Gelata di Tremonti: provincia cancellata

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(27 mag) Cronaca di una morte annunciata. Della soppressione di molte di esse se ne discuteva in Italia, nell’ambito del complessivo dibattito sul ridisegno del settore pubblico, da almeno vent’anni. Stiamo parlando delle Province ovvero di quei soggetti che, con i Comuni e con le Regioni, costituiscono gli enti pubblici territoriali con cui si declina la principale morfologia amministrativa della Repubblica. Cronaca di una morte annunciata. Della soppressione di molte di esse se ne discuteva in Italia, nell’ambito del complessivo dibattito sul ridisegno del settore pubblico, da almeno vent’anni. Stiamo parlando delle Province ovvero di quei soggetti che, con i Comuni e con le Regioni, costituiscono gli enti pubblici territoriali con cui si declina la principale morfologia amministrativa della Repubblica. Con il varo della manovra tremontiana di correzione sui conti pubblici per gli anni 2011 e 2012, la stretta sembra ora farsi realtà. Il testo licenziato dal Governo, infatti, prevede, a partire dalla prossima legislatura, la soppressione delle province con un numero di abitanti inferiore alla soglia dei 220 mila. Fanno eccezione tuttavia quelle Province che, pur non raggiungendo quella soglia demografica, siano tuttavia confinanti con uno Stato estero ovvero che si trovino in una Regione autonoma. Competenze ed uffici dell’ente soppresso dovrebbero essere trasferiti a Province limitrofe. E Biella? L’ente provinciale nato solo una quindicina d’anni or sono, dovrà essere brutalmente stroncato dalla scure governativa nel fiore della sua giovinezza? Peraltro, dell’infornata originaria di sette nuove province del 1992 (Biella, Verbania, Lodi, Prato, Rimini, Crotone e Vibo Valentia) a salvarsi sarebbero, per numero di abitanti, solo il distretto tessile “concorrente” di Prato (227.886 abitanti) e Rimini (272.676) mentre Verbania-Cusio-Ossola manterrebbe il suo status in quanto confinante con la Svizzera. Situazione, quest’ultima, che consentirebbe il salvataggio in extremis anche di Vercelli che pure ha meno abitanti di Biella.
«Il tema dell’inutilità di certi enti era già dibattuto quando la Provincia di Biella fu istituita - dice Silvia Marsoni, primo presidente dell’ente nel 1995 -. Se la ratio del provvedimento è quella del risparmio, tanto valeva, allora, non costituire affatto le nuove province: gettare via oggi tutto l’investimento attuato in una quindicina di anni di vita dell’ente, mi pare un comportamento antieconomico. E poi: come è stata scelta la soglia dei 220 mila abitanti? Forse perché occorre salvare qualche provincia che ne ha 221 mila?».
«Se l’intenzione è quella del risparmio - aggiunge il senatore Gilberto Pichetto (Pdl) - allora bisognava avere il coraggio di rivedere tutto il sistema delle province: non ha senso abolirne 10 su 22, introducendo per talune di esse delle eccezioni non comprensibili. Così, si rischia soltanto di dare un blando segnale politico. Detto questo, dico anche che oggi il peso di un ente si misura dalle sue funzioni effettive e non dal suo livello astratto di rappresentanza».
Un invito a pensare in chiave di gestione consorziata dei servizi piuttosto che fermarsi al livello di rappresentanza viene anche dal presidente della Camera di Commercio di Biella, Gianfranco De Martini. «La questione - dice - non è una struttura in più o in meno ma che ci siano in Regione organi capaci di affrontare i problemi locali. Come Camera di Commercio, ad esempio, già operiamo in chiave consorziata con Vercelli per la gestione di certi servizi. Ciò consente di scaricare i costi su un’area più vasta ed ammortizzarli meglio. Anche per le Province dovrebbe essere così. Non ho quindi cambiato idea da quando mi pronunciai in senso contrario alla creazione della provincia locale». Una posizione realistica ma tesa alla ricerca di margini di trattativa è infine quella del sindaco di Biella, Dino Gentile.
«La situazione economica generale è tale che non possiamo permetterci il lusso di sottovalutarla - dice Gentile -. Comprendiamo quindi le ragioni del Governo ma dobbiamo cercare spazi di manovra. Un conto è ragionare sul ruolo delle province tout court, altro è ridurre il taglio, con criteri discutibili, alla mera realizzazione di magri risparmi».
Giovanni Orso
27 maggio 2010

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