«Torniamo alla canapa made in Italy»

Si chiama “Progetto Canapitess” e vede coinvolta la filatura Davifil di Benna (in qualità di soggetto capofila del progetto stesso), Assocanapa di Carmagnola, Po.in.tex (il Polo di innovazione tessile che ha sede a Città Studi) e Cnr Biella. L’obiettivo è quello di riportare in Italia la coltivazione della canapa tessile e avviare, con una nuova tecnologia e la prototipizzazione di un apposito macchinario, la produzione di filati di canapa completamente made in Italy. «Si tratta - conferma Vincenzo Caneparo, titolare di Davifil - di riprendere il ciclo di lavorazione della fibra tessile coltivata in Italia sino agli anni Cinquanta e che oggi è molto richiesta dal mercato: occorre, però, farlo in termini di processo moderno e con tecnologie nuove». Un progetto che potrebbe canalizzare risorse in un segmento che sta crescendo e che, pertanto, potrebbe creare, in proiezione di medio-lungo termine, anche un indotto con numeri interessanti. Il condizionale, tuttavia, è d’obbligo, perché, come spiega proprio Caneparo, il progetto “Canapitess”, presentato lo scorso anno tramite Po.in.tex, aderendo al bando regionale, è stato considerato di grande interesse da parte di Regione Piemonte, ma messo “in stand by”. «Da regolamento - dice, infatti, Vincenzo Caneparo - è emerso che al progetto potessero partecipare solo aziende industriali, mentre il nostro partner Assocanapa non rientra in questa stretta definizione. “Canapitess” resta però in piedi e la speranza è che, nei prossimi bandi, si rivedano regole così strette. Del resto, trovare un soggetto partner che coltivi canapa tessile e, al contempo, sia solo industriale è praticamente impossibile».
Giovanni Orso
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Si chiama “Progetto Canapitess” e vede coinvolta la filatura Davifil di Benna (in qualità di soggetto capofila del progetto stesso), Assocanapa di Carmagnola, Po.in.tex (il Polo di innovazione tessile che ha sede a Città Studi) e Cnr Biella. L’obiettivo è quello di riportare in Italia la coltivazione della canapa tessile e avviare, con una nuova tecnologia e la prototipizzazione di un apposito macchinario, la produzione di filati di canapa completamente made in Italy. «Si tratta - conferma Vincenzo Caneparo, titolare di Davifil - di riprendere il ciclo di lavorazione della fibra tessile coltivata in Italia sino agli anni Cinquanta e che oggi è molto richiesta dal mercato: occorre, però, farlo in termini di processo moderno e con tecnologie nuove». Un progetto che potrebbe canalizzare risorse in un segmento che sta crescendo e che, pertanto, potrebbe creare, in proiezione di medio-lungo termine, anche un indotto con numeri interessanti. Il condizionale, tuttavia, è d’obbligo, perché, come spiega proprio Caneparo, il progetto “Canapitess”, presentato lo scorso anno tramite Po.in.tex, aderendo al bando regionale, è stato considerato di grande interesse da parte di Regione Piemonte, ma messo “in stand by”. «Da regolamento - dice, infatti, Vincenzo Caneparo - è emerso che al progetto potessero partecipare solo aziende industriali, mentre il nostro partner Assocanapa non rientra in questa stretta definizione. “Canapitess” resta però in piedi e la speranza è che, nei prossimi bandi, si rivedano regole così strette. Del resto, trovare un soggetto partner che coltivi canapa tessile e, al contempo, sia solo industriale è praticamente impossibile».
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