SOSTENIBILITà

Tessile-moda: la sfida dell’acqua

Comparto nobilitazione e risparmio idrico per 4Sustainability. La biellese Tintoria Finissaggio 2000 prima in Italia nel protocollo per chemical management. 

Tessile-moda: la sfida dell’acqua
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Comparto nobilitazione e risparmio idrico per 4Sustainability. La biellese Tintoria Finissaggio 2000 prima in Italia nel protocollo per chemical management.

Prima in Italia

La biellese Tintoria e Finissaggio 2000, con sede a Masserano, è stata la prima in Italia a raggiungere una valutazione eccellente nel protocollo per il chemical management di “4Sustainability”, il framework di implementazione e marchio registrato che garantisce le performance di sostenibilità della filiera del fashion & luxury. La notizia arriva dal focus di Process Factory dedicato all’emergenza della carenza idrica e alle pratiche adottate dal tessile-moda italiano per contrastarla. Tre gli esempi innovativi di sostenibilità adottati da aziende del comparto nobilitazione: Tintoria Finissaggio 2000, Creazioni Digitali (distretto di Como) e Gruppo Colle (distretto di Prato).

La situazione

Come precisano le note diffuse da Process Factory, da solo, il settore tessile consuma 93 miliardi di metri cubi di acqua all’anno, di cui 335 mila metri cubi l’anno solo in Italia (dati Istat). Diversi i processi della filiera moda che si caratterizzano per un forte fabbisogno idrico, in primis la pulitura delle materie prime e le varie fasi di risciacquo. Anche tintura e finissaggio sono fasi critiche, perché necessitano di fino a 125 litri d’acqua per kg di fibra (nel caso del cotone) e caricano l’acqua stessa di sostanze tossiche che, se non opportunamente filtrate e recuperate, rischiano di riversarsi nei fiumi e nei mari. Infine, servono imponenti quantitativi di acqua anche per il raffreddamento degli impianti. Negli ultimi anni, l’innovazione tecnologica si sta focalizzando proprio sulla ricerca di soluzioni per ridurre il fabbisogno idrico a parità di performance, come solventi alternativi, macchinari più efficienti o sofisticati processi di filtraggio

Il caso biellese

Tra le imprese della filiera italiana distinte per proattività, spicca proprio il caso della biellese Tintoria e Finissaggio 2000 che già negli anni Settanta si è dotata di un efficace impianto di depurazione, sul quale ha investito a più riprese per migliorarne le prestazioni. La novità più recente consiste nell’integrazione di un’avanzata tecnologia per la microfiltrazione delle acque di scarico: una volta trattate, queste ultime vengono in parte recuperate e reinserite in altre lavorazioni interne, in parte restituite “pulite” all’ambiente. In termini di volumi, si parla di circa 100mila metri cubi di acqua depurata all’anno, con circa il 10% di acqua riciclata da depurazione. Difatti, pur appartenendo a un settore fisiologicamente costretto a fare un largo uso di sostanze chimiche, quest’impresa è stata la prima in Italia a raggiungere una valutazione eccellente nel protocollo per il chemical management di “4Sustainability”. «Per ridurre l’uso di risorse come l’acqua, la filiera ha bisogno di innovazione e volumi di produzione; per questo occorrono piani di sviluppo strutturati e supportati da aiuti finanziari, oltre a una distribuzione più equa lungo la catena del valore - commenta Francesca Rulli, Ceo e Founder di Process Factory e ideatrice del framework “4Sustainability” -. Allo stesso tempo, lo stile e il design devono convertirsi allo sviluppo di capi sostenibili avendo consapevolezza dell’impatto che ogni scelta adottata in fase di progettazione può avere sulla produzione e preferendo dunque materiali, processi e fornitori in grado di ridurre questo impatto, per esempio nell’uso dell’acqua. Le due dinamiche sono collegate».

Giovanni Orso

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