Le premesse per un successo ci sono tutte. La location, l’allestimento innovativo nei due palazzi del Piazzo con un itinerario chiaro nello snodarsi degli artisti, l’ampiezza della mostra e dei protagonisti, ma soprattutto il tema. Che, al di là del richiamo alla modernità della street art e alle storie controcorrente, è profondamente attuale nei contenuti, riflessivi o canzonatori, legati intrinsecamente all’attualità di un mondo sempre più difficile da comprendere e al quale l’intera umanità, almeno quella che definiamo occidentale, si sta assuefacendo tra guerre, ghiacciai che si liquefano, eccidi raccapriccianti, razzismi.
Insomma, quando si esce dalla mostra “Banksy Jago Tvboy e altre storie controcorrente” inaugurata venerdì sera e che deve staccare fra i 600 e i mille biglietti alla settimana per arrivare ai 30mila visitatori auspicati dagli organizzatori, il sentimento dominante è di smarrimento, incertezza, dichiarata inadeguatezza.
La mostra evento al Piazzo
Nella “cappella” creata alla fine del percorso nel salone degli stemmi al primo piano di Palazzo Ferrero e dedicata all’opera del genitore di tutti gli altri artisti esposti, Banksy, il respiro si fa affannoso per la crudezza dei messaggi lanciati. E non bastano il gioco del selfie possibile subito dietro il capolavoro social della “Girl with the Baloon”, o la stanza degli specchi appena prima, dove l’espressione dell’artista di Bristol ancora senza identità viene smontata e ridefinita, per allontare cattivi pensieri.
Per dirla con il main sponsor Biverbanca – Banca di Asti – “la mostra è più che mai attuale perché narra la vita vera, la guerra e la morte, la realtà che ci appartiene, vista attraverso gli occhi di questi protagonisti dell’arte contemporanea“.
Servizio completo di Roberto Azzoni in edicola oggi, 23 ottobre, su Eco di Biella.