Tessile: distretti alla prova dell'export

Biella, Como, Prato: questi i distretti storici del tessile made in Italy. Territori diversi, eppure spesso simili, soprattutto davanti alle dinamiche di una crisi che ha ovunque bruciato posti di lavoro e costretto tanto il loro manifatturiero a reinventarsi quanto l’industria a diversificare la tradizionale specificità produttiva. Alla vigilia dell’assemblea di Smi, il prossimo 26 giugno a Milano, e della kermesse di Pitti Filati (dal 4 al 6 luglio prossimo a Firenze), i dati Istat sull’export del primo trimestre dell’anno consentono, nel paragone con lo stesso periodo dell’anno scorso, di delineare un confronto tra queste realtà produttive.
Concentrando l’analisi esclusivamente su tessuti e filati di fibre naturali nonché su articoli di abbigliamento (escludendo quindi il sintetico e gli “altri prodotti tessili”), il “benchmarking” fa risaltare performances diverse ma sotto le quali si intuiscono problemi simili.
Tessuti. Su base tendenziale, Biella, nel primo trimestre 2012, ha incassato, a livello aggregato (verso cioè il resto del mondo), un +7,63% nell’export di suoi tessuti. Como ha fatto un po’ meno bene ma ha tuttavia portato a casa un onorevole +4,65%. Prato, invece, ha semplicemente mantenuto, in sintesi, le sue posizioni incassando un -0,51%. Focalizzato però a livello di sola Ue a 27 Paesi, lo stesso export di tessuti, mentre conferma il dato per Biella (+7,76%) e per Como (+4,85), segnala invece un piccolo peggioramento per il distretto toscano (-1,80%). A livello di singoli mercati, l’export di tessuti del primo trimestre 2012 ha tuttavia consentito a Prato di realizzare un +15,3% verso la Russia, mercato verso il quale l’export di tessuti made in Biella è addirittura cresciuto del +120% e dove anche i tessuti di Como hanno realizzato un +74,7%.
Filati. Diversa appare invece la situazione nel domaine del filati di fibre tessili. Qui, a guidare la classifica è sicuramente il distretto comasco che, a livello mondiale, ha incassato, rispetto al primo trimestre 2011, un sonoro +8,19%, crescendo settorialmente con punte del +28,10% verso l’Asia e incassando, a livello di Ue a 27, un ottimo +16,57% dovuto soprattutto ad un balzo esportativo verso la Germania (+152%). Prato, pur registrando una contrazione dell’export dei suoi filati, ha fermato tuttavia l’emorragia a -2,17%: un dato che, misurato a livello Ue a 27, sale tuttavia al -11,7%, ma con crescite settoriali di export verso Germania (+19,6%) e Francia (+6,15%). Biella, invece, porta a casa, in questa partita, un risultato decisamente negativo: -9,1%. Dato che si riequilibria appena (-7,63%) se misurato a livello Ue a 27 ma che si fa anche peggiore se rilevato verso il mercato asiatico (-10,19%).
Abbigliamento. Il “distretto laniero”, tuttavia, torma protagonista assoluto per quanto riguarda l’export di articoli di abbigliamento. A fronte di Como e di Prato che, nel primo trimestre 2012 rispetto allo stesso periodo 2011, hanno visto le loro esportazioni contrarsi rispettivamente del -9,81% e del -3,12%, il distretto biellese ha invece realizzato un +9,96%. Proprio questo dato, unitamente a quello positivo circa l’export dei tessuti e a quello negativo sui filati, conferma la sempre maggior polarizzazione di Biella sui segmenti di maggior valore aggiunto ed un progressivo baricentrarsi del sistema verso comparti a valle della filiera.
Giovanni Orso