Squinzi accende le speranze delle Pmi

Squinzi accende le speranze delle Pmi
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Semplificazione normativa-burocratica. Questa la priorità indicata da Giorgio Squinzi, designato, giovedì scorso, alla presidenza di Confindustria del dopo-Marcegaglia. Si tratta, secondo Giorgio Squinzi, della prima cosa da fare «per far ripartire la crescita in Italia» e quindi «sconfiggere la disoccupazione, in particolare quella giovanile». Giorgio Squinzi (68 anni, a capo della Mapei, gruppo chimico leader nel settore degli adesivi per l’edilizia) ha prevalso (con una forchetta di soli 11 voti) su Alberto Bombassei, vicepresidente di Confindustria e presidente della Brembo.

Una differenza risicata, lontana dalle quasi plebiscitarie designazioni di Emma Marcegaglia e Luca Cordero di Montezemolo. Se il programma e la squadra del nuovo presidente di Confindustria saranno, molto probabilmente, presentati tra poco meno di un mese, nella Giunta del prossimo 19 aprile, l’attesa da parte del mondo della piccola e media impresa è forte: proprio le Pmi, che formano l’ossatura confindustriale, chiedono da tempo  un’attenzione particolare ai loro problemi e l’arrivo di Squinzi, con la sua dichiarata priorità sulla semplificazione burocratica, accende molte speranze.

Unità.
«Non è la prima volta che due candidati competono fra loro per la presidenza di Confindustria - sottolinea Marilena Bolli, presidente dell’Uib - : è un valore per la nostra associazione, tanto più che la competizione ha riguardato due campioni del “made in Italy”, entrambi con grande esperienza del sistema associativo. Non solo: un valore è anche la compattezza che il mondo industriale ha, subito dopo, dimostrato stringendosi coralmente attorno al presidente designato, a cominciare proprio da Alberto Bombassei.. Solo una Confindustria compatta, unita e autonoma è , infatti, veramente autorevole  nella sua azione per il bene comune degli imprenditori, in un momento tanto difficile. Perché, al di là delle ovvie e giustificate differenze di classe dimensionale tra le imprese, come ha detto una volta giustamente Paolo Zegna, il destino dell’industria italiana è comune. Sul tappeto ci sono i problemi di ieri e, purtroppo, di sempre. Le parole di Squinzi, giovedì, quando ha parlato della urgente necessità di ritrovare la via del progresso economico, civile e sociale, a partire dalla semplificazione burocratica e dall’impegno per tornare a crescere, mi pare siano un’ottima bussola con cui tornare  a navigare»  

Piccola industria. Nella partita per l’elezione del nuovo presidente di Confindustria, la piccola industria piemontese è rimasta sostanzialmente neutrale. «I Comitati regionali Piccola Industria, riuniti con il presidente nazionale Vincenzo Boccia, hanno, a suo tempo, preparato un documento, sottoposto ad entrambi i candidati, in cui si sono volute ribadire le emergenze del settore, chiedendo un impegno forte - commenta Nicolò Zumaglini, presidente del Comitato Piccola Industria Uib - . Tali emergenze sono quelle di sempre,  frutto delle mancate riforme. L’accento è stato posto sul carico burocratico, sulle difficoltà di accesso al credito, sul costo del lavoro e sulla mancanza di una politica industriale a misura di Pmi. Le prime dichiarazioni di Squinzi lasciano ben sperare. Molto dipenderà anche dalla squadra che il nuovo presidente sceglierà. La nostra richiesta riguarda, in questo senso, una maggior rappresentanza dei piccoli in quella sede».

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