“Stabilità e continuità per la sfida del Pil”

“Stabilità e continuità per la sfida del Pil”
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La Legge di Stabilità finalmente c’è ed il cosiddetto “Pacchetto Industria 4.0” è salvo.  E se il Governo che quella manovra aveva preparato (quello Renzi) non c’è più (sostituito dal nuovo dicastero Gentiloni), ad esserci ancora, però, è il ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, maieuta e stratega proprio di quel “Pacchetto”.  Tutto sommato, per il sistema manifatturiero italiano, si tratta almeno di due solide certezze in questo momento ancora così fluido in cui gli sforzi dovrebbero invece essere diretti unanimemente alla crescita. Già, perché il sistema industriale italiano rappresentato dai distretti del manifatturiero made in Italy sa bene che il passare dal -0,4% di Pil al +0,6% è già per l’Italia un segno positivo, ma esso sa anche che ciò è insufficiente: la trappola (addirittura per l’intera Europa e, forse, per il mondo) potrebbe infatti essere quella del cronicizzarsi della bassa crescita. Forse, già più di un rischio, se si considera che, a livello mondiale, la crescita pluriennale del Pil è mediamente ormai del solo 3%: l’Eurozona, tra il 2016 e il 2018, crescerà mediamente del +1,6% e l’Italia, al 2018, pur migliorando la sua performance, sarà ancora inferiore a quella media. Allora diventa imperativo, soprattutto per l’Italia, sia accelerare le riforme già impostate sia spingere su un tipo di politica che stimoli fortemente gli investimenti, visto che la loro crescita resta più bassa rispetto alla precedenti fasi post-crisi e che quelli privati appaiono deboli a causa di un poco virtuoso mix di capacità inutilizzata e di carenza di credito.  La Legge di Stabilità, con il “Pacchetto Industria 4.0”  e con la riduzione della tassazione sulle imprese al 24%, va nella direzione giusta. Di qui, l’aspettativa di efficienza e pragmatismo con cui il sistema confindustriale guarda al Governo Gentiloni, qualunque sarà la sua durata. «È necessario che i delicati dossier già impostati possano aver completamento e non si esaurisca la spinta riformista - commenta, infatti, il presidente degli industriali biellesi, Carlo Piacenza -. La conferma di Carlo Calenda nel nuovo Governo, sempre nel suo ruolo di ministro dello Sviluppo Economico, costituisce, per il sistema industriale, una garanzia preziosa. Questa legge di Stabilità contiene, finalmente, alcuni punti che concorrono a dare l’idea di un piano d’azione in materia di politica industriale. Può, forse, non essere ancora sufficiente, ma l’indirizzo è certamente positivo. Soprattutto le misure del cosiddetto “Pacchetto Industria 4.0” possono concorrere a liberare investimenti preziosi di cui nel manifatturiero c’è urgente bisogno per produrre sul sistema l’effetto crescita sperato. Però, essi vanno fatti celermente. Per questo, come imprenditori, auspichiamo che il Governo si muova in continuità con quanto impostato».  «Dare un giudizio su un esecutivo che è formalmente in carica da poche ore è quantomeno inopportuno - aggiunge Fabio Ravanelli, presidente di Ain e di Confindustria Piemonte -, ma credo valga la pena sottolineare la permanenza, in dicasteri-chiave per lo sviluppo del nostro sistema produttivo, di figure che ritengo abbiano ben operato negli ultimi anni come quelle di Pier Carlo Padoan, Giuliano Poletti e soprattutto Carlo Calenda. Al ministro dello Sviluppo economico va dato atto di avere, con concretezza ed efficacia, portato l’attenzione sulla dimensione più innovativa del comparto manifatturiero, anche attraverso provvedimenti di grande impatto che caratterizzano la Legge di Bilancio per il 2017. Penso, soltanto per fare qualche esempio, alla proroga del “superammortamento” e al nuovo “iperammortamento” per gli investimenti nei beni più innovativi, o all’incremento del credito d’imposta per gli investimenti in ricerca e sviluppo. Il contributo positivo che queste misure possono portare all’evoluzione verso quella digitalizzazione della manifattura che costituisce un passaggio epocale. L’auspicio, infine, è che questo e i governi che gli succederanno riescano a proseguire in quella “spinta riformatrice” che riteniamo indispensabile per dare al nostro Paese un futuro più positivo possibile». Tra le riforme e i dossier centrali per il sistema industriale, anche il capitolo concernente la cosiddetta “Buona scuola” con l’introduzione dell’alternanza scuola-lavoro. Sarà la neoministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli (oggi al centro di polemiche sul suo mancato titolo accademico di studio dichiarato nel curriculum) a doversene occupare. «La nomina di Valeria Fedeli a ministro dell’Istruzione - commenta Ermanno Rondi, membro di spicco del Board Education di Confindustria - è certamente una buona notizia per il mondo dell’Education e per le sfide possibili nel suo mandato. Una persona che arriva dal mondo del lavoro è essenziale per dare il giusto stimolo all’attuazione delle esperienze di alternanza e magari per impostare la strada per una rivisitazione della formazione professionale comprendendo in questo anche il percorso di laurea professionalizzante. Per il tessile e per Biella, la nomina rappresenta poi una doppia buona notizia, essendo Valeria Fedeli profonda conoscitrice del settore e del nostro territorio. Sta ora a noi presentarci con progetti ed idee meritevoli del supporto del Ministero».

