita poi dal figlio Emanuele con sua moglie Vilma, e oggi anche dai loro figli Elisa e Davide. È una delle tante stirpi di librai che affondano le radici a Montereggio, e che ogni anno si ritrovano nel borgo, in piazza Angelo Rizzoli, e a Pontremoli, in piazza della Repubblica, per assegnare il premio Bancarella, uno dei riconoscimenti più ambiti nel panorama dei premi letterari italiani: «Il premio è nato dai librai - racconta Vilma Giovannacci - che giudicavano un libro degno. Spesso il Bancarella ha anticipato il Nobel grazie al fiuto dei giurati che vivono a contatto con il pubblico. Ma come tutti i premi nel corso degli anni abbiamo poi perso un po' della nostra identità, per questo ieri mattina abbiamo tenuto una riunione per riportarlo alle origini».
Librai oggi. Un filo lega i librai di questi giorni ai primi giurati del Bancarella e ancora più indietro agli ambulanti di fine Ottocento. È il filo del saper cogliere il segreto dei libri: «Ancora oggi - prosegue Vilma Giovannacci -, mentre i romanzi durano pochi mesi prima di essere considerati "vecchi", le grandi catene riempiono ogni città e i libri si possono ordinare su internet, quello che dà ancora un senso al nostro lavoro è il rapporto con il pubblico. Vittorio Giovannacci teneva molti libri proibiti che vendeva sotto banco durante il Fascismo, perché sapeva che rispondevano al gusto della gente. Da un certo punto di vista è una vocazione».
Il Bancarella 2014. Si è cominciato sabato sera, con l'assegnazione del Bancarella Sport. A vincerlo è stato un altro personaggio legato, per vie diverse, al Biellese. Quel Giovanni Storti (del trio Aldo, Giovanni e Giacomo) che tante Biella-Camino ha corso. Da quelle salite sui sentieri di montagna ha tratto un libro, Corro perché mia mamma mi picchia (Mondadori). Ieri, invece, è stata la volta dell'evento principale. Tra i votanti, ovviamente, anche la famiglia Giovannacci, una delle circa 70 eredi dei librai ambulanti alle quali si sono affiancate circa 130 librerie indipendenti per completare il novero dei 200 giurati del premio. Prima della cerimonia a Pontremoli, però, si sono ritrovati a pranzo a Montereggio, il paese dei librai. Raggiungerlo non è semplice, all'asprezza delle colline della Lunigiana si è aggiunto l'alluvione di pochi anni fa che ha spazzato via strade e ponti. Dopo mezzoretta di tornanti a salire e scendere si raggiunge il borgo. Nella piazza principale si stendono tavolate e ombrelloni. Ci sono Donato Carrisi, presidente della giuria, il presentatore Michele Cucuzza e i finalisti Albert Espinosa, Veit Heinchen e Chiara Gamberale. Nel tardo pomeriggio, poi, si raggiunge Pontemoli per il gran finale.
Alle 23 inizia lo spoglio dei 185 voti: per una manciata di preferenze vince Michela Marzano con L'amore è tutto (Utet) su Roland Balson con Volevo solo averti accanto (Garzanti). Delusi i favoriti Espinosa (Braccialetti Rossi, Salani) e Gamberale (Per dieci minuti, Feltrinelli). Più indietro, ma comunque non ampiamente distaccati, Viet Heinichen (Il suo peggior nemico, E/O) e Alberto Custerlina (All'ombra dell'impero, Baldini & Castoldi).
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M.L.
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