A Biella mosaici che piacerebbero a Chagall

A Biella mosaici che piacerebbero a Chagall
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Biella non è Ravenna: mancano da noi mosaici antichi, grandi e di particolare pregio. Ma il XX secolo ce ne ha lasciati non pochi. Molti sono a connotazione religiosa. Li troviamo anzitutto sulla facciata di chiese: alla cappella S. Pio X del Villaggio Sportivo (due stemmi e il ritratto del papa, dall’espressione alquanto mesta), alla chiesa del Cottolengo (Cristo e i discepoli di Emmaus nella lunetta) o alla parrocchiale di S. Paolo (tutte e tre le lunette, in cui le figure spiccano su fondo oro).  Altri ornano edicole cimiteriali. Ma ne incontriamo anche altrove: tutti conoscono quello al Bottalino, riproducente la Madonna d’Oropa fra S. Giacomo e il beato Agostino De Fango. Giovanni Vachino ne “I santi sui muri” ne spiega la genesi (il mosaico sostituì un precedente dipinto dopo la demolizione del muro su cui esso era stato realizzato), il committente (don Oreste Bozzo già parroco di Bagneri) e, dubitativamente, l’autore (Felice Liressi).

Biella non è Ravenna: mancano da noi mosaici antichi, grandi e di particolare pregio. Ma il XX secolo ce ne ha lasciati non pochi. Molti sono a connotazione religiosa. Li troviamo anzitutto sulla facciata di chiese: alla cappella S. Pio X del Villaggio Sportivo (due stemmi e il ritratto del papa, dall’espressione alquanto mesta), alla chiesa del Cottolengo (Cristo e i discepoli di Emmaus nella lunetta) o alla parrocchiale di S. Paolo (tutte e tre le lunette, in cui le figure spiccano su fondo oro).  Altri ornano edicole cimiteriali. Ma ne incontriamo anche altrove: tutti conoscono quello al Bottalino, riproducente la Madonna d’Oropa fra S. Giacomo e il beato Agostino De Fango. Giovanni Vachino ne “I santi sui muri” ne spiega la genesi (il mosaico sostituì un precedente dipinto dopo la demolizione del muro su cui esso era stato realizzato), il committente (don Oreste Bozzo già parroco di Bagneri) e, dubitativamente, l’autore (Felice Liressi).

Più rare e più originali, sono le opere di argomento profano. Ai due lati dell’ingresso del Liceo Scientifico, in via Galimberti 5, attirano l’occhio due grandi e variopinti bassorilievi a mosaico. La qualità artistica è buona; ma che raffigurano quei fantasiosi accostamenti di forme e colori? Me lo spiegò Luigi Coppo, preside di tale scuola: quello con molto rosso è “La guerra”, quello con molto blu “La pace”. In quest’ultimo scopriamo la firma: Filippo Chiss. Non un nome qualunque: nato a Trofarello (TO) nel 1920, diplomato alla scuola di scultura dell’Accademia Albertina, allievo di illustri maestri quali Manzù e Marini, Filippo Chissotti in arte Chiss partecipò a una miriade di mostre e diede vita a opere monumentali per committenze pubbliche e private (ne ho viste di notevoli al cimitero di Torino, come la tomba Marasso-Bertone). Sono suoi alcuni monumenti ai Caduti (da Bubbio a Cossano Belbo, da Forno di Coazze a Trofarello) e varie opere in cui, come nel nostro Liceo, la protagonista  è la policromia: decorazioni di negozi, palazzi, uffici, fra cui “Il giardino del Levante” (a Torino) realizzato col fratello maggiore Giovanni. Ricercatore estroso e instancabile, Chiss - che morì nel 1995 - nel suo variopinto universo artistico comprese figure umane, animali, vegetali e astratte e materiali eterogenei accanto a quelli tradizionali.

Carlo Gavazzi

Leggi l’articolo integrale sull’Eco di Biella di lunedì 30 marzo 

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