Sicurezza "salata" in azienda

Sicurezza "salata" in azienda
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I costi per le aziende non sono tutti uguali. Ci sono quelli di più facile individuazione perché legati direttamente alla produzione, come l’acquisto di materie prime, l’energia, i macchinari, i salari. E ci sono quelli meno visibili ma che sono comunque salati: è il caso degli adempimenti burocratici quali, ad esempio, quelli legati a garantire la sicurezza sul luogo di lavoro.

Le ultime novità. Dal 12 marzo scorso sono entrati in vigore i nuovi accordi sulla formazione sulla sicurezza dei lavoratori che impiegano attrezzature di lavoro per cui è richiesta specifica abilitazione quali, ad esempio il carrello elevatore o la piattaforma di lavoro mobile elevabile. Tali norme stabiliscono l’obbligo di un corso di formazione fino a 16 ore per dipendente che utilizza le attrezzature definite come potenzialmente “pericolose”.

Dal 26 gennaio, inoltre,  per tutti i lavoratori in un’azienda manifatturiera è obbligatoria la formazione sulla sicurezza di 16 ore. Prima dell’accordo la formazione era comunque obbligatoria ma non aveva un minimo di ore da rispettare, che era a discrezione del datore di lavoro.

Quanto costa la sicurezza?  Un’azienda manifatturiera di 40 dipendenti che apra oggi la sua attività dovrà fare i conti con circa 1000 ore di formazione specifica per la sicurezza in base ai nuovi accordi (pari ad una spesa stimata che si aggira introno ai 20mila euro) e che andranno poi integrate con gli aggiornamenti: dopo un anno per l’RLS (Responsabile dei lavoratori per la sicurezza) a 5 per i mulettisti.
L’investimento in formazione per la sicurezza si moltiplica per le diverse figure preposte all’interno dell’azienda e per i diversi adempimenti: dal già citato RLS all’RSPP (responsabile del servizio di prevenzione e protezione) che coordina la sicurezza in azienda, oltre agli addetti al primo soccorso e antincendio.

Più adempimenti, più costi. Il datore di lavoro deve inoltre fornire i dispositivi di protezione individuale a tutti gli addetti che sono soggetti a rischi che non si possono eliminare, quali ad esempio il rumore dei telai, oltre ad adeguare i macchinari per evitare che il personale possa raggiungere zone pericolose. I dipendenti devono anche essere sottoposti a visite dal medico del lavoro con cadenze variabili: ogni anno per test alcool e droga per chi è alla guida nello svolgimento della propria mansione; ogni 5 per i videoterminalisti.
Va poi aggiunto il  “Documento di valutazione dei rischi” che deve essere aggiornato in base ai cambiamenti dell’azienda mentre per i rischi fisici le misurazioni vanno ripetute ogni 4 anni. Nel complesso, dunque, l’investimento in sicurezza da parte dell’imprenditore raggiunge cifre esorbitanti, che crescono all’aumentare del numero dei dipendenti.

E la semplificazione?  «Tutelare la sicurezza di chi lavora è da sempre una priorità per gli imprenditori - afferma Nicolò Zumaglini, presidente Piccola Industria dell’Unione Industriale Biellese -. Per farlo, però, siamo sommersi dalla burocrazia: ci sono troppi adempimenti da rispettare, norme che si susseguono e cambiano, che sono talvolta poco chiare e soggette a diverse interpretazioni, tempo e personale da dedicare alle “scartoffie” che, soprattutto per una piccola azienda, è un lusso difficile da permettersi in momenti difficili come quelli che stiamo attraversando. Siamo indignati per questo sistema complicato e esagerato: dov’è finita l’annunciata semplificazione? Rispetto al recente provvedimento introdotto mi limito a commentare che già riuscire a leggerlo integralmente è stata un’impresa: ora cercheremo di applicarlo con buonsenso per assicurare la sicurezza nel concreto e non solo “sulla carta”».

L’impegno concreto delle aziende.  Secondo Uib, l’attenzione alla sicurezza è crescente nelle aziende: ad esempio, sono 17 gli associati che hanno partecipato lo scorso anno al Progetto Sgsl sui sistemi di gestione per la sicurezza; sono 4 le aziende certificate OHSAS 18001, la certificazione internazionale sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. Va inoltre ricordato che ammontano a 200mila euro i finanziamenti pubblici per progetti legati a promuovere la sicurezza sui luoghi di lavoro che Uib ha portato sul territorio fino ad oggi.

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