Tessile e moda: 2016 piatto

Tessile e moda: 2016 piatto
Pubblicato:
Aggiornato:

L'industria italiana del tessile-moda dovrebbe crescere dell1% circa quest'anno a circa 53 miliardi con un +0,4% sul 2015 che ha chiuso con meno valore (+0,6%) sul preconsutivo diffuso a dicembre che parlava di +1,1%. Sono i dati di Smi (Sistema Moda Italia, che riunisce circa 50mila aziende e occupa oltre 400mila addetti) presentati con l'universita? Liuc martedi? in occasione dell'assemblea dei soci. Confermati cioe? per 2015 e 2016 il trend piu? debole per il tessile (+0,4% e +0,8% rispettivamente) e piu? forte per l'abbigliamento (+0,8% nel 2015 e +1,5% stimato per quest'anno). Lexport e? cresciuto lanno scorso del 2,1% e rappresenta il 55,5% del turnover totale. Dovrebbe aumentare dell'1,9% questanno anche se linstabilita? di molte aree geografiche resta un elemento di forte incertezza.

Lassociazione presieduta da Claudio Marenzi (nella foto), riunita al museo Mudec di Milano per l'assemblea annuale, punta sulla sostenibilita? per mantenere salda la filiera. «A volte e? vista come una strategia di marketing, invece deve essere provata nei fatti», ha detto Marenzi sul tema che sta emergendo come valore riconosciuto tra i Millennials. «Noi siamo lunico Paese al mondo - ha aggiunto - in grado di fare sul serio su questo tema, che ci puo? rendere piu? competitivi nel mondo. Se ne deve rendere conto soprattutto il valle, che deve collaborare con il monte della filiera».

Tra le altre priorita? dellassociazione del tessile-abbigliamento c'e? il reshoring. Potrebbe essere accelerato, come ha ricordato Marenzi, grazie a un progetto nato nel 2015 che coinvolge il Ministero dello Sviluppo Economico e la societa? di consulenza Pricewa-terhouseCoopers e partito con le imprese tessili di Veneto e Puglia. Uno dei temi trattati in assemblea e? stato anche il credito. Un accordo con Unicredit, che dovrebbe essere esteso anche ad altre banche, puo? permettere alle aziende capofiliera di far usufruire ai fornitori del loro stesso rating. Marenzi ha inoltre auspicato un sostegno alle Pmi per l'internazionalizzazione.

Ci sarebbero invece «poche speranze» per l'annosa questione dell'etichetta "made in". «Siamo l'unica area al mondo dove non e? riconosciuta - ha ricordato il presidente Smi- e questo rende la competizione difficile per il nostro Paese». Come e? noto, il Nord Europa, Germania in testa, e? totalmente contrario all'etichettatura d'origine obbligatoria. Lo scenario prospettato da Smi-Liuc per il tessile-moda nazionale e? secondo Marenzi «monocorde e piatto». Dopo avere concluso il 2015 con ricavi pari a 52,4 miliardi di euro il settore punta ai 53 miliardi, ma il traguardo sara? raggiungibile a fatica. L'export e? atteso a 29,6miliardi (+1,9%) e l'import a 20,5 miliardi (+1%). Gli economisti stimano una lieve flessione del numero di aziende (-0,4% a quota 46.891) e degli occupati (-0,2% a 402mila).

R.A. 

L'industria italiana del tessile-moda dovrebbe crescere dell’1% circa quest'anno a circa 53 miliardi con un +0,4% sul 2015 che ha chiuso con meno valore (+0,6%) sul preconsutivo diffuso a dicembre che parlava di +1,1%. Sono i dati di Smi (Sistema Moda Italia, che riunisce circa 50mila aziende e occupa oltre 400mila addetti) presentati con l'universita? Liuc martedi? in occasione dell'assemblea dei soci. Confermati cioe? per 2015 e 2016 il trend piu? debole per il tessile (+0,4% e +0,8% rispettivamente) e piu? forte per l'abbigliamento (+0,8% nel 2015 e +1,5% stimato per quest'anno). L’export e? cresciuto l’anno scorso del 2,1% e rappresenta il 55,5% del turnover totale. Dovrebbe aumentare dell'1,9% quest’anno anche se l’instabilita? di molte aree geografiche resta un elemento di forte incertezza.

L’associazione presieduta da Claudio Marenzi (nella foto), riunita al museo Mudec di Milano per l'assemblea annuale, punta sulla sostenibilita? per mantenere salda la filiera. «A volte e? vista come una strategia di marketing, invece deve essere provata nei fatti», ha detto Marenzi sul tema che sta emergendo come valore riconosciuto tra i Millennials. «Noi siamo l’unico Paese al mondo - ha aggiunto - in grado di fare sul serio su questo tema, che ci puo? rendere piu? competitivi nel mondo. Se ne deve rendere conto soprattutto il valle, che deve collaborare con il monte della filiera».

Tra le altre priorita? dell’associazione del tessile-abbigliamento c'e? il reshoring. Potrebbe essere accelerato, come ha ricordato Marenzi, grazie a un progetto nato nel 2015 che coinvolge il Ministero dello Sviluppo Economico e la societa? di consulenza Pricewa-terhouseCoopers e partito con le imprese tessili di Veneto e Puglia. Uno dei temi trattati in assemblea e? stato anche il credito. Un accordo con Unicredit, che dovrebbe essere esteso anche ad altre banche, puo? permettere alle aziende capofiliera di far usufruire ai fornitori del loro stesso rating. Marenzi ha inoltre auspicato un sostegno alle Pmi per l'internazionalizzazione.

Ci sarebbero invece «poche speranze» per l'annosa questione dell'etichetta "made in". «Siamo l'unica area al mondo dove non e? riconosciuta - ha ricordato il presidente Smi- e questo rende la competizione difficile per il nostro Paese». Come e? noto, il Nord Europa, Germania in testa, e? totalmente contrario all'etichettatura d'origine obbligatoria. Lo scenario prospettato da Smi-Liuc per il tessile-moda nazionale e? secondo Marenzi «monocorde e piatto». Dopo avere concluso il 2015 con ricavi pari a 52,4 miliardi di euro il settore punta ai 53 miliardi, ma il traguardo sara? raggiungibile a fatica. L'export e? atteso a 29,6miliardi (+1,9%) e l'import a 20,5 miliardi (+1%). Gli economisti stimano una lieve flessione del numero di aziende (-0,4% a quota 46.891) e degli occupati (-0,2% a 402mila).

R.A. 

Seguici sui nostri canali