Giovanni Orso

La Legge di Stabilità finalmente c’è ed il cosiddetto “Pacchetto Industria 4.0” è salvo.  E se il Governo che quella manovra aveva preparato (quello Renzi) non c’è più (sostituito dal nuovo dicastero Gentiloni), ad esserci ancora, però, è il ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, maieuta e stratega proprio di quel “Pacchetto”.  Tutto sommato, per il sistema manifatturiero italiano, si tratta almeno di due solide certezze in questo momento ancora così fluido in cui gli sforzi dovrebbero invece essere diretti unanimemente alla crescita. Già, perché il sistema industriale italiano rappresentato dai distretti del manifatturiero made in Italy sa bene che il passare dal -0,4% di Pil al +0,6% è già per l’Italia un segno positivo, ma esso sa anche che ciò è insufficiente: la trappola (addirittura per l’intera Europa e, forse, per il mondo) potrebbe infatti essere quella del cronicizzarsi della bassa crescita. Forse, già più di un rischio, se si considera che, a livello mondiale, la crescita pluriennale del Pil è mediamente ormai del solo 3%: l’Eurozona, tra il 2016 e il 2018, crescerà mediamente del +1,6% e l’Italia, al 2018, pur migliorando la sua performance, sarà ancora inferiore a quella media. Allora diventa imperativo, soprattutto per l’Italia, sia accelerare le riforme già impostate sia spingere su un tipo di politica che stimoli fortemente gli investimenti, visto che la loro crescita resta più bassa rispetto alla precedenti fasi post-crisi e che quelli privati appaiono deboli a causa di un poco virtuoso mix di capacità inutilizzata e di carenza di credito.  La Legge di Stabilità, con il “Pacchetto Industria 4.0”  e con la riduzione della tassazione sulle imprese al 24%, va nella direzione giusta. Di qui, l’aspettativa di efficienza e pragmatismo con cui il sistema confindustriale guarda al Governo Gentiloni, qualunque sarà la sua durata. «È necessario che i delicati dossier già impostati possano aver completamento e non si esaurisca la spinta riformista - commenta, infatti, il presidente degli industriali biellesi, Carlo Piacenza -. La conferma di Carlo Calenda nel nuovo Governo, sempre nel suo ruolo di ministro dello Sviluppo Economico, costituisce, per il sistema industriale, una garanzia preziosa. Questa legge di Stabilità contiene, finalmente, alcuni punti che concorrono a dare l’idea di un piano d’azione in materia di politica industriale. Può, forse, non essere ancora sufficiente, ma l’indirizzo è certamente positivo. Soprattutto le misure del cosiddetto “Pacchetto Industria 4.0” possono concorrere a liberare investimenti preziosi di cui nel manifatturiero c’è urgente bisogno per produrre sul sistema l’effetto crescita sperato. Però, essi vanno fatti celermente. Per questo, come imprenditori, auspichiamo che il Governo si muova in continuità con quanto impostato».  «Dare un giudizio su un esecutivo che è formalmente in carica da poche ore è quantomeno inopportuno - aggiunge Fabio Ravanelli, presidente di Ain e di Confindustria Piemonte -, ma credo valga la pena sottolineare la permanenza, in dicasteri-chiave per lo sviluppo del nostro sistema produttivo, di figure che ritengo abbiano ben operato negli ultimi anni come quelle di Pier Carlo Padoan, Giuliano Poletti e soprattutto Carlo Calenda. Al ministro dello Sviluppo economico va dato atto di avere, con concretezza ed efficacia, portato l’attenzione sulla dimensione più innovativa del comparto manifatturiero, anche attraverso provvedimenti di grande impatto che caratterizzano la Legge di Bilancio per il 2017. Penso, soltanto per fare qualche esempio, alla proroga del “superammortamento” e al nuovo “iperammortamento” per gli investimenti nei beni più innovativi, o all’incremento del credito d’imposta per gli investimenti in ricerca e sviluppo. Il contributo positivo che queste misure possono portare all’evoluzione verso quella digitalizzazione della manifattura che costituisce un passaggio epocale. L’auspicio, infine, è che questo e i governi che gli succederanno riescano a proseguire in quella “spinta riformatrice” che riteniamo indispensabile per dare al nostro Paese un futuro più positivo possibile». Tra le riforme e i dossier centrali per il sistema industriale, anche il capitolo concernente la cosiddetta “Buona scuola” con l’introduzione dell’alternanza scuola-lavoro. Sarà la neoministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli (oggi al centro di polemiche sul suo mancato titolo accademico di studio dichiarato nel curriculum) a doversene occupare. «La nomina di Valeria Fedeli a ministro dell’Istruzione - commenta Ermanno Rondi, membro di spicco del Board Education di Confindustria - è certamente una buona notizia per il mondo dell’Education e per le sfide possibili nel suo mandato. Una persona che arriva dal mondo del lavoro è essenziale per dare il giusto stimolo all’attuazione delle esperienze di alternanza e magari per impostare la strada per una rivisitazione della formazione professionale comprendendo in questo anche il percorso di laurea professionalizzante. Per il tessile e per Biella, la nomina rappresenta poi una doppia buona notizia, essendo Valeria Fedeli profonda conoscitrice del settore e del nostro territorio. Sta ora a noi presentarci con progetti ed idee meritevoli del supporto del Ministero».

Giovanni Orso

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