Cani, cento abbandoni

Pubblicato:
Aggiornato:

(26 lug) Anche nel Biellese molti cani vengono abbandonati lungo le strade o nelle zone di campagna. Il fenomeno ha numeri contenuti rispetto ad alcune città del Sud, ma restano comunque oltre un centinaio i cani piccoli e grandi che vengono lasciati al proprio destino, spesso tragico, nei primi sei mesi dell’anno.

Il canile. La cifra è fornita dalla cooperativa che gestisce il canile consortile, a Cossato. Il quadro d’insieme è della solita isola felice biellese, nella quale però non mancano i problemi e le eccezioni alla regola. Anche nel Biellese molti cani vengono abbandonati lungo le strade o nelle zone di campagna. Il fenomeno ha numeri contenuti rispetto ad alcune città del Sud, ma restano comunque oltre un centinaio i cani piccoli e grandi che vengono lasciati al proprio destino, spesso tragico, nei primi sei mesi dell’anno.

Il canile. La cifra è fornita dalla cooperativa che gestisce il canile consortile, a Cossato. Il quadro d’insieme è della solita isola felice biellese, nella quale però non mancano i problemi e le eccezioni alla regola.

Il presidente. «Abbiamo recuperato oltre duecento cani da gennaio - spiega Marco Borin, presidente della cooperativa “I giganti dell’Andriana” -. La metà sono veri e propri abbandoni, quasi tutti poi adottati. Mentre gli altri sono animali da noi recuperati e restituiti ai proprietari. I motivi della loro fuga sono molteplici. Molti cani scappano dai proprietari a seguito di tuoni o di fulmini durante i temporali, ma anche per i botti dei giochi pirotecnici delle feste di paese. Molti esemplari in pochi minuti possono percorre lunghi tragitti, lontano da casa».

Accoglienza. La struttura cossatese ospita 148 cani, una parte dei quali spesso vengono dirottati in un ricovero gestito dalla cooperativa a Sandigliano. Cinque le persone che lavorano, con margini per altre assunzioni se ci fossero altri fondi. “I giganti” hanno l’appalto dal 2006.
Veterinaria. «Negli anni è stato fatto un lavoro enorme di sensibilizzazione e di prevenzione nel territorio, con campagne pubblicitarie e incontri pubblici - spiega Borin -. Non a caso nel 2009, in sei mesi, di recuperi ne avevamo fatti oltre 700. E un anno dopo, più di 400. Segno che il lavoro dei Comuni, delle polizie municipali e di altri soggetti ha pagato. Il microchip per i cani è una realtà molto diffusa, da noi. Il che rende più facile il lavoro di tutti: veterinari in testa».

Scuola e alunni. «Abbiamo avviato molti progetti con gli istituti della zona - dice Borin -. Abbiamo un’aula/laboratorio grazie alla quale possiamo tenere lezioni, durante le quali spieghiamo come ci si deve comportare in caso di ritrovo di un animale. Chi contattare. Quali precauzioni adottare. Come comportarsi nell’ipotesi di attacchi, magari in un parco o in una zona di campagna. C’è ancora da fare, ma i risultati raggiunti sono buoni».

26 luglio 2011

Seguici sui nostri canali