"Un Piano Giovani, ma a misura di impresa"

"Un Piano Giovani, ma a misura di impresa"
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Nel 2013, lo stock di disoccupati ed inoccupati di età compresa tra i 15 ed i 25 anni iscritti al Centro per l’impiego della provincia è stato di 2.974 unità. Se ad essi si sommano i disoccupati ed inoccupati iscritti nella fascia di età dai 26 ai 39 anni (6.322), il totale dello stock 2013 sale invece  a 9.296. Si tratta di numeri importanti che identificano un problema reale che anche il territorio biellese sta vivendo ossia quello della disoccupazione-inoccupazione giovanile.

Misure.  E’ nella direzione di arginare questo fenomeno che vanno  provvedimenti come il piano “Garanzia Giovani” varato dal Governo e che Regione Piemonte ha recepito declinandolo a livello territoriale.  Al centro del piano, in particolare, i cosiddetti Neet, i giovani di età compresa tra i 15 ed i 25 anni che nè studiano nè lavorano: in Piemonte, solo nel 2013, essi erano 77 mila, mentre  il numero sale sino 138 mila se si considera anche la fascia d’età sino a 29 anni.

Occasione. Quantunque il distretto biellese soffra soprattutto del problema rappresentato dalla disoccupazione degli over quarantenni (lo stock 2013 di iscritti era di 13.266 unità: il 42,7% in più), il piano  “Garanzia Giovani” può costituire  uno strumento importante per cominciare ad affrontare la questione dei ragazzi senza lavoro. 
«Lo strumento in sè deve essere salutato positivamente, soprattutto per la parte che prevede l’alternanza scuola-lavoro - commenta il direttore Uib, Pier Francesco Corcione -. È necessario, però, che esso garantisca la coerenza con le esigenze delle imprese ossia guardando agli standard e alle figure professionali che il mercato rappresentato dalle aziende davvero richiede. Viceversa, il rischio è di fare del semplice  “turismo industriale” che si risolve in stages o quant’altro di simile senza essere veramente utile al fine di cominciare a risolvere il problema in logica strutturale».
Sul tema interviene anche Marvi Massazza Gal, segretario di Cgil Biella.  «Il piano deve essere un’occasione da non sprecare - commenta infatti Marvi Massazza Gal -.  Tuttavia non deve neppure stimolare illusioni di sorta. Il problema della disoccupazione  è strutturale e, come tale, va affrontato creando nuovi posti di lavoro reali, indipendentemente dall’età dei lavoratori. In questa logica, non può disconoscersi che, fintanto che non si eliminerà il tappo della legge Fornero che impedisce  il turn over tra le generazioni, sarà difficile parlare di lotta credibile alla disoccupazione giovanile. Nè si dica che, per mutare la legge Fornero, mancano le risorse per fare restare il sistema in equilibrio: basterebbe recuperare un terzo delle risorse dall’evasione fiscale ed un terzo dalla corruzione nella Pubblica amministrazione  per ritrovarsi con un tesoro di 60 miliardi».
Giovanni Orso

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