"Uno scatto Ict per un nuovo Biellese"

"Uno scatto Ict per un nuovo Biellese"
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Uno “scatto digitale” per il Biellese del futuro. Anzi...per il futuro del Biellese. Lo ha consigliato, in modo diretto, Elio Catania, presidente di Confindustria digitale, intervenendo venerdì scorso alla presentazione di “Economia Biellese” 2013.

Investimenti. Il tema della digitalizzazione è centrale nel rilancio dell’economia, in forza di un legame assai stretto tra investimenti in tecnologie digitali, produttività, competitività e crescita. «Questa equazione - ha detto Catania - è, però, difficilmente compresa nel suo valore strategico in un paese come l’Italia dove si sconta un gap di investimenti in Ict pari a 25 miliardi annui rispetto alla media Ue.. Negli ultimi tre anni, l’investimento in Ict si è ridotto dell’8%  nonostante questo sia un settore strategico. Negli States, l’Ict contribuisce al 45% della crescita, nell’Ue al 30%, da noi non si arriva al 18%. Questo spiega anche il nostro Pil che resta al paolo».

Prospettive.  Con 25 miliardi di investimenti in Ict spalmati su Pa, imprese pubbliche e private, si potrebbe fare moltissimo. Se l’Italia investisse in Ict quanto fanno mediamente altri Paesi  Ue,  questo potrebbe trasformarsi in un punto percentuale di Pil in più.
«Paradossalmente - ha spiegato Catania -,  tale forbice si è allargata  nel Duemila con l’arrivo di Internet e delle nuove tecnologie di rete. Si tratta di tecnologie che esprimono davvero potenzialità se si applicano ad un modello di impresa diverso. Invece, è come se il Paese avesse cominciato a resistere al cambiamento. La spiegazione di questo fenomeno è da ricercare principalmente nella nostra carenza di grandi imprese ma anche nella mancanza di know how della forza lavoro, nei ritardi culturali del settore pubblico e nella incapacità dell’offerta tecnologica di tradursi in uso di tecnologia, superando un certo ermetismo.

Risorse.  Oltre ai ritardi, esistono gli alibi. Spesso le cosiddette “agende digitali”, soprattutto nel campo pubblico, vengono lasciate inattuate con la giustificazione che non vi sono risorse per la digitalizzazione. «Niente di più falso - ha detto il presidente di Confindustria Digitale -: si tratta di progetti che si autofinanziano, avendo essi un effetto moltiplicatore spiccato. Nella sanità pubblica, per esempio, il moltiplicatore è di tre ad uno. Ciò significa che se lo stato mette 1 milione di euro in progetti di digitalizzazione, ne ricava poi 3».

Salto culturale. Secondo Catania, proprio le Pmi devono fare un salto culturale decisivo, soprattutto nell’epoca delle “reti di impresa”. Dati alla mano, quelle che hanno saputo sfruttare a 360 gradi le potenzialità dell’Ict sono riuscite a diventare delle mini-multinazionali, aumentando margini operativi e occupabilità. «In Germania - ha detto Catania -, le imprese web intensive hanno aumentato l’occupazione sino all’80%. Biella, utilizzando le tecnologie digitali può fare di questo distretto produttivo una realtà molto più potente e forte - ha concluso Catania -. Dovete optare per un modello operativo diverso: non accontentatevi di avere un Pc sulla scrivania. Serve uno scatto digitale: la leadership locale deve capire l’importanza dell’Ict come leva essenziale per il futuro».
Giovanni Orso

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