Generazione D’Avena

Generazione D’Avena
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Difficile far comprendere ai “nativi digitali” cosa significasse non potersi spingere oltre, non poter fare a meno, né fare di più, che pigiare lo stesso tasto del telecomando, ogni giorno alla stessa ora. Di che cosa fosse fatta, in altre parole, l’offerta che accendendo la scatola delle trasmissioni, degli anni Novanta soprattutto, infoltiva il palinsesto dedicato ai bambini. 

È sembrato facile, invece, ieri pomeriggio, domenica 29 novembre. Quando la voce che ha firmato ben 700 brani si è trasformata in un volto da guardare e in due mani che, microfono nel  pugno, incitavano a ripetere con lei, uno dopo l’altro, i ritornelli. Le nuove generazioni  non hanno potuto che incontrarla così, quasi sospinte dall’entusiasmo dei “grandi” nel vedere dal vivo il “mito” Cristina D’Avena, colei che ha maternamente fatto crescere le sigle dei cartoni animati più amati, dalla fine degli anni Ottanta. 

La sua presenza al centro commerciale “Gli Orsi”, in una domenica come tante, è stata accolta da sorrisi di grandi diventati ingenui. La cantante ha portato in città il suo game show, “Tutti per uno”, dedicato ai talenti canori dei bambini, ma i più commossi sono stati senza dubbio chi la seguiva quando la “merenda” era ancora un rito significativo delle propria vita di scolaro.

L’incontro con il pubblico biellese si è aperto con una D’Avena direttrice d’orchestra, impegnata a dare via libera alle ugole indomabili di chi sa tutt’oggi a memoria la sigla - come da scaletta al game show - dei “Puffi”, di “Pollon”, di “Dragonball”, di “Mila e Shiro”. Non c’era papà o mamma 40enne impreparato, né nonni che sono stati genitori all’epoca dell’impero del telecomando. Eppure anche molti bambini se ne sono stati a bordo palco, con gli occhi sgranati, a mangiarsi l’immagine dell’allegra Cristina D’Avena. «Conosco tutte le sue canzoni», ha detto una delle mini-cantanti in gara. «Mio fratello, che ha 20 anni, è un suo fan». È così che il “mito” scalfisce la fantascienza. 

Giovanna Boglietti            

Difficile far comprendere ai “nativi digitali” cosa significasse non potersi spingere oltre, non poter fare a meno, né fare di più, che pigiare lo stesso tasto del telecomando, ogni giorno alla stessa ora. Di che cosa fosse fatta, in altre parole, l’offerta che accendendo la scatola delle trasmissioni, degli anni Novanta soprattutto, infoltiva il palinsesto dedicato ai bambini. 

È sembrato facile, invece, ieri pomeriggio, domenica 29 novembre. Quando la voce che ha firmato ben 700 brani si è trasformata in un volto da guardare e in due mani che, microfono nel  pugno, incitavano a ripetere con lei, uno dopo l’altro, i ritornelli. Le nuove generazioni  non hanno potuto che incontrarla così, quasi sospinte dall’entusiasmo dei “grandi” nel vedere dal vivo il “mito” Cristina D’Avena, colei che ha maternamente fatto crescere le sigle dei cartoni animati più amati, dalla fine degli anni Ottanta. 

La sua presenza al centro commerciale “Gli Orsi”, in una domenica come tante, è stata accolta da sorrisi di grandi diventati ingenui. La cantante ha portato in città il suo game show, “Tutti per uno”, dedicato ai talenti canori dei bambini, ma i più commossi sono stati senza dubbio chi la seguiva quando la “merenda” era ancora un rito significativo delle propria vita di scolaro.

L’incontro con il pubblico biellese si è aperto con una D’Avena direttrice d’orchestra, impegnata a dare via libera alle ugole indomabili di chi sa tutt’oggi a memoria la sigla - come da scaletta al game show - dei “Puffi”, di “Pollon”, di “Dragonball”, di “Mila e Shiro”. Non c’era papà o mamma 40enne impreparato, né nonni che sono stati genitori all’epoca dell’impero del telecomando. Eppure anche molti bambini se ne sono stati a bordo palco, con gli occhi sgranati, a mangiarsi l’immagine dell’allegra Cristina D’Avena. «Conosco tutte le sue canzoni», ha detto una delle mini-cantanti in gara. «Mio fratello, che ha 20 anni, è un suo fan». È così che il “mito” scalfisce la fantascienza. 

Giovanna Boglietti            

 

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