Storia recente

Al museo del Territorio un convegno sui massacri delle foibe

«Occorre far luce su una delle vicende più controverse della storia italiana».

Al museo del Territorio un convegno sui massacri delle foibe
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Sabato alle 15 si terrà al Museo del Territorio un convegno sul tema del giorno del ricordo e delle foibe: a promuoverlo, al fine di ragionare seriamente su tutta una serie di aspetti che riguarda il discusso massacro, è stata la sezione Anpi Valle Elvo e Serra, in collaborazione con il Coordinamento biellese antifascista, il Laboratorio sociale la città di sotto, il Partito comunista del lavoratori, il Partito marxista leninista italiano e il Partito della rifondazione comunista. Insieme alla storica triestina Claudia Cernigoi s'intende far luce su una delle vicende più controverse della storia italiana più recente e tentare di riportare la storia sui binari di una ricostruzione rigorosa e non ideologica.

La storica Claudia Cernigoi

Le foibe

«La cosiddetta “vicenda delle foibe” - spiega Claudia Cernigoi, relatrice dell'evento - declinata nella versione che le vede destinate a luogo di sepoltura delle vittime di una presunta strage anti-italiana perpetrata dall’Esercito di liberazione iugoslavo nel periodo 1943-1945 nell’Istria e nella Venezia Giulia, è una ricostruzione fascista nata ancora nel periodo delle cosiddette foibe istriane dell'autunno del '43 e che venne proposta con l'intento di screditare ora per allora la lotta di liberazione, soprattutto quella d'ispirazione comunista, italiana e iugoslava».

Una narrazione durata anni

«Questa narrazione - riprende Cernigoi - è continuata dopo la fine del conflitto, in un clima di guerra fredda, da parte della destra post-fascista allo scopo di accreditarsi quale difensore dell’italianità compromessa e di occultare le responsabilità del fascismo nella snazionalizzazione delle popolazioni slovene di confine e della guerra di aggressione delle Jugoslavia, e finanche da parte delle istituzioni dell'Italia democratica che hanno voluto - con la promulgazione della legge n. 92 del 2004 di istituzione del Giorno del ricordo il 10 febbraio - edificare il mito di un nuovo nazionalismo unificante sulle ceneri delle ideologie. La questione delle foibe si inserisce nelle più complesse vicende storiche del nostro confine orientale ed abbisogna di una analisi seria e approfondita dei fatti e delle cause che li determinarono. La storia cattiva però scaccia quella buona e la lotta di liberazione dai nazifascisti condotta dai partigiani comunisti italiani e iugoslavi diventa un’orgia di sangue dove a farne le spese è la popolazione italiana in quanto tale, con i superstiti poi costretti poi a fare le valigie per non subire la stessa sorte».

Il rovesciamento della situazione

Per dirla come lo farebbe lo storico Angelo d’Orsi, «gli eredi, biologici o politici, dei fascisti occupanti la Jugoslavia negli anni ‘40, autori di stragi inaudite, di devastazioni e vessazioni ai danni della popolazione locale, non sembrano più in cerca di una semplice (e impossibile) autoassoluzione per il loro ruolo di carnefici, ma ormai si propongono, con crescente protervia, nei duplici panni di vittime, e, addirittura, di eroi».

L'antifascismo, un'ideologia in discussione

«È in pericolo il concetto stesso di antifascismo - torna a spiegare Claudia Cernigoi - non possiamo trovarci, fascisti e antifascisti dalla stessa parte il 10 di febbraio in nome dell'identità nazionale. Anche perché, grazie alla legge istitutiva del Giorno del ricordo, la Repubblica italiana ha conferito onori persino a 300 repubblichini di Salò e ad almeno 6 criminali di guerra in ex-Jugoslavia, che non sono mai stati infoibati. “Il fascismo e i fascisti - scrive lo storico Sand Volk - non sono più qualcosa di cui vergognarsi, anzi sono diventati rappresentanti di un altro modo di amare l'Italia, di essere al servizio dell'Italia, e in quanto tali pienamente legittimati a essere sussunti nella nuova ideologia della Nazione che è stata costruita quale fondamento della Seconda Repubblica”».

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