'Città di sotto', mediazione in Questura

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"Città di sotto", mediazione in Questura
Dialogo tra polizia e direttivo del circolo.
Convivenza? La sfida sarà in estate...

(16 feb) Niente di nuovo sotto il sole, purtroppo. Apre un locale e la questione, nel giro di poco tempo, diventa materia per polizia e per avvocati. Della politica, invece, poche tracce. Va avanti così almeno dagli anni Novanta.  Quasi una costante, insomma, con la novità del laboratorio sociale “La città di sotto”, aperto nei mesi scorsi nel cuore del quartiere Vernato, non attrezzato e non abituato a convivere con il popolo della notte: giovane e non sempre silenzioso.

"Città di sotto", mediazione in Questura
Dialogo tra polizia e direttivo del circolo.
Convivenza? La sfida sarà in estate...

Niente di nuovo sotto il sole, purtroppo. Apre un locale e la questione, nel giro di poco tempo, diventa materia per polizia e per avvocati. Della politica, invece, poche tracce. Va avanti così almeno dagli anni Novanta.  Quasi una costante, insomma, con la novità del laboratorio sociale “La città di sotto”, aperto nei mesi scorsi nel cuore del quartiere Vernato, non attrezzato e non abituato a convivere con il popolo della notte: giovane e non sempre silenzioso. E in un amen, infatti, sono venute fuori incomprensioni tra i responsabili del circolo Arci e i residenti, con un esposto di quest’ultimi e i conseguenti controlli delle forze dell’ordine. Troppi, secondo i gestori del locale (vicini a Rifondazione Comunista), nella norma invece per il questore Giuseppe Poma. Giovedì il responsabile operativo della sicurezza in Provincia e alcuni portavoce della “Città di sotto” si sono incontrati in Questura. Segno che nessuno vuole il muro contro muro. Diversi i temi affrontati: il tesseramento obbligatorio delle persone presenti all’interno del circolo e il livello dei decibel  della musica, soprattutto. Il messaggio di fondo del questore Poma, pur nel suo abituale atteggiamento di  cordialità e di buon senso, è stato di fermezza: «Non ci hanno sorpreso le telefonate di protesta di alcuni residenti. Avvengono anche per altri locali della città. Questa è una fase di sperimentazione. Spero che l’arrivo della primavera e dell’estate non aumentino le incomprensioni... I problemi, forse, sono anche legati al grande successo dell’iniziativa. Ho invitato i gestori del circolo a ricercare il dialogo con gli abitanti della zona, comunicando gli appuntamenti per i quali si prevede una forte affluenza di pubblico. E magari chiudendo il locale un po’ prima durante la settimana». Chiara la conclusione del capo della Questura: «Di fronte al perdurare di irregolarità, come riscontrato in alcune circostanze dagli agenti, chiamati a un ruolo di notai del rispetto amministrativo delle leggi, verrà segnalata al sindaco la richiesta di provvedimenti severi». Chiusura? Sospensione delle licenze? I responsabili del circolo sociale lavorano affinché non si arrivi a tanto. Da un lato non vogliono abbassare la testa rispetto a un’attenzione particolare di cui si sentono bersaglio, dall’altro cercano una mediazione. Il controllo dei documenti dei ragazzi e delle ragazze che frequentano lo spazio per gli omosessuali e le lesbiche e dei cittadini extracomunitari, durante una serata dedicata ai problemi del Medio Oriente, però, non sono stati dimenticati né digeriti. «Abbiamo recepito le richieste del questore - spiega il consigliere comunale e segretario provinciale Roberto Pietrobon, che l’altro giorno era insieme a Matteo Sacco (presidente del circolo), Paolo Lorenzini e Marco Sansoè, rispettivamente vice-presidente e membro del direttivo -. Faremo la nostra parte. Continuiamo tuttavia ad avere il sospetto che qualcuno abbia verso di noi una sorta di pregiudizio, che non tiene conto del nostro meritorio lavoro sociale e culturale con tanti giovani». Sulla questione dei locali pubblici,  “Tony” Filoni (consigliere comunale per i Comunisti Italiani e venditore ambulante), ha un’idea: «Propongo  di concentrare, sempre rispettando le leggi, in un’area pubblica discoteche, circoli arci, night, cosicché i gestori possano esercitare il loro lavoro e i giovani finalmente possano “fare, parlare, baciare” senza disturbare nessuno. Una sorta di navigli  a Milano e di Murazzi a  Torino».
 «Credo in una forma armoniosa di convivenza tra i locali serali e i residenti e non tanto in una sorta di porto franco della città dove tutto sia fattibile... - risponde, perplesso, Edgardo Canuto, assessore comunale al commercio -. Ci vuole tolleranza e rispetto delle leggi, da parte di tutti. I locali per i giovani sono una risorsa. Chi è in regola, però, non può temere eventuali controlli della polizia».
Paolo La Bua
labua@primabiella.it

 

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