Il padre dona un rene al figlio
(17 feb) «Dora in poi porterò sempre con me un pezzo di mio padre, la sua eredità». Marco Mosca Boglietti, 28 anni, di Gaglianico, è ancora nel suo letto dospedale a Parma. Ha appena subìto il trapianto di un rene, il secondo nella sua giovane vita. E a donarglielo è stato il padre Vanni. Un intervento rarissimo perché il gruppo sanguigno del genitore non è compatibile con il suo. «E il terzo trapianto di questo tipo che fanno a Parma - racconta -, mentre in Italia si contano sulle dita di due mani». Ora sta bene e accetta di raccontare la sua storia, insieme a suo padre che non ha esitato un attimo a donargli il rene. «Anzi - ricorda Marco - è stato proprio lui a convincermi». Versione confermata dal padre: «Non voleva firmare lautorizzazione ma insieme a mia moglie Maria Teresa alla fine siamo riusciti a convincerlo».
La battaglia in famiglia. Non appena venuti a conoscenza della possibilità di donare un rene al figlio, anche con gruppi sanguigni non compatibili, a casa Mosca Boglietti si è scatenata una piccola battaglia. «Sia io sia mia moglie (insieme nella foto con il figlio) - racconta Vanni - ci siamo subito detti disponibili, abbiamo discusso poi ho deciso di sottopormi io allintervento. Ero più compatibile rispetto a mia moglie».
«Dora in poi porterò sempre con me un pezzo di mio padre, la sua eredità». Marco Mosca Boglietti, 28 anni, di Gaglianico, è ancora nel suo letto dospedale a Parma. Ha appena subìto il trapianto di un rene, il secondo nella sua giovane vita. E a donarglielo è stato il padre Vanni. Un intervento rarissimo perché il gruppo sanguigno del genitore non è compatibile con il suo. «E il terzo trapianto di questo tipo che fanno a Parma - racconta -, mentre in Italia si contano sulle dita di due mani». Ora sta bene e accetta di raccontare la sua storia, insieme a suo padre che non ha esitato un attimo a donargli il rene. «Anzi - ricorda Marco - è stato proprio lui a convincermi». Versione confermata dal padre: «Non voleva firmare lautorizzazione ma insieme a mia moglie Maria Teresa alla fine siamo riusciti a convincerlo».
La battaglia in famiglia. Non appena venuti a conoscenza della possibilità di donare un rene al figlio, anche con gruppi sanguigni non compatibili, a casa Mosca Boglietti si è scatenata una piccola battaglia. «Sia io sia mia moglie (insieme nella foto con il figlio) - racconta Vanni - ci siamo subito detti disponibili, abbiamo discusso poi ho deciso di sottopormi io allintervento. Ero più compatibile rispetto a mia moglie».
Le condizioni. Marco Mosca Boglietti sta bene, la degenza post operatoria prosegue con eccellenti risultati. «Sono stato operato il 4 febbraio - racconta - e già alla sera potevo inviare sms ad amici e parenti. Di natura sono molto realista e, sinceramente, vedo il bicchiere mezzo vuoto. Ho dovuto ricredermi, ora mi sento meglio. Starò ancora una settimana in ospedale, poi mi dimetteranno anche se, per un mese, dovrò rimanere a Parma per sottopormi alle visite di controllo». Marco si era già sottoposto nel 1989 a un trapianto di rene, a Milano, quando aveva appena 7 anni. «E un difetto congenito - rivela - e dopo 19 anni il rene ha smesso di funzionare come si deve. Nel gennaio del 2008 ho dovuto iniziare la dialisi». Nove ore al giorno attaccato ad una macchina, a casa, fino a novembre dello scorso anno, poi tre giorni a settimana in ospedale a Biella. «Non era vita - dicono allunisono papà Vanni e mamma Maria Teresa -, così appena si è prospettata questa possibilità non abbiamo esitato un attimo».
Il padre. Di fronte a un gesto damore del genere ci si commuove. «Non ho fatto nulla di straordinario - dice Vanni con una invidiabile serenità -, credo che chiunque per il proprio figlio avrebbe fatto lo stesso. Quello che invece vorrei rivolgere è un invito a tutti quanti a donare gli organi senza esitazione. Ce nè un gran bisogno». Anche le sue condizioni di salute sono buone. «Mi hanno dimesso dopo quattro giorni - racconta - e ho tolto i punti martedì. Con un rene solo si vive tranquillamente, io ho sempre condotto una vita sana, vado in bicicletta. Magari dovrò ridurre il numero di chilometri ma, ripeto, sto molto bene». Poi i ringraziamenti. «Sia a Biella sia a Parma - dice - ho trovato personale sanitario magnifico e qualificato che ci ha seguiti davvero in modo incredibile. La sanità italiana è stata davvero deccellenza. Ringrazio tutti, non voglio dimenticare proprio nessuno».
Le aspettative. Rispetto a un organo trapiantato da cadavere, quello da vivente dà maggiori garanzie di durata. «Se terrò uno stile di vita adeguato - dice Marco - mi han detto che potrà durarmi anche quarantanni». Senza doversi più attaccare a una macchina. Marco, che si è laureato a Torino in scienze politiche, lavora come promotore finanziario alla Nuova Investimenti. «Part time - dice - viste le mie condizioni di salute. Ma ora potrò finalmente condurre una vita normale senza dovermi preoccupare della dialisi».
Enzo Panelli
panelli@primabiella.it
17 febbraio 2011