Cartier-Bresson: è record di contatti

Cartier-Bresson: è record di contatti
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BIELLA - I numeri sul web sono già da record: 200 mila contatti su Facebook in tre settimane, 2200 persone che hanno cliccato “mi piace”, mille che hanno manifestato l’intenzione di andare a visitarla e 400 foto su instagram (#BeLikeHenri) che si ispirano allo stile Cartier-Bresson. Con queste premesse, il successo della mostra di fotografie del grande artista francese, appena inaugurata a Biella grazie alla Fondazione Cassa di Risparmio di Biella, non può che aumentare.

 Fino al 15 maggio, Palazzo Gromo Losa ospita 150 immagini accuratamente selezionate dalle 232 che costituiscono la raccolta più ricca in mani private di Henri Cartier-Bresson: stampe ai sali d’argento donate dal fotografo all’amico artista Sam Szafran, a sua volta amico di Léonard Gianadda, il mecenate di origini biellesi (il nonno Battista era nativo di Curino, vicino a Brusnengo, e all’età di 13 anni partì a piedi per la Svizzera in cerca di fortuna) che a Martigny ha dedicato al fratello Pierre, morto in un incidente aereo, la Fondazione che porta il suo nome. Un prestigioso museo di arte moderna che per 17 anni ha esposto la ricca collezione di opere d’arte di Cartier-Bresson, comprendente Picasso, Van Gogh, Lautrec. Nacque così l’amicizia di Gianadda con il grande fotografo francese e con sua moglie Martine Franck, anch’ella fotografa, immortalata in una bella immagine dal marito.

 Ricordi che il mecenate italo-svizzero racconta volentieri davanti al folto pubblico e alla stampa presenti sabato pomeriggio al Piazzo per l’inaugurazione di quello che già si annuncia l’evento culturale del 2016 nel Biellese. 

Così veniamo a sapere dai suoi interessanti racconti che Henri Cartier-Bresson voleva riprendere in mano la matita e si affidò alle lezioni di Szafran. «Non sono fotografo, sono disegnatore», amava ripetere. E intanto regalava all’amico artista le sue fotografie con dedica. La maggior parte delle immagini esposte a Palazzo Gromo Losa sono infatti dedicate con una frase, una riflessione, o con versi improvvisati, all’“amico Sam”. A quest’ultimo, che ad oggi non sa nulla della mostra a Biella, Léonard Gianadda pensa di fare anche una gustosa telefonata in diretta.

 La sorprendente collezione di fotografie esposte negli spazi della Fondazione Crb, coprono gran parte della vita di Cartier-Bresson, i suoi incontri, i suoi viaggi e alcuni momenti storici. Tra i fondatori, nel 1947, della celebre Agenzia Magnum (assieme ad un altro grande fotografo-reporter, Robert Capa), viaggiò soprattutto in Cina e in India, ma verso la fine della sua carriera si concentrò soprattutto su ritratti e paesaggi. Ecco allora le istantanee degli amici artisti Pierre Bonnard e Henri Matisse nelle loro ville in Provenza, Pablo Picasso, Alberto Giacometti (ripreso in un curioso momento sotto la pioggia). Ma anche personaggi come Frank Lloyd Wright, Robert Flaherty, Edith Piaf, Igor Stravinsky, George Braque, Max Ernst, Jeanne Moreau, fino ad un provocante nudo di Léonor Fini a Trieste.

 Le immagini più giornalistiche guardano con occhio lucido e veloce al ghetto di Varsavia, alle piroghe coperte di banane della Costa d’Avorio ( nel 1931 era colonia francese), al carnevale di Calais, alle manifestazioni di protesta degli artisti esclusi dall’Esposizione di arte contemporanea. Colpiscono gli scatti in terra italiana, dalle alture aride della Basilicata ai due bambini che giocano correndo dietro ad una ruota per le strade di Palermo mentre passa un carro funebre. Contrasti che si ripetono nel cimitero inglese di Newcastle upon Tyne dove due giovani amoreggiano tra le lapidi. La vita, la morte, ma anche il romanticismo dei giardini parigini delle Tuileries o delle colline provenzali avvolte da nebbioline e dense foschie. O la sottile ironia, il sorriso del celebre bambino dallo sguardo furbo e soddisfatto che gira per Rue Mouffetard a Parigi con due bottiglioni di vino tra le braccia.

Luisa Benedetti

BIELLA - I numeri sul web sono già da record: 200 mila contatti su Facebook in tre settimane, 2200 persone che hanno cliccato “mi piace”, mille che hanno manifestato l’intenzione di andare a visitarla e 400 foto su instagram (#BeLikeHenri) che si ispirano allo stile Cartier-Bresson. Con queste premesse, il successo della mostra di fotografie del grande artista francese, appena inaugurata a Biella grazie alla Fondazione Cassa di Risparmio di Biella, non può che aumentare.

 Fino al 15 maggio, Palazzo Gromo Losa ospita 150 immagini accuratamente selezionate dalle 232 che costituiscono la raccolta più ricca in mani private di Henri Cartier-Bresson: stampe ai sali d’argento donate dal fotografo all’amico artista Sam Szafran, a sua volta amico di Léonard Gianadda, il mecenate di origini biellesi (il nonno Battista era nativo di Curino, vicino a Brusnengo, e all’età di 13 anni partì a piedi per la Svizzera in cerca di fortuna) che a Martigny ha dedicato al fratello Pierre, morto in un incidente aereo, la Fondazione che porta il suo nome. Un prestigioso museo di arte moderna che per 17 anni ha esposto la ricca collezione di opere d’arte di Cartier-Bresson, comprendente Picasso, Van Gogh, Lautrec. Nacque così l’amicizia di Gianadda con il grande fotografo francese e con sua moglie Martine Franck, anch’ella fotografa, immortalata in una bella immagine dal marito.

 Ricordi che il mecenate italo-svizzero racconta volentieri davanti al folto pubblico e alla stampa presenti sabato pomeriggio al Piazzo per l’inaugurazione di quello che già si annuncia l’evento culturale del 2016 nel Biellese. 

Così veniamo a sapere dai suoi interessanti racconti che Henri Cartier-Bresson voleva riprendere in mano la matita e si affidò alle lezioni di Szafran. «Non sono fotografo, sono disegnatore», amava ripetere. E intanto regalava all’amico artista le sue fotografie con dedica. La maggior parte delle immagini esposte a Palazzo Gromo Losa sono infatti dedicate con una frase, una riflessione, o con versi improvvisati, all’“amico Sam”. A quest’ultimo, che ad oggi non sa nulla della mostra a Biella, Léonard Gianadda pensa di fare anche una gustosa telefonata in diretta.

 La sorprendente collezione di fotografie esposte negli spazi della Fondazione Crb, coprono gran parte della vita di Cartier-Bresson, i suoi incontri, i suoi viaggi e alcuni momenti storici. Tra i fondatori, nel 1947, della celebre Agenzia Magnum (assieme ad un altro grande fotografo-reporter, Robert Capa), viaggiò soprattutto in Cina e in India, ma verso la fine della sua carriera si concentrò soprattutto su ritratti e paesaggi. Ecco allora le istantanee degli amici artisti Pierre Bonnard e Henri Matisse nelle loro ville in Provenza, Pablo Picasso, Alberto Giacometti (ripreso in un curioso momento sotto la pioggia). Ma anche personaggi come Frank Lloyd Wright, Robert Flaherty, Edith Piaf, Igor Stravinsky, George Braque, Max Ernst, Jeanne Moreau, fino ad un provocante nudo di Léonor Fini a Trieste.

 Le immagini più giornalistiche guardano con occhio lucido e veloce al ghetto di Varsavia, alle piroghe coperte di banane della Costa d’Avorio ( nel 1931 era colonia francese), al carnevale di Calais, alle manifestazioni di protesta degli artisti esclusi dall’Esposizione di arte contemporanea. Colpiscono gli scatti in terra italiana, dalle alture aride della Basilicata ai due bambini che giocano correndo dietro ad una ruota per le strade di Palermo mentre passa un carro funebre. Contrasti che si ripetono nel cimitero inglese di Newcastle upon Tyne dove due giovani amoreggiano tra le lapidi. La vita, la morte, ma anche il romanticismo dei giardini parigini delle Tuileries o delle colline provenzali avvolte da nebbioline e dense foschie. O la sottile ironia, il sorriso del celebre bambino dallo sguardo furbo e soddisfatto che gira per Rue Mouffetard a Parigi con due bottiglioni di vino tra le braccia.

Luisa Benedetti

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