Economia

Tessile-abbigliamento: un 2024 tutto in salita

La volatilità macroeconomica internazionale e l’inflazione crescente fanno ipotizzare un anno all’insegna del rallentamento della domanda

Tessile-abbigliamento: un 2024 tutto in salita
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Le aziende del Tessile-Abbigliamento si trovano oggi ad operare in un contesto generale tutt’altro che facile; le previsioni per il 2024 sono sicuramente difficili, perché mai come quest’anno lo scenario risulta caratterizzato da andamenti delle aziende divergenti e polarizzati, dovuti al clima generale di forte incertezza: a dirlo è l'indagine realizzata dall'Ufficio Studi Economici e Statistici di Smi. La volatilità macroeconomica internazionale, ma anche l’inflazione crescente, i tassi di interesse elevati e l’incremento dei prezzi, che portano a un calo del potere d’acquisto dei consumatori, fanno ipotizzare anche per il Tessile-Abbigliamento un avvio 2024 all’insegna di un ulteriore rallentamento della domanda, sia interna che sui mercati esteri, che porterebbe verosimilmente - anche alla luce del raffronto con una prima parte del 2023 ancora in marcata crescita - ad un’inversione del trend positivo registrato degli ultimi anni. Sulla base dei risultati dell’Indagine annua relativa al Tessile-Abbigliamento, realizzata nei mesi di marzo-aprile 2024, si prevede un’ulteriore frenata almeno nel primo semestre dell’anno in corso. Seppur ben il 28% del panel confidi infatti in una stabilità delle condizioni di mercato rispetto al periodo gennaio-giugno 2023, la percentuale di chi prospetta un peggioramento sale al 62% dei rispondenti, risultando così di molto superiore rispetto a chi valuta che l’evoluzione congiunturale sia “in miglioramento” (10%).

Per il 71% del campione, l'occupazione resterà al palo

Relativamente all’occupazione, non sono attesi nella prima parte dell’anno grossi mutamenti rispetto ai livelli di fine 2023: il 71% del campione stima che il proprio organico resterà “invariato” rispetto ad allora. Il 5% prospetta un “calo” del numero dei dipendenti, mentre il 24% indica un aumento. Si ricorda che tali percentuali rispondono a una domanda di tipo puramente qualitativo ed esprimono unicamente una previsione di massima circa le dinamiche interne aziendali nel breve periodo. Segnali di rallentamento sono presenti anche nei dati ufficiali Inps relativi alle ore di cassa integrazione guadagni autorizzate nel periodo gennaio-aprile 2024 per le aziende del Tessile-Abbigliamento, che registrano un aumento significativo rispetto alle ore concesse nel corrispondente periodo 2023. Nei primi quattro mesi del 2024, sulla base dei dati diffusi dall'Osservatorio Statistico dell'Inps, le ore complessivamente autorizzate (Cigo Cigs e deroga) per l’industria Tessile-Abbigliamento risultano pari a 14.396.256 e registrano un forte aumento, pari al +67,6%, rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente. Scomponendo il dato per settore, nei primi quattro mesi 2024, è risultato che l'industria del Tessile copre un numero maggiore di ore rispetto all'industria dell’Abbigliamento: l’incidenza di ore autorizzate per il Tessile corrisponde al 71,6% del totale Tessile-Abbigliamento, mentre quella dell’Abbigliamento al restante 28,4%. Le autorizzazioni interessano in misura prevalente (79,6% del totale Tessile Abbigliamento) la manodopera operaia; in particolare, il 59,4% delle ore sono state autorizzate per gli operai del Tessile e il 20,2% per gli operai dell’Abbigliamento. Le ore autorizzate per gli impiegati sul totale Tessile-Abbigliamento coprono al 20,4% del totale: nel dettaglio agli impiegati del Tessile sono state autorizzate il 12,2% delle ore totali e agli impiegati dell’Abbigliamento l’8,2%.

E anche l'export di settore soffre

Anche analizzando l’interscambio commerciale con l’estero, nel primo trimestre 2024 si rileva un mercato sofferente: sulla base degli ultimi dati Istat recentemente diffusi, il periodo gennaio-marzo vede infatti l’export di Tessile-Abbigliamento in calo del -3,3%, per un totale di circa 9,7 miliardi di euro, anche l’import perde il -13,1%, per un totale di 6,3 miliardi di euro. Come già evidenziato, a soffrire maggiormente è il “monte” della filiera che registra una dinamica negativa sia per quanto riguarda le vendite estere, in calo del -13,4%, sia soprattutto le importazioni, che perdono il -18,4%. Parallelamente per il “valle” della filiera si assiste ad una crescita del +0,8% dell’export, mentre si rileva una contrazione del -10,6% dell’import. Focalizzando l’analisi sulle esportazioni, con riferimento agli sbocchi commerciali si sottolinea come sia per il mercato comunitario che quello extra-Ue si siano registrate delle contrazioni per il settore: il primo cala del -6,4%, mentre quello extra-UE ha evidenziato una flessione più contenuta (-0,1%). Il mercato extra-Ue copre il 50,6% dell’export totale di settore, risultando di poco il maggior “acquirente”, mentre l’Ue assorbe il 49,4% delle vendite.

